Strano destino quello di Din Djarin, mandaloriano di adozione e cacciatore di taglie con spiccate doti paterne. All’alba della sua prima serie c’erano state dichiarazioni che lasciavano supporre l’intenzione di farne un punto di vista collaterale riguardo alle vicende della galaxy far far away, in modo da offrire a noi spettatori l’opportunità di scoprire nuovi mondi e nuove storie e, in fin dei conti, se poi la serie non avesse riscosso il gradimento richiesto, poterla liquidare senza grossi danni.

Insomma, sembrava che, scaramanticamente, tutti volessero partire con un basso profilo.

Invece Il Mandaloriano si è ritrovato ad essere la narrazione centrale di questo nuovo periodo produttivo di Star Wars, fondamentalmente caratterizzato dallo stop alle megaproduzioni cinematografiche a favore invece del serial per la piattaforma streaming sia nel genere cartoon con Bad Batch e Star Wars Visions che nel live action con The Book of Boba Fett e Andor.

Il Mandaloriano, nella sua serie, ha offerto la possibilità di farci vedere dal vivo personaggi che conoscevamo solo nella versione a cartoni come Ashoka Tano e Bo Katan per poi calare l’asso con l’arrivo dell’ X-Wing più famoso della saga guidato dal giovane Luke Skywalker, pronto a prelevare Grogu e addestrarlo nella via della forza così come Yoda aveva fatto con lui, al termine della seconda serie.

Inutile negare che il merito del successo va a Jon Favreau in qualità di produttore e regista, un merito riconosciuto anche dallo stesso George Lucas che è andato a visitarlo più volte sul set della serie, cosa che non ha fatto per altri.

In una recente intervista per presentare la terza stagione della serie Favreau ha detto che il suo approccio nei confronti di un lavoro parte innanzitutto dalla passione personale, così è stato per Iron Man e anche per il Mandaloriano.

“Quando c’è un progetto che mi attira prendo carta e penna e faccio una lista di tutte le cose che ricordo di quel personaggio e di quell’universo, poi passo alla ricerca e cerco di confrontarmi con le persone che hanno creato quegli universi. Questo è stato più complicato con la Marvel perché pur essendo Stan Lee il riferimento principale, i personaggi, ormai, erano in mano ad altri creativi. Per Star Wars, invece la visione è sempre stata quella unica di George Lucas. Ho avuto la fortuna di lavorare con Dave Filoni, Doug Chang e John Knoll, tutte persone che hanno lavorato negli anni con Lucas quindi li ho coinvolti nella progettazione della serie con lunghe sedute di crowdsourcing via web ed infinite sessioni di domande e risposte. Quando abbiamo iniziato a scrivere la storia siamo sempre stati attenti che tutto risultasse divertente, stimolante e giocoso, nel modo in cui Lucas non ha mai trascurato la componente scanzonata della narrazione in nessuno dei suoi film di Star Wars. La cartina al tornasole che ci faceva capire se stavano lavorando bene era: questa storia trasmette speranza? Se sì eravamo sulla strada giusta. Non dimentichiamo che il titolo di Episodio V è: A New Hope, ed è la speranza che vogliamo trasmettere anche per le prossime generazioni di spettatori. Questo non vuol dire che non possano esserci altri tipi di approccio. Andor mi è piaciuto moltissimo e penso che abbiano fatto un ottimo lavoro, così come Rogue One, ma la nostra serie, avendo anche un simpatico pupazzo come uno dei nostri protagonisti, deve essere più adatto a tutte le età. Quello che vorremmo è che la serie la possano guardare insieme, genitori e figli, quindi dobbiamo essere divertenti ma anche scrupolosi nella scrittura con un serrato lavoro di background. Ad esempio nella prima stagione abbiamo scritto cose come quella che i Mandaloriani, non possono togliersi l’elmo ma le persone ci hanno scritto: ‘Beh, ho visto molti Mandaloriani togliersi gli elmi in The Clone Wars, sono due realtà diverse?’ Ovviamente no, e stiamo per spiegare perché. L’ispirazione, spesso, si trova anche nei libri di storia. George Lucas è sempre stato bravissimo a prendere ispirazione dalla storia passata come l’Impero Romano, quando il Senato viene sciolto, l'Imperatore prende il sopravvento e la democrazia scompare. Iniziamo la terza stagione con la presenza di diversi gruppi con diverse interpretazioni del credo mandaloriano. Un po’ come diverse interpretazioni di un credo, quella fondamentalista, quella sincretistica, quella meno ortodossa. Chi ha ragione, chi ha torto, qual è la via? E ancora, la Darksaber è al centro di tutto questo, ma perché: È magica? È un simbolo di comando? E quanti altri Mandaloriani sono disposti a seguire questo manufatto?

"Ovviamente non ci siamo dimenticati di Moff Gideon, non può che essere un personaggio centrale perché è un ufficiale dell'ISB [Polizia Segreta Imperiale]. Quindi è una scusa meravigliosa per gettare uno sguardo dietro le quinte dell’impero in disfacimento e porsi anche qui qualche domanda:

"Agisce per conto dell'Impero? Agisce per conto proprio? Come si inserisce? Come si è presentato? Come ha fatto a spazzare via il personaggio di Werner Hertzog presentandosi con tutti questi assaltatori in armature luccicanti quando tutti gli altri sembrano soldati imperiali allo sbando?

"E qui, intenzionalmente, non parlo di Grogu e del suo addestramento. Posso solo dire che ha trascorso quasi due anni con il maestro Skywalker, e vedremo cosa ne ha ricavato.

"Devo dire, però, che io mi sto divertendo, anche dal lato tecnico, perché siamo riusciti a sperimentare la nuova metodica chiamata "The Volume", si tratta di un palcoscenico sonoro, un’idea evolutasi dal blue screen, costituito da pannelli LED che rendono gli sfondi VFX in tempo reale. The Volume inoltre ha rappresentato la soluzione ideale per ricreare un prodotto Star Wars con meno budget rispetto ai film. Tutto questo divertimento, mi auguro, anzi spero, di poterlo avere anche per la quarta stagione e magari qualche altra ancora. Adoro la dinamica tra il Mandaloriano e Grogu. Penso che ci sia molta energia potenziale in quella relazione, soprattutto perché il bambino non è più un bambino e inizia a crescere, ma accade così lentamente che potremmo davvero giocarci, si spera per un po'. Ovviamente tutto dipende dal pubblico e dalla come reagirà a questa terza stagione.”

Di sicuro finché le storie saranno interessanti e ben girate (magari non come Boba Feet) Jon Favreau potrà stare tranquillo e chissà che non gli riesca anche di gettare i semi per un eventuale nuovo ritorno di Star Wars al cinema, meno aggravato da titaniche aspettative drammatiche, e magari più diretto verso l’avventura space fantasy a tutto tondo come è stato ai suoi inizi.