Il laboratorio di biologia non è molto distante dall’appartamento di Lazarius. Dopo meno di due minuti ero già arrivato.Vidi Joe che si stava infilando il camice.

“Hai saputo?”, mi chiese.

“Sì, me lo ha detto Lazarius poco fa.”

“È peggio di quello che avrei potuto temere. Mettiti il camice e seguimi.”

Entrammo nel laboratorio. La grande lastra di vetro ci separava dalle cavie infette. Non credevo ai miei occhi. Una decina di topolini di laboratorio avevano subito una trasformazione orrenda. Alcune parti dei loro corpi erano letteralmente cresciute a dismisura... la mandibola, il lobo laterale destro, il ventre… quest’ultimo era divenuto grande e flaccido, sei o sette volte il volume del loro intero corpicino, ed era ripiegato in più parti: una massa di grasso deforme. Si muovevano appena, quasi strisciando, e si tenevano distanti gli uni dagli altri. La cosa più impressionante era l’occhio destro di ciascun topo: grande e vitreo, roteava su e giù. Uno di quei “cosi” sembrava osservarmi.

“È mortale?”

“Non lo sappiamo ancora. Sono solo tre giorni che ho provato a contaminarli.”

“Soffrono?”

“All’inizio sì, molto direi. Ora sembra di no.”

Mi avvicinai al vetro. Osservavo il topo mutato che mi stava ancora fissando.

“C’è una cosa che non ti ho ancora detto”, Joe mi si era avvicinato. “La loro attività cerebrale risulta decuplicata, ma non saprei dirti, sinceramente, cosa possa significare.”

La Terra venne a sapere della presenza del virus nei giorni seguenti. Forse la preparazione dell’attacco non sarebbe stata interrotta, se non si fosse avuta notizia della successiva contaminazione di uno dei componenti umani della Stazione marziana. Il rischio d'infezione divenne allora troppo alto. Fu deciso che Marte rimanesse in quarantena, almeno fino al momento in cui non fosse stato inventato un vaccino. L’infezione fu considerata una sorta di punizione divina, o della Natura, secondo i punti di vista.

 

La vera storia del contaminato umano fu questa.

La mattina del 3 agosto 2152, il giorno successivo a quello in cui avevo visto per la prima volta i topolini mutati, Lazarius fu ritrovato nello spazio infetto, al di là del vetro di protezione. Era passato attraverso la camera di isolamento, seguendo le procedure necessarie. Si era denudato, aveva chiuso gli sportelli dietro di sé, ed era entrato nella stanza dei topolini.

Fu un atto evidentemente volontario. Il motivo venne chiarito quando trovammo un video con un’ultima dichiarazione, all’interno della sua camera.

Lazarius appariva lucido. Si rammaricava per la degenerazione delle Squadre della Legge Morale, i cui atti, alla fine, pensava contraddicessero la stessa Legge che volevano difendere. Si sentiva in colpa anche per aver fatto scoprire il nostro segreto prima del dovuto accettando l’intervista. Il programma di sicurezza non ci avrebbe salvati da un attacco massiccio e si riteneva in qualche modo responsabile.

“La scoperta di Joe apre una nuova possibilità”, concludeva nel video. “Un uomo contaminato li fermerà, almeno per un po’. Adesso quello che ci serve è proprio del tempo”. Lazarius si avvicinava alla telecamera e sogghignava: “Hey, Joe, avresti pagato oro per avere una cavia umana, non è vero?”