Quando udì la sirena di fine esercitazione, Cristam arrestò la sua corsa, piegò il busto in avanti per la fatica, appoggiò le mani alle ginocchia e inspirò a fondo, cercando di rallentare il fiatone. Interruppe così la caccia ai bersagli meccanici in movimento e uscì rapidamente dalla palestra. Posò la pistola a raggi in una rastrelliera e separatamente ripose il generatore di energia in una scatola su di un banco.

Andò negli spogliatoi e si liberò in un attimo della tuta da combattimento per infilarsi impaziente sotto il getto caldo di una doccia. Chiuse gli occhi e si concentrò sulle sensazioni. Rimase a lungo a godersi il massaggio rilassante dell'acqua che, dando sollievo a tutto il corpo, le inzuppava la folta pelliccia bruna e le solleticava la pelle delle grandi orecchie a punta, sopra la testa, vibranti per il piacere dopo il lungo allenamento. La sua lunga coda era distesa e immobile. Pensò che l'acqua calda fosse una delle cose più gradevoli della civiltà.

Nel deserto, nel campo di addestramento delle Eniss, dal quale proveniva, le docce elargivano solo acqua fredda, raccolta da un fiume in profondità. Di giorno una doccia fresca era un toccasana per sopire gli effetti dell'arsura del deserto e liberarsi dagli strati di polvere, sabbia e dai parassiti. Ma per chi aveva la sfortuna di attardarsi la sera, dopo il tramonto, il gelo e la doccia fredda erano una tortura. Cristam aveva patito ogni sorta di scomodità e di maltrattamento al campo, adesso invece si godeva l'agio che la città di Sadir poteva offrirle: un lavoro adatto alla sua natura di cacciatrice, un bell'appartamento in centro, tanti luoghi dove divertirsi con le amiche. Avrebbe fatto di tutto per non tornare indietro. Doveva impegnarsi sempre di più, pensò, per meritarsi ciò che le veniva concesso. Respirava lentamente, si riempiva la bocca e le uscivano rivoli d'acqua lungo le zanne avorio, la tinta naturale che avevano ripreso da quando poteva pulirsi i denti regolarmente, mentre uccidere era diventato più raro. Ora assassinare era un lavoro da progettare per tempo a tavolino, non più un compito in classe da fare assieme alle compagne. Le macchie di sangue erano un ricordo del passato. Al campo si era misurata con animali e creature prodotte dall'ingegneria genetica, apposta per l'addestramento iniziale più duro, quello atto ad acuire i sensi, a insegnarle a usare gli artigli e le zanne, per renderla una predatrice senza pari.