Un misterioso individuo, mister Smith, si presenta a due rinomati mercanti nella Venezia del 1300 per depositare presso le loro casse dieci monete d’oro. In realtà si tratta di dollari del 20.mo secolo. In più, Mr. Smith desidera un contratto con scadenza 100 anni esatti. I due veneziani sono perplessi, ma l’oro è autentico, e lo sconosciuto si accontenta di un interesse del dieci per cento; alla fine risulterebbe un bel montante, ma cent’anni sono lunghi e chi vivrà vedrà... Affare fatto. Viene stilato un contratto; prima di andarsene Smith dà, ai due, alcuni consigli circa gli investimenti da fare, che assicura “infallibili”. Un secolo dopo, puntualissimo, l’uomo si presenta ai discendenti dei due veneziani: identica scena, con un’ulteriore proroga del contratto per altri cent’anni, e altri preziosissimi consigli sugli ulteriori investimenti. E così via, fino alla riapparizione conclusiva di Smith nel Ventesimo secolo. E il mistero si svela: la Storia occidentale degli ultimi seicento anni (con le sue guerre e tutto il resto) altro non è se non il risultato della gestione dell’enorme somma segretamente accumulatasi, e dell’attività del crononauta, che deposita il denaro e poi torna a rinnovare l’operazione ogni secolo; il montante finale gli occorrerà per investirlo nella costruzione della sua macchina del tempo... affinché con essa possa tornare indietro per incominciare a raccogliere il denaro... eccetera. Un circolo (chiuso) realmente “vizioso”. E in verità, nella società occidentale - almeno dalla Rivoluzione Industriale in poi - il “tempo” è stato identificato soprattutto con il dio denaro, il tempo produce denaro, cioè gli interessi. Basta avere... altro denaro.

Concludo con il racconto del 1968 Delitto nell’utopia (Criminal in utopia), dove viene descritta con grande verosimiglianza l’esistenza del Bancomat e di uno hacker (o meglio craker) che compie un furto di denaro.