Il gadget tecnologici direttamente nel cranio. Questa potrebbe essere la soluzione per annullare le obbligazioni castranti della biologia. Quella che segue è una considerazione su come la nostra fruizione dei moderni gadget tecnologici (smartphone, tablet, ebook reader) sia mediata e, alla fine, determinata dalla nostra struttura biologica. Si pensi a uno smartphone, al suo schermo (LCD o AMOLED et similia) su cui oltra a telefonare e navigare su Internet possiamo leggere anche, per esempio, dei libri elettronici; dobbiamo capire prima di tutto, prima di acquistare un tale oggetto, se le dimensioni dello schermo siano ottimali perché esisterà un compromesso tra la maneggiabilità del device e la garanzia della fruizione di svariati contenuti, quale appunto i libri elettronici. Possedere uno schermo grande aiuta sicuramente nella lettura degli ebook che però, in determinate condizioni (forte luce), diventano più godibili con la tecnologia e-ink (che si comporta quindi come un qualsiasi libro cartaceo).

Chi, come me, è alla ricerca dell’oggetto portatile (nel senso di tascabile) definitivo, si accorge ben presto che un tale device ideale non può essere altro che una somma di compromessi, che definiscono le singole specifiche di un oggetto da usare in casi di lontananza da postazione Pc: esigenze come scrivere piccoli documenti con editor elettronici evoluti, per esempio, oppure utilizzare browser in miniatura capaci di dare una sensazione di navigazione lontanamente assimilabile a quella garantita dai Pc, oppure fruire di filmati che comunque non riusciranno a dare le sensazioni del Pc o della Tv, leggere libri che vanno bene solo se non si ha la possibilità di portarsi appresso un ebook reader o se non si sapeva a priori di aver tempo per leggere… Insomma, la somma di queste esigenze danno come risultato un continuo compromesso perché se si dovesse usare l’oggetto ottimale per ogni funzione della nostra vita, allora avremmo bisogno di una pletora di device da portare appresso: per leggere, per esempio, avremmo bisogno di un tablet se si legge di notte, di un ebook reader se si legge al sole o se si hanno fastidi agli occhi derivanti dalla retroilluminazione LCD. Poi avremmo bisogno di un netbook se si ha necessità anche del browser e di consultare mail, di un notebook se si ha urgenza di leggere un dischetto DVD, di un telefono se si deve telefonare, di un lettore mp3 per sentire musica, e così via: la definizione di oggetto ideale potrebbe allora corrispondere a un notebook con lo schermo sia LCD che e-ink, che fa funzioni telefoniche e che si mette in tasca. Assurdo, no? Tutto ciò perché? Il nostro limite fisico è delineato dai nostri apparati sensoriali, gli occhi per esempio, che non riescono a miniaturizzare oltre una certa misura, che non riescono a soprassedere al fastidio che lo schermo retroilluminato reca loro, che non riescono ad assorbire, a lasciare inglobare nessun device nella carne. L’optimum sarebbe installare un chip biologico in connessione con i neuroni, così da visualizzare cranialmente un foglio di un editor avanzato (con OpenOffice Writer, per esempio) mentre si cercano info relative in Rete e si contattano altre persone per coordinare il lavoro di ricerca, ascoltando la musica preferita: ciò significa idealizzare, appunto, il massimo compromesso raggiungibile tra la miniaturizzazione e la massima funzionalità ottenibile. Ciò che ostacola il raggiungimento effettivo di tale traguardo è, al momento, proprio la fisicità umana: raggiungere questo risultato significherà portare l’umanità oltre uno stadio umano, forse verso il postumano, che è ancora una cosa di là da venire, una forte promessa del basso futuro ma, di fatto, ancora nulla di concreto; così, ci accorgiamo che siamo ancora nel campo delle ipotesi e del futuribile, ed è in questo modo che lo squarcio di ciò che riteniamo reale e futuribile si chiude, lasciandoci galleggiare di nuovo nella trama sincronica e onirica. Ma è davvero onirica, questa trama?

Capita che ci si trovi, nelle situazioni quotidiane, a dover gestire ondate di tecnologia portatile e sensazioni sincroniche, pensieri postumani legati a indeterminazioni quantistiche, fluttuazioni della realtà di natura indeterminata (psichica, soggettiva, umorale, quant’altro) che s’intrecciano tra loro generando un’onda di basso futuro stordente. Leggendo SF, poi, possono capitare certe introduzioni a raccolte che tolgono il respiro per il sincronico concatenarsi di eventi: