Sono passati ben venticinque anni da quando Iain M. Banks, scozzese purosangue, pubblicò Pensa a Fleba, il primo romanzo di quello che sarebbe diventato il Ciclo della Cultura, uno dei cicli più longevi (se non altro in termini temporali) della fantascienza. Un quarto di secolo che può essere tanto per noi; poco se considerato in relazione alle vicende della Cultura, una gigantesca società galattica basata su un'iper tecnologia che ha sconfitto la povertà e le disuguaglianze. Una società vecchia di migliaia di anni in cui umanoidi e intelligenze artificiali si mescolano in modo un po' anarchico e a tratti freak, in cui si giocano varie partite su più tavoli e dove la Terra è soltanto un pianetucolo periferico che viene trascinata nel grande consesso galattico un po' di straforo e senza troppa convinzione. Ora Banks ha appena dato alle stampe The Hydrogen Sonata, decimo e per ora ultimo volume della saga, che amplia e approfondisce ulteriormente le vicende del ciclo.

Dare una cronologia del Ciclo non è possibile, dato che ogni volume racconta vicende non sempre legate con quelle degli altri e nemmeno inserite in una sequenza temporale. In quest'ultimo volume protagonista è la razza dei Gzilt, un popolo che diecimila anni prima ha contribuito a costituire l'embrione della Cultura, mettendosi poi in disparte. Dopo diecimila anni i Gzilt sono pronti per la Sublimazione, il passaggio collettivo a un nuovo stato di esistenza. Ma l'apparizione di strani oggetti chiamati Presenze, non contemplati dal Libro della Verità, di due altre razze, gli Scavengers e gli Zidhren, pronte a spartirsi la superiore tecnologia Gzilt e la misteriosa distruzione di una nave da guerra Gzilt scatenano una serie di eventi che interrompono la Sublimazione e influenzano l'intera Cultura. Il musicista Vyr Cossont, dotato dei quattro arti necessari per suonare l'Antagonistic Undecagonstring, deve allora mettersi a caccia delle informazioni necessarie a sbloccare la situazione, possedute da un umanoide che si dice avere più di diecimila anni, cioé l'essere vivente più antico dell'universo.

In alcune interviste rilasciate di recente, Banks ha spiegato di aver approfittato degli ultimi romanzi dei ciclo per approfondire alcuni aspetti della storia della Cultura solo accennati in altri volumi: "Non sono ancora riuscito a immaginare elementi del futuro che non possano essere spiegati per bene attraverso la descrizione della Cultura". Che, per inciso, Banks pensa essere lo scenario migliore per l'umanità, "anche se francamente dovremmo essere molto fortunati...". Riguardo al Libro della Verità citato nel romanzo, Banks dice: "È il libro sacro dei Gzilt, e a differenza degli altri libri sacri dice sul serio la verità, compresi i progressi tecnologici che la popolazione non sarebbe stata in grado di anticipare per tempo. Ma c'è un grosso punto interrogativo sulla sua provenienza, che viene messo in evidenza fin dall'inizio della storia, solo poche settimane prima della Sublimazione".

Bisogna ricordare che Banks ha ambientato il Ciclo non nel futuro della razza umana, ma in un arco temporale coincidente in parte con la nostra storia, che va dall'anno 1330 al ventiduesimo secolo e oltre, in cui la Terra entrerà nel consesso galattico. Di fatto Banks racconta nel romanzo due storie parallele: quella del musicista Cossont e dei Gzilt, e quella della fondazione della Cultura: "C'è un po' della formazione della Cultura e delle specie e delle civiltà che si sono riunite e pacificate, ma molto l'ho lasciato non detto. Ho mantenuto diverse opzioni aperte, nel caso decidessi di tornarci sopra!". Il che lascia presupporre che nel prossimo futuro Banks avrà ancora parecchie cose da dire, e che la Cultura, le sue incredibili civiltà e i suoi prodigi tecnologici e sociali popoleranno ancora gli scaffali delle librerie.