The Crack in Space è forse l'opera meno riuscita di Philip K. Dick, ma non per questo deve essere relegata nella tomba dell'oblio; considerando che oggi il panorama fantascientifico statunitense e non è ormai votato a produrre emerite scempiaggini, infatti è mio parere che solo in rari casi gli scrittori moderni di SF riescono a regalare alla cultura della Fantascienza quella con la F maiuscola delle opere valide, è forse il caso di dire a chiare lettere che tra gli scrittori contemporanei maggiormente vicini alle tematiche di P. K. Dick l'unico che si possa considerare discepolo e continuatore delle tematiche dickiane è K. W. Jeter, ciò detto The Crack in Space è un piccolo capolavoro di serie B, ma per gli amanti di Dick anche questa sua opera è un opera di Dick, di quelle di serie A e tanto fa. Lawrence Sutin nel suo saggio biografico dedicato al grande guru della fantascienza statunitense, Divine Invasioni, assegna a The Crack in Space due punti su cinque evidenziando che il libro è stato scritto con una certa fretta e i personaggi rimangono intrappolati dalle loro stesse contraddizioni: "The Crack in Space; la prima metà è stata scritta nel 1963 e pubblicata nel 1964 con il titolo di Cantata 140, su F&SF; la seconda metà è stata scritta nel 1964; il romanzo intero è stato pubblicato nel 1966... Come in Cronache del dopobomba, il trauma della morte di Jane viene trasposto in una forma di vita mutante degna di nota. La trama di Vedere un altro orizzonte (Svegliatevi Dormienti - titolo alla nuova traduzione italiana del romanzo dickiano edito da Fanucci - N.d.C.) riguarda i rischi affrontati dal candidato presidenziale, il nero Jim Briskin. Il titolo che Dick diede alla prima metà, come romanzo breve (Cantata 140) si riferisce a un'opera di Bach intitolata Wachet auf (Svegliatevi Dormienti). Qui i dormienti sono milioni di persone (perlopiù neri) che vivono in animazione sospesa, dato che non c'è lavoro. Una narrazione liberal, dalle ottime intenzioni." (brano tratto da Divine Invasioni, la vita di Philip K. Dick di Lawrence Sutin edito da Fanucci nella collana Collezione Dick)

The Crack in Space fu pubblicato da Bompiani qualche anno or sono con il titolo Vedere un altro orizzonte; oggi a distanza di quasi cinque anni, Fanucci ripropone il romanzo di P. K. Dick all'interno della collana collezione Dick con un nuovo titolo, Svegliatevi, dormienti! La nuova traduzione affidata a Simona Fefé (che ha fatto davvero del suo meglio, di più davvero non poteva fare) non riesce comunque a fare di questo romanzo appena discreto una lettura pienamente godibile: il romanzo scritto durante un periodo di crisi dello scrittore è un tentativo di indagine della vita oltre la morte e l'abbattimento delle barriere sociali e razziali.

In The Crack in Space, P. K. Dick dà corpo ad una narrazione sincopata non pienamente felice: il tentativo di spiegare la società degli anni Sessanta attraverso un costrutto narrativo fantascientifico è purtroppo fallito, mentre molto più validi sono altri suoi romanzi sempre incentrati sull'indagine sociale e l'abbattimento delle barriere sociali, romanzi come Confessioni di un'artista di merda e L'uomo dai denti tutti uguali (entrambi pubblicati qualche anno or sono da Fanucci, il primo nella collana Estremi, il secondo nella collana Avant-pop). Questi scritti di P. K. Dick pur appartenendo ad un contesto mainstream, pur non contenendo elementi fantascientifici, rimangono uno degli esempi più felici dell'artista Dick, che con piena sicurezza narrativa indaga le paure, la rabbia, i razzismi borghesi degli anni Sessanta, anni difficili per una America inevitabilmente votata alla Guerra Fredda, una America dove grandi erano i fermenti sociali e politici.

The Crack in Space, pur non essendo un capolavoro, è comunque oggi un romanzo più che mai attuale: se negli anni Sessanta la società americana era vittima e preda di una società che solo anelava al proprio riscatto umano nel mondo, oggi l'America è ancora agitata da nuovi fermenti di rivoluzione ed emancipazione sociale, quindi il romanzo di Dick, se letto e raffrontato agli ultimi accadimenti sociali e politici di questo particolare momento storico non può che essere una lettura valida.

La trama in breve: il 2080 è l'anno in cui tutti i nodi degli ultimi due secoli vengono al pettine. Negli USA è periodo di elezioni e Jim Briskin, candidato alla presidenza, tenta di appianare gli ostacoli e di risolvere l'irrisolvibile: cento milioni di persone sono state ibernate in attesa di tempi migliori e di un pianeta meno sovraffollato di quello terrestre. Il problema riguarda anche gli inerti ibernati: è giunto ormai un punto di rottura, e l'alternativa si pone tra lo svegliarli e il farli sparire.

Intanto gli incredibili lampobolidi, mezzi di trasporto in grado di eliminare la barriera spaziale, si rivelano pieni di difetti, e non trasportano piú i loro utenti dove questi vogliono andare. Bisogna capirne il motivo; la questione razziale è arrivata al punto in cui un uomo di colore, lo stesso Briskin, potrebbe diventare presidente. A tutto questo si aggiunge la scoperta di un'incrinatura sulla parete di un lampobolide, che permette il passaggio in uno spazio sconosciuto, in un'altra Terra, e il contatto con una razza ancestrale dimenticata. La prospettiva di un pianeta parallelo e identico ma cresciuto in modo diverso determina una nuova visione dei problemi sulla Terra e una nuova presa di coscienza da parte del protagonista, affiancato nell'avventura da Tito Cravelli, detective di marlowiana memoria con velleità politiche, ostacolato da un mutante con due corpi uniti da una sola testa e circondato da una quantità di figure schizzate ma incisive. La soluzione intravista con la nuova Terra si rivelerà nuova fonte di crucci e il finale non potrà che rimandare all'inizio, alla schiacciante realtà di un mondo complesso e problematico.

The Crack in Space cerca di scoprire se sia possibile vivere accettando di vivere ibernati per svegliarsi in un domani magari migliore: "Rick Erickson strisciò lentamente nell'angusto passaggio e uscì dall'altra parte. Aprendo gli occhi vide, sul suo capo, un pallido cielo azzurro con qualche nuvola... Non era la Terra, qui era tutto troppo bello: Rick lo capì subito. Ma dove si trovava? Molto lontano nel passato? Molto lontano nel futuro? Doveva scoprirlo... Era iniziata la lotta per la sopravvivenza."

Il romanzo, Svegliatevi, Dormienti!, non riserva grandi sorprese al lettore di fantascienza consumato e abituato a digerire opere di ben altro spessore artistico; molto interessante l'introduzione di Carlo Pagetti che merita una lettura attenta, così pure la postfazione affidata a Umberto Rossi che con adamantina critica evidenziano pregi e difetti di questo romanzo, nonché la sua non facile gestazione. Tuttavia è opera che non manca di affascinare il lettore comune e quanti con spirito critico guardano al mondo di quaranta anni fa e a quello odierno, per questi impossibile sarà non notare come il passato di ieri è inquietantemente vicino alle aspirazioni e rivendicazioni sociali odierne. Pur non essendo un capolavoro, questo lavoro di P. K. Dick è essenziale per quanti amano incondizionatamente il grande guru della fantascienza: come critico oggettivo non posso assegnargli un voto molto alto, un giudizio uguale a quello di Lawrence Sutin, ma come estimatore dell'opera dickiana non posso non assegnargli, almeno virtualmente, il voto massimo.