- C'era una volta, nell'anno 1967, una band chiamata Nirvana, formatasi a Londra e ricordata, tra le altre cose, per aver pubblicato la prima opera rock della storia.

- Stai raccontando una favola, vero?

- No, è una storia.

- Impossibile! Nel 1967 Kurt Cobain era in fasce. E poi lo sanno tutti che i Nirvana venivano dagli Stati Uniti.

- Capisco. Altre osservazioni da fare?

- Certo! La prima opera rock è del 1968: è S.F. Sorrow dei The Pretty Things, anche se molti assegnano il primato a Tommy dei The Who, pubblicato l'anno seguente.

- Complimenti per la cultura musicale. Vasta ma con alcune inevitabili lacune. Ora ti racconto: mettiti comodo e ascolta.

- Mah!

Il 1967, dicevamo. Dal punto di vista musicale è l'anno della psichedelia, del flower power. I Beatles pubblicano Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band, una pietra miliare della storia del rock, i Rolling Stones non riescono a emulare il successo dei propri rivali pubblicando il controverso Their Satanic Majesties Request. Dall'altra parte dell'oceano il movimento hippie raggiunge il proprio apice con il Monterey Pop Festival, il fiammeggiante inizio della Summer of Love; nelle charts inglesi e americane fanno il loro esordio "col botto" Jimi Hendrix, Pink Floyd e The Doors. È la stagione che prelude al Sessantotto: i sogni sono ancora intatti, i giovani guardano con fiducia a un futuro pieno di energia, amore e bellezza.

La musica è uno dei motori del cambiamento. Tra artisti che si consacrano e artisti che intraprendono il cammino verso la gloria, ve ne sono altri che provano a emergere. Riescono anche a scrivere capitoli importanti nella storia del rock ma a limitare il loro successo concorrono diversi fattori: la pubblicazione con un'etichetta discografica mal distribuita, la promozione superficiale dei propri dischi, i dissidi interni, la concorrenza spietata di cantanti e gruppi più quotati. Tutto questo fa sì che oggi a ricordarsi di questi artisti sia uno sparuto gruppo di appassionati.

Fra le tante band che avrebbero meritato un successo maggiore di quello riservato da pubblico e classifiche ce n'è una chiamata Nirvana. Nasce a Londra nel 1965 da due musicisti e compositori: l'irlandese Patrick Campbell-Lyons, cantante e chitarrista, e il greco Alex Spyropoulos, cantante e tastierista. A loro si affiancano di volta in volta diversi musicisti funzionali alle idee e alle esigenze del duo. La loro musica consiste nella fusione di diversi stili: rock, jazz, folk, rielaborati in chiave psichedelica, e suscita l'interesse di diverse case discografiche: tra queste la Island Records, con il patron Chris Blackwell (che pochi anni più tardi sdoganerà sul mercato mondiale il reggae di Bob Marley e soci) che non solo li mette sotto contratto ma diventa anche il loro produttore.

Per la pubblicazione del primo disco in studio al duo viene affiancata una piccola orchestra che include, tra gli altri strumenti, il violoncello, la viola e il corno francese. Ci sono anche ben tre batteristi e un direttore d'orchestra. Nell'ottobre del 1967, preceduto da alcuni singoli, vede la luce The Story of Simon Simopath. A essere suggestivo non è solo il titolo ma anche il sottotitolo: A Science Fiction Pantomime.

Il disco ha una durata brevissima: poco più di 25 minuti. Vero, gli LP hanno una durata generalmente più breve dei compact disc di epoca successiva. Ma va anche detto che anche negli anni Sessanta il "minimo sindacale" per un long-playing era di almeno 30/32 minuti.

Quello che più conta è che le dieci brevi canzoni che compongono l'album costituiscono, come sottolinea anche il titolo, parti di un'unica storia. La presenza di un filo conduttore non solo musicale ma anche narrativo, con un protagonista e altri personaggi di contorno le cui avventure vengono raccontate nelle varie tracce, connotano di fatto questo disco come la prima opera rock della storia. Prima delle vicende di Sebastian F. Sorrow, il protagonista di S.F. Sorrow, quarto disco dei The Pretty Things (dicembre 1968); prima della storia di Tommy (il ragazzo sordo, muto e cieco, vessato da parenti e amici, che trova il proprio riscatto grazie all'abilità nel gioco del flipper), musicata e raccontata dai The Who nell'omonimo disco pubblicato a maggio del 1969; prima anche di Days of Future Passed dei The Moody Blues (dicembre 1967), che si connota più come concept album che come opera rock, poiché la comunanza tra i brani è data dal tema strumentale (la rielaborazione della Sinfonia Dal nuovo mondo di Dvorak) più che dai testi.

