Il video terminava così. Il risultato finale era dietro il vetro del laboratorio delle cavie infette. Il corpo si era gonfiato a dismisura: la mandibola, il lobo laterale destro, e il ventre, gonfio e flaccido e ripiegato più volte su se stesso, un sacco di grasso debordante. E l’occhio destro, roteante, che guardava verso il soffitto. Era incredibile come le mutazioni fossero identiche a quelle dei topi, nonostante il metabolismo del tutto differente. Il corpo di Lazarius si contorse un poco, e s’inclinò verso il vetro. La grande mandibola si appoggiò alla lastra trasparente e una lingua grossa e tumefatta si mostrò per qualche secondo. Sembrava quasi che volesse parlarci.Ora abbiamo il tempo che ci serve per sviluppare il nostro progetto. Siamo in quarantena costante e l’unico contatto con la Terra sono i rapporti mensili che inviamo, sempre più adattati alle nostre esigenze di sicurezza. Marte può così creare il proprio mondo e affrontare il futuro prossimo senza essere condizionato dall’eredità terrestre, anche se saremo limitati in spazi angusti.

Joe era arrivato di fianco a me.

“Quando pensi di cominciare a studiarlo?”, gli chiesi.

“Subito. Sono qui per questo.”

“Lavoraci sopra, Joe. E ricordati che abbiamo ancora bisogna di lui.”

Tornai verso il mio appartamento. Passai dalla sala centrale. Era l’ora del tramonto, quando l’atmosfera, ormai abbastanza densa, crea un rosso aranciato che sembra specchiarsi sulla superficie ancora in gran parte sabbiosa del pianeta. Pensai alla speranza che la tradizione terrestre attribuisce ai tramonti colorati di rosso e sorrisi tra me e me, improvvisamente pervaso da una sensazione di ottimismo.

 

DA UN RAPPORTO RISERVATO AL COMANDANTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA

“… i ribelli marziani hanno provato a resistere, ma si è trattato di un tentativo inutile e suicida. Il nostro commando ha eliminato facilmente tutti gli oppositori che hanno cercato di intralciare l’operazione. Come da programma abbiamo poi radunato i superstiti che si erano arresi e li abbiamo riuniti nella sala centrale, quella con una grande cupola a vetri, dove c’era spazio sufficiente. Il conteggio dei morti e dei prigionieri è stato lungo e difficoltoso, ma alla fine siamo giunti alla conclusione che mancavano solo due ricercati: Lazarius Ometech e Ivan Pwill. Ometech è stato cercato nella zona medica, inutilmente. Sapevamo che aveva subito una trasformazione degenerativa in seguito al contagio con il virus alieno, ma non l’abbiamo trovato da nessuna parte. Anche i topi da laboratorio sembravano scomparsi. Ivan Pwill, il nostro informatore, fu invece ritrovato morto. Le condizioni della salma, rinvenuta in uno dei serbatoi di riciclaggio dei rifiuti, erano tali da rendere difficile l’identificazione. Solo il conteggio ci ha permesso, per deduzione logica, di confermare l’identità del deceduto. Abbiamo poi condotto i prigionieri, a dieci alla volta, nelle sale dell’astroporto, da dove sono stati fatti uscire nell’atmosfera marziana con le tute della stazione. L’ossigeno a disposizione nei respiratori avrebbe loro permesso di sopravvivere per un paio di giorni. Terminato lo smaltimento dei prigionieri, e preparati gli esplosivi, ci siamo ritirati sulla navicella spaziale.