Le trasformazioni di Leia nei tre film seguono quindi questa parabola: da leader aristocratica a donna innamorata a madre, con una perdita graduale di coinvolgimento nella leadership della ribellione contro l'Impero. Uno “splendido” sviluppo per un personaggio che si era presentato nelle prime scene del primo film come un'eroina d'azione e una donna di carattere, dotata di grande ironia e arguzia. All'inizio della trilogia infatti c'erano delle belle premesse, il personaggio prometteva grandi scene drammatiche e d'azione, ma poi è stato fatto rientrare nei modelli tradizionali di sorella, moglie e madre senza permetterle uno sviluppo come eroina d'azione, infatti non riceve alcun addestramento Jedi e le sue scene sono ininfluenti ai fini della storia. Il vero problema per un personaggio come Leia non è tanto rappresentare dei modelli tradizionali (non c'è nulla di sbagliato nell'essere sorella, moglie e madre), ma presentare solo quei modelli ed eliminare lentamente gli altri, quelli di diplomatico, leader e combattente della ribellione come se le due cose non possano coesistere in un personaggio femminile. Il vero problema in effetti è che Leia era l'unico personaggio femminile in una trilogia di film che sommata arrivava a più di sei ore di durata e l'unico arco di sviluppo che sono riusciti a trovare per lei è stato quello da combattente a moglie in retroguardia, oltretutto mostrato solo in brevissime scene di pochi minuti! Considerate queste condizioni Leia è riuscita comunque a mostrare tutta la sua energia e la sua voglia di trovarsi sempre in mezzo alla battaglia rimanendo nell'immaginario collettivo come una grande donna sotto ogni punto di vista, grazie soprattutto all'interpretazione indimenticabile di Carrie Fisher. La delusione per il pubblico femminile è stata comunque grande perché ci si aspetta che almeno al cinema esistano personaggi femminili in grado di riscattare le vite vissute in retroguardia di tante donne “moderne”, malgrado il femminismo, il post-femminismo e tutte le stupide etichette che vengono date alle donne che vogliono avere il controllo sulla propria vita e non obbedire ad altri. Da questo punto di vista la Principessa Leia è un personaggio catartico molto limitato, a causa dei pochissimi minuti nell'arco di più di sei ore in cui riesce ad essere protagonista. Possiamo definire quindi Leia un personaggio innovativo solo a metà, ma dato che è stato il primo personaggio femminile “moderno”, le aspettative per i personaggi venuti dopo di lei erano molto alte, c'era spazio per uno sviluppo molto interessante e in rarissimi casi le potenzialità sono state anche sfruttate, ma non da Lucas, che non sembra essersi accorto delle trasformazioni delle donne nella società contemporanea. L'erede della Principessa Leia nella seconda trilogia (in ordine di produzione) è Amidala interpretata dalla giovanissima Natalie Portman. Amidala è la madre di Luke e Leia ed è quindi il prototipo di Leia. Nei primi due episodi, cioè i film quattro e cinque in ordine di produzione, Padme Amidala è molto simile alla prima Leia. È una leader aristocratica al servizio del suo pianeta e il suo coinvolgimento politico la porta a ricoprire ruoli ai massimi livelli, prima regina, poi senatrice (anche se passa la maggior parte del tempo a cambiarsi d'abito, come una bambola con cui la produzione ha voluto giocare pensando di attirare così il pubblico femminile). Amidala non rifugge però da situazioni potenzialmente pericolose, si traveste e si fa passare per una delle sue attendenti e si getta a capofitto nell'azione, con inseguimenti e sparatorie, ma purtroppo sempre sotto gli occhi vigili di guardie del corpo e cavalieri Jedi annoiati. Non è la prima volta che un personaggio femminile viene inserito in una cornice maschile al solo scopo di controllarne la forza.La necessità paternalistica di Lucas di controllare l'operato di Amidala è ulteriormente amplificata in Revenge of the Sith dove il suo status sociale si è ridotto a quello di “casalinga disperata”: passa la maggior parte del tempo chiusa nel suo lussuoso appartamento, con indosso abiti lussuosi, acconciature lussuose e l'unica cosa che fa è guardare fuori dalle enormi lussuose finestre struggendosi e sospirando nell'attesa che il suo adorato maritino torni a casa da una delle sue eroiche missioni. Un ruolo così passivo per una protagonista donna in un film di fantascienza non lo si vedeva dagli anni Cinquanta. Un profilo così basso viene giustificato nel film con la gravidanza che la terrebbe lontana dalla scena politica. La verità è che la gravidanza non ha mai impedito a nessuna donna di lavorare fin quasi all'ultimo mese a meno che non ci fossero gravi problemi, in tal caso viene raccomandato il riposo assoluto, che equivale a stare a letto per mesi sperando che non succeda niente. Non sembra però che Amidala abbia di questi problemi e non viene detto nulla nel film che faccia pensare a una gravidanza difficile, quindi questa sua esclusione dalla vita pubblica è il sintomo di una visione della gravidanza molto tradizionalista, antiquata e assolutamente disinformata.