Garth colse subito il sottinteso e non avendo alcuna intenzione di spartire il bottino, congedò immediatamente i suoi sottoposti. I quattro denebiani si allontanarono strisciando pigramente la coda sul pavimento del condotto di attracco.- Prego, accomodati – disse Orso, spostandosi dall'apertura di attracco in modo da permettere al denebiano di entrare.

- Rifugiati, eh? Temo che questo solleverà un po' il mio prezzo - disse Garth, frugando con lo sguardo la stiva illuminata a giorno dalla lampada al neon.

I rifugiati, spaventati a morte, sbattevano gli occhi cercando di proteggerli dal violento chiarore della luce artificiale. Rannicchiata in un angolo, una giovane arturiana dalla carnagione celeste pallido stringeva a sé un bambino piagnucolante.

Il pianto attirò lo sguardo di Garth che, nel vedere la donna, si accese di una luce lasciva.

- Facciamo così, - disse, leccandosi le labbra viola, - io faccio finta di non avervi mai visto e voi mi lasciate questo bocconcino azzurro come souvenir.Allungò la mano artigliata verso la ragazza, che si ritrasse inorridita. Il denebiano la afferrò per una spalla, facendola alzare dalla panca con uno strattone, e la strinse a sé con violenza cercando di leccarle la faccia. I denebiani non erano certo famosi per il loro stile di corteggiamento e la ragazza cercò di divincolarsi, balbettando qualcosa in arturiano. Il suo bambino, rimasto solo in un angolo, piangeva in modo disperato.

Garth guardò Orso. Orso guardò Max e vide che i suoi occhi blu avevano assunto quella fosforescenza che precedeva uno dei suoi scatti di furia incontrollabile.

Fu una questione di secondi. Max saltò al collo del denebiano che, sbilanciato dall'urto, allentò la presa sulla ragazza. La giovane si liberò dalla stretta, rifugiandosi nel suo angolo della stiva. Il piccolo le si avvinghiò come un animale terrorizzato, singhiozzando.

L'uomo e il denebiano ricaddero sul pavimento in un groviglio di braccia, gambe e una coda giallognola. Tutto durò solo pochi secondi, ma alla fine Garth ebbe la peggio e rimase a terra, gorgogliando debolmente negli spasmi della morte.

Max continuava a fissarlo, come istupidito.

- Perfetto, Bob! Ora abbiamo una decina di minuti per far partire il motore della Sosumi e poi avremo tutti i denebiani del settore alle costole, ansiosi di farci la pelle!

Hugh afferrò Max per un braccio, tirandoselo dietro verso il corridoio, e il giovane lo seguì senza opporre resistenza. Dopo quello scatto omicida, appariva come svuotato.

La porta si richiuse e i due uomini si diressero verso la sala motori. Fortunatamente Orso aveva avuto il tempo di smontare il pezzo fuso, altrimenti non ce l'avrebbero mai fatta.

Con l'aiuto inesperto di Max, rimontò velocemente il collettore nuovo mentre il tempo correva all'impazzata. Presto i denebiani di Fanjigo si sarebbero accorti della scomparsa di Garth e sarebbero venuti a cercarlo.

Dopo undici minuti di lavoro febbrile il motore prese a ronzare prima debolmente poi con vigore sempre maggiore. Allo scoccare del dodicesimo minuto la Sosumi era già lanciata a ipervelocità verso Proxima Centauri.

                                    * * *

- Sgancia!- esclamò Orso.

Max attivò la procedura di sganciamento e il cordone ombelicale che univa la Sosumi al Silver Dolphin si staccò, restando sospeso, inerte, tra le due navi. La Sosumi cominciò ad allontanarsi, lentamente. Senza più propulsione, la vecchia nave carica di profughi sarebbe entrata in un'orbita stabile attorno a Proxima Uno: le pattuglie orbitali centauriane l'avrebbero individuata molto presto e rimorchiata alla stazione d'attracco più vicina.