L’occasione era ghiotta e non poteva essere trascurata: la conferenza stampa della mostra Their Mortal Remains, dedicata alla carriera lunga quasi mezzo secolo dei Pink Floyd, cui erano presenti due terzi dei sopravvissuti della band, cioè Nick Mason (batterista, memoria storica e iconografica dei Floyd) e Roger Waters, bassista, capo carismatico indiscusso e genio creativo della quasi totalità delle hit del collettivo fino a più di trent’anni fa, quando decise d’intraprendere una carriera solista che solo ora sembra restituirgli la giusta importanza.

Così siamo andati a sentire cos’ha ancora di attuale da dire questo gruppo inglese, che al di là delle infinite beghe interne consumatesi in colossali litigi, ha avuto l’enorme merito d’illustrare sonoramente e iconograficamente così tanti aspetti dell’immaginario del fantastico da risultare seminale: musicalmente ha dato vita a molteplici derive sonore e sperimentazioni acustiche che hanno reso possibile il futuro a volte tramite anche il medium del passato, pescando per esempio nel gusto futurista dei rumori d’ambiente inseriti nelle melodie, nell’emulazione di alcuni noises della vita quotidiana che tanto normale appare ora, dopo appunto cinquant’anni di sperimentazione.I Floyd hanno sonorizzato live per la BBC lo sbarco sulla Luna nel ’69 e tramite le loro estreme fantasie psichedeliche hanno aperto la breccia nel nostro pragmatico muro sensoriale verso il fantastico e l’horror, la poesia eterea e quei viaggi interiori degni del miglior Innerspace di ballardiana memoria.

Siamo andati alla conferenza e abbiamo trovato due ultrasettantenni ancora in armi, un Mason sornione e pronto a ghermire come un gatto e un Waters sempre combattivo, capace di ricordare i fasti del passato e contemporaneamente di gettarsi a capofitto nel futuro per scrivere le prossime pagine dell’umanità, che forse non considera nemmeno come potenziata ma almeno decorosa nella sua vitalità, pregna di dignità e di giustezza etica, non affossata dalle bieche esigenze politiche o economiche delle oligarchie del potere.Li abbiamo ascoltati, e trovare la fiducia nelle nuove generazioni espressa da chi ha ormai alle spalle un glorioso passato ci ha resi speranzosi e donato forza, illuminando la via di una necessità di ibridazione come metodo per creare bellezza e forza a una razza umana che rischia di collassare sotto il peso delle sue azioni; la contaminazione nel raccontare il futuro e il nostro mondo immaginifico attraverso l’uso del Fantastico, su cui poggia poderosamente la necessità di essere equanimi, meno meschini e più consapevoli dei nostri limiti, è il faro che rende le attuali vestigia dei Floyd un seme da far germinare il più possibile, in tutti i giardini del futuro.Questo sembra essere quindi il senso dell’attuale esistenza della band che esplode il reale in clade floydiane, psichedeliche e fantastiche, raccontate attraverso musica, immagini, fumetti, scenografie teatrali e sperimentazioni apocalittiche di cui ci resta una grande traccia visibile e visitabile nello spazio del MACRO di via Nizza, a Roma.The Pink Floyd Exhibition è prodotta e organizzata dalla Concert Productions International B.V. di Michael Cohl, da Azienda Speciale Palaexpo, Mondo Mostre e da Live Nation. È curata dal direttore creativo dei Pink Floyd, Aubrey ‘Po’ Powell (dello studio grafico Hipgnosis) e da Paula Webb Stainton, che ha lavorato a stretto contatto con membri del gruppo tra cui Nick Mason (consulente per i Pink Floyd), con il contributo di Victoria Broackes del Victoria and Albert Museum. La mostra è in collaborazione con lo studio Stufish, uno dei maggiori studi di architetti d’intrattenimento e progettisti di lunga data dei palchi della band, e con gli interpretativi exhibition designer di Real Studios.

MACRO, Via Nizza, Roma, dal 19 gennaio all' 1 luglio 2018. Per dettagli su orari e costo biglietti: www.museomacro.it