Come sarebbe stata la nostra vita senza i cartoni animati e i fumetti giapponesi? La domanda, messa così, potrebbe sembrare pretenziosa, ma pensiamoci un attimo: quale altro fenomeno culturale non anglosassone ha coinvolto in maniera tanto spasmodica milioni di persone in tutto il mondo?
Era il 1989 quando l'editore francese Glenat si recò in Giappone intenzionato a smuovere le acque del mercato francese del fumetto, totalmente monopolizzato dai fumetti locali: tornò in patria con le duemila pagine di Akira e da allora il mondo del fumetto in Francia non fu più lo stesso. In Italia sarebbero passati pochi anni, Granata Press era fallita da poco, ma dalle sue ceneri i Kappa Boys, tramite la Star Comics, avrebbero ripreso la fiaccola e importato i manga in Italia.
Tra l'importazione dei blockbuster assicurati (come Sailor Moon, Dragon Ball, Orange Road) e autentici atti di coraggio dettati solo dalla passione (Video Girl Ai), una generazione di fanciulli negli anni '90 ebbe finalmente la possibilità di leggere le storie che tanto adorava, liberi dalla tirannia dei palinsesti televisivi e degli adattamenti. Dapprima scovando i propri albi preferiti tra gli scaffali più polverosi delle edicole, poi, con l'aumentare della portata del fenomeno nelle fumetterie che aprivano anche nelle città più piccole, siamo a poco a poco entrati a contatto con storie nuove che parlavano d'amore, sport, avventure, ragazze come prima nessuno aveva mai fatto e disegnate con un dinamismo nuovo, con la vivacità dell'inquadratura cinmatografica. Infine, dopo anni di ostracismo da parte del mondo della cultura e dell'associazione dei genitori, nel 2003 la consacrazione assoluta: Hayao Miyazaki vince l'oscar per La città incantata. I manga e gli anime dapprima in occidente quasi fenomeno di controcultura, adesso, visti anche i dati di vendita dell'home video e degli albi nelle fumetterie, finalmente siedono alla pari con i cartoni della Disney e con la scuola franco-belga.
La mostra al Belgian Comics Center di Bruxelles si terrà fino al 7 giugno e racconterà tramite immagini e proiezioni questa rivoluzione culturale che, come ha fatto il rock con la musica leggera, ha rivoluzionato il fumetto.
Un consiglio se vi trovate da quelle parti e volete vedere la mostra: andateci con i vostri genitori o compagni di classe che vi sfottevano per la vostra passione per quegli strani cartoni a base di sesso e violenza.
1 commenti
Aggiungi un commentoEvviva!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Io onestamente mi sono stancata di quelli che fanno critiche basate sulla loro paranoia e non guardano a ciò che è veramente orrendo nel panorama cinematografico, televisivo e fumettistico anglosassone (e quindi, italiano). Vorrei che qualcuno si ricordasse che la famosa lettera di Popper non parlava di Anime e Manga, ma di Tom & Jerry, Willy il Coyote e telefilm come A-Team e Miami Vice.
Sono stanca dell'interpretazione che fa di Pollon una consumatrice di cocaina da sniffo e Sailor Moon, propagandista di omosessualità, nemmeno se avesse istigato a delinquere veramente una orda di adolescenti.
Sono stanca anche delle ipotetiche interpretazione sociologiche dei Manga o delle serie giapponesi nel contesto filologico del cavolo!
Perché non si dice mai che dei I Simpson o di Texas Ranger sono trasmessi senza alcun bollino e nell'orario per tutti? violenza e volgarità gratuita? perché non si dice dell'interpretazione del simbolismo inverso dei film di Barbie, che rileggono in chiave barbesca tanti classici (Il lago dei Cigni, Il Principe e il Povero)?
La verità è che le serie giapponesi hanno distratto molto pubblico dai prodotti americani e soprattutto della Walt Disney, fatti di storie non originali, rilette in chiave manichea.
Di conseguenza, Anime e Manga sono entrati nella lista nera, tra gli anti-qualcosa.
Che l’Europa tributi un omaggio, significa la calata di brache pro-USA finita.
Evviva!!!!!!!!!!!!!
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