Tuttavia è soprattutto l’inserimento del tema della clonazione a costituire uno degli elementi di maggior fascino di Daltanious: il ritorno del principe Harlin, il padre di Kento,

lascia presagire la rivelazione del vero volto di Kloppen, che è identico a quello di Harlin. Uno dei due è l’originale, mentre l’altro è un biodroide, cioè un clone del vero Harlin. Chi è dunque il vero erede al trono di Helios? Nell’attesa di scoprirlo, la serie ci mostra prima Harlin e Kento alle prese con il crollo di tutte le loro certezze fin lì acquisite e con la perdita del supporto di alcuni dei loro alleati contro gli Akron; e poi Kloppen investito da un’ancor più devastante crisi d’identità e dal tradimento di alcuni dei suoi subordinati.

Come rivelato nel drammatico finale dell’anime, la clonazione veniva utilizzata per i membri della famiglia reale di Helios, creando una copia di ognuno di loro di cui servirsi nel caso di morte dell’erede al trono. In quella circostanza, il clone sostituisce l’originale, fino al momento della proclamazione di un nuovo sovrano, che coinciderà con l’uccisione segreta del clone che aveva regnato fino a quel momento.

Dei sentimenti e della vita dei cloni, i regnanti di Helios non si erano mai fatti nessuno scrupolo, gettando così un’inquietante ombra sulla famiglia reale da cui discende Kento. La pratica della clonazione ricorda così l’antica tradizione nipponica dei “kagemusha” (resa celebre dal film Kagemusha, l’ombra di un guerriero di Akira Kurosawa), cioè dei sosia che sostituivano i comandanti e/o i feudatari sia nelle battaglie più pericolose, sia nei casi di malattia o morte dell’originale. Anche in questo caso, dopo la proclamazione di un nuovo comandante, i “kagemusha” rappresentavano solo un peso di cui potersi liberare senza esitazione.

Come in altri celebri anime (Jeeg Robot d’Acciaio, ad esempio), anche in Daltanious antiche tradizioni nipponiche, riferimenti alla cultura occidentale (il nome del robot deriva dal moschettiere D’Artagnan), citazioni cinematografiche (il buffo robot Gamerot guidato dai piccoli amici di Kento è un omaggio alla tartaruga gigante Gamera, personaggio protagonista di molti film nipponici) e elementi fantascientifici si mescolano tra loro, dando origine ad un’avvincente opera animata capace di catturare ancora oggi l’interesse del pubblico.