Se volevo tornarmene a casa in un tempo tale da non finire anche io fossilizzato dovevo cercare di vedere gli eventi sotto un altro punto di vista. Quello, ad esempio, di un profano come me.Va bene, erano morti tutti gli abitanti del pianeta salvo quelli che vivevano nelle zone remote, nelle grandi foreste pluviali e in alcune lande desolate, ma erano così primitivi che da loro non si poteva ricavare nessuna informazione. Erano morti nel giro di pochi anni diminuendo drasticamente di numero per poi ridursi a pochi gruppi sparuti di sopravvissuti, anche essi destinati all'estinzione. Erano divenuti sterili. Però non c'erano state catastrofi naturali, sommovimenti, rivolte globali, epidemie, radiazioni o malattie. Che cosa diavolo li aveva uccisi tutti pian piano?Decisi di disertare le visite ufficiali agli scavi e vagabondare, per quanto fosse concesso dalla sicurezza dei luoghi, per conto mio. Forse avrei trovato qualche anomalia che mi avrebbe illuminato. In caso contrario avrei dovuto passare almeno un mese con la sola prospettiva di finire la sera a nanna in un bel container sintetico senza nemmeno un armadietto degli alcolici a portata di mano.

Mi feci quindi accompagnare dal dottor Anderson nella visita al deposito temporaneo dei reperti più importanti rinvenuti, che era stato allestito in una sinto-struttura al centro di una enorme piazza cinta da un colonnato sterminato e chiusa sul fondo da uno dei soliti edifici a cupola, chiazzato dal fumo di numerosi incendi e semidistrutto.

Nel magazzino erano accumulati una quantità incredibile di oggetti della più svariata natura e per ognuno il buon professore aveva una ciarliera spiegazione.

- Questi sono supporti di legno sui quali disegnavano immagini con dei colori ricavati da olii animali - esclamò mostrandomi un cumulo di rettangoli appoggiati alla parete. - Sui soggetti non abbiamo capito un granché.

A me sembrarono tutti uguali, era quasi sempre raffigurata una donna che teneva in braccio un neonato. Secondo gli accademici erano offerte votive per la fertilità.

In un'altra sezione erano stipate immagini a grandezza naturale degli abitanti del pianeta. La riproduzione solida era così perfetta da indurre Anderson ad asserire, con sicurezza, che erano prodotte con macchine sintetizzatrici, che plasmavano il materiale da immagini elaborate su primitivi computer. Una specie di ologramma solido. Anche qui la monotonia era unica. O si trattava di corpi morenti avvolti in sudari o della solita donna con il solito neonato in braccio.

Sparsi ovunque c'erano antiquati schermi di computer dalle forme goffe, videotrasmettitori a schermo piatto dell'era pre-cogn, mezzi meccanici su ruote del periodo dei carburi, vestiti in un arcaico materiale organico tessile, persino cubi di telecomunicazione di tecnologia ultra obsoleta.

Era un ammasso di cianfrusaglie senza senso e privo di interesse salvo che per qualche topo di biblioteca. Stavo per andarmene sconsolato, quando fui colpito da un enorme mucchio di piccoli oggetti colorati gettati alla rinfusa sino a formare un cumulo alto almeno tre metri. Incuriosito, ne raccolsi uno. Piccoli parallelepipedi con uno schermo traslucido, alcuni con aperture a scatto, altri senza alcuna funzione visibile. Chiamai Anderson con un cenno e chiesi incuriosito: - Sa mica dirmi questi che cosa sono?

Il professore diede una scrollata di spalle. - Oggetti di culto o di riti funebri. Ne troviamo a centinaia nelle tombe o nelle abitazioni.