Robredo di Dario Tonani è un racconto ambientato nello stesso universo narrativo di Cardanica, pubbblicato in origine su Robot n.54 e poi in formato digitale da 40k books, che edita anche questo "seguito".
Se ho scritto seguito tra virgolette è perché è un seguito cronologico, ma pur tuttavia è un ampliamento dell'universo narrativo del primo romanzo. L'unico "personaggio" in comune con Cardanica è la Robredo, il vascello che si era arenato nelle sabbie radioattive di MondoNove.
Tonani è uno scrittore dalla fertile fantasia, abbiamo già avuto modo di apprezzare la ricchezza e il livello di dettaglio dei mondi immaginati per Infect@ e L'algoritmo bianco.
La narrazione è fatta anche di personaggi e di una storia, che fanno parte della cornice ritagliata all'interno della costruzione del mondo.
Se è vero per un romanzo, lo è ancora di più per un racconto. L'abilità e la maestria dello scrittore sono nel far rimanere questo mondo allo stesso tempo evocato ma presente all'interno della cornice, utilizzando magari solo i dettagli che servono alla situazione narrata, ma allo stesso tempo lasciando la sensazione al lettore che "ci sia altro".
E "altro" c'è in Robredo. Quei deserti di sabbia radioattiva sono in realtà popolati di una umanità disperata, che lotta contro la natura per sopravvivere, come Yussouff e suo padre, che s'imbattono nel relitto della Robredo.
Non anticipo nulla di cruciale se vi rivelo che la nave è un personaggio del racconto, all'apparenza relitto inerte, ma in realtà è diventato dopo l'incidente un vero e proprio ecosistema, integrato con le altre creature viventi che la circondano. Nella "realtà" è quello che accade a una nave in fondo al mare. Se l'analogia è questa, allora è logico che questo accada in deserti che sono attraversati come mari.
Difficile entrare in una disamina tematica se non si vuole raccontare la storia, che vive di alcuni colpi di scena che non possono essere anticipati.
Vorrei solo dirvi che la vita non è necessariamente organica e la commistione tra la carne e altri materiali per la creazione di qualcosa di "altro" è un tema che ritorna spesso nell'opera di Tonani.
Strutturalmente il racconto spiazza. Il doppio punto di vista, narratore e personaggio, non è esattamente alterno.
Entriamo spesso in un evento con gli occhi di Yussuf e poi ci troviamo, col punto di vista del narratore, qualche attimo prima. L'effetto che mi ha fatto è stato lacerante. Appena entravo in empatia col personaggio, il narratore mi riportava fuori, con una forte volontà di rientrarci dentro al più presto possibile. Forse non sempre durante il racconto l'effetto è pienamente riuscito, e forse non era neanche quello l'effetto voluto dallo scrittore. Non ho voluto chiedere apposta a Tonani il motivo di questa scelta, perché sono un assertore del principio per cui l'opera che viene scritta diventa di proprietà di chi la legge, che deve anche formulare delle ipotesi, al di là dell'interpretazione "autentica" dello scrittore.
In generale siamo quindi alle prese con un bel racconto, capace di offrire una lettura che non lascia indifferenti.
A questo punto l'ambientazione è cresciuta e, anche dal finale del racconto lo si desume, è piena di personaggi e situazioni che vogliono essere raccontate.
Sono certo che Tonani tornerà a emozionarci ancora con MondoNove.
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