La copertina di The Story of Simon Simopath (perfettamente in linea con le tendenze psichedeliche dell'epoca) ritrae un ragazzo con le ali che vola tra le stelle; sotto di lui un centauro e un edificio coloratissimo.

La storia narrata nel disco è ben riassunta nel bel libro Opera Rock: La storia del concept album di Daniele Follero e Donato Zoppo (Hoepli, 2018).

Simon Simopath vive in una città popolata da bambini, è un giovinetto amato e coccolato, ma desideroso di esplorare altri luoghi. Stanco delle rassicurazioni della famiglia, che asseconda con ipocrisia il suo desiderio, non fa altro che sognare delle ali; la crescita e l'entrata nel mondo del lavoro non spegneranno il suo sogno, tanto che verrà ricoverato in un istituto e ne uscirà ancora più convinto del suo percorso. Simon di notte scruta la mappa celeste, scrive al Ministero dei Sogni e finalmente ottiene le sue ali, tanto da diventare il primo Satellite Jockey, con il compito di inviare messaggi alla Terra dalla sua navicella. In questa nuova missione stellare, Simon conosce il centauro Cedric, con il quale ha molto in comune, in particolare il desiderio di esplorare una terra di pace e serenità: è proprio Cedric a iniziarlo a luoghi ricchi di colore e letizia, dove scopre un edificio giallo e porpora, il Pentecost Hotel. Qui incontra Magdalena, una bellezza superiore e accecante, perfetta espressione di questo luogo paradisiaco: è l'anno 1999, il Ministro dei Sogni celebra il loro matrimonio, proclamandoli Re e Regina del Paradiso Perduto.

Scopriamo così che The Story of Simon Simopath non è solo un fanciulllesco peace and love, tema tipico del periodo, ma è anche, come evidenzia il sottotitolo, un piccolo racconto di fantascienza.

Il disco è accolto molto bene dalla critica, tuttavia i 45 giri estratti dall'album non riescono a catturare l'attenzione delle emittenti radiofoniche, rendendo quindi complicata la promozione dell'LP. Eppure, canzoni come Pentecost Hotel e Wings of Love avrebbero meritato certamente miglior fortuna. Ascoltate ad esempio la versione dal vivo di Pentecost Hotel (trovate nelle risorse il link al video).

I Nirvana intraprendono l'attività dal vivo con una serie di concerti in cui vengono affiancati da altri artisti della Island Records, come i Traffic e gli Spooky Tooth. L'esibizione più curiosa è certamente quella che li vede sul palco addirittura in compagnia di Salvador Dalì che è coinvolto nello show con l'unico scopo di lanciare vernice nera sui musicisti. Le apparizioni dal vivo non sono molte, a causa degli incassi sproporzionatamente bassi rispetto al numero di musicisti: anche questo fattore frena un'adeguata promozione del gruppo.

Pochi mesi dopo l'uscita del primo disco, Campbell-Lyons e Spyropoulos congedano il resto della band e si ritrovano in studio per comporre un nuovo album. Né opera rock né contenuti fantascientifici: dodici canzoni senza nessun legame tra loro. A destare curiosità il titolo del disco, uno dei più lunghi mai visti: The Existence of Chance Is Everything and Nothing While the Greatest Achievement Is the Living of Life, and so Say ALL OF US (noto più comunemente come All Of Us). Nonostante il discreto successo del singolo Rainbow Chaser (l'unico 45 giri dei Nirvana che riesca a innalzarsi fino alla Top 40 britannica), per la band comincia una parabola discendente che arriva fino al rifiuto della Island Records di pubblicare il terzo album Black Flower. Riescono comunque a far uscire il disco con l'etichetta Pye e con il titolo To Markos III.

L'attività del duo prosegue senza grandi sussulti fino al 1974 e riprende tra le seconda metà degli anni Ottanta e gli anni Novanta. La band resta comunque ai margini della storia del rock. È quindi molto probabile che quando Kurt Cobain e soci scelgono Nirvana come nome per la propria band ignorino che ne esista già un altra con la stessa denominazione. Pare che in seguito la band statunitense abbia sborsato un bel po' di quattrini al duo greco-irlandese per continuare a garantirsi l'utilizzo del nome.

E a proposito di band con lo stesso nome, scopriamo che quello dei Nirvana non è un episodio isolato: Earth e Space, ad esempio, sono nomi inflazionati. Abbiamo un caso del genere anche nel nostro paese: Il Volo è oggi conosciuto come un trio di giovani tenori di successo ma negli anni Settanta con quel nome si esibiva un gruppo composto, tra gli altri, da musicisti del calibro di Alberto Radius, Mario Lavezzi e Vince Tempera.