Si alzò dal letto. L’immagine di Rosanna che si gettava ancora viva nel plasma non l’aveva mai abbandonato. Era eccitato e sconvolto al contempo per quello che era successo. Benedetta ragazza!, perché aveva fatto un gesto così sconsiderato? Perché aveva rifiutato l’eterna giovinezza che lui le stava generosamente offrendo?Ma più d’ogni altra cosa l’assillava il pensiero di quello che le stava accadendo. Era affascinato dall’idea di un corpo vivo che attraversa il plasma, ma non avrebbe mai conosciuto la verità, quando lei sarebbe emersa, lui sarebbe stato cenere da moltissimi secoli.E allora perché quell’irrequietezza? In quel momento?Dal frigo prese una bibita e la buttò giù tutta d’un fiato. La gola gli bruciò e lui sperò che quella sensazione quasi dolorosa lo scuotesse un po’, ridandogli la serenità che aveva meritato con la sua opera generosa.
Ma non accadde nulla.
Tornò allora in soggiorno e cominciò a guardare a uno a uno i suoi ‘quadri’, i volti bellissimi delle fanciulle che aveva ‘salvato’. Quella vista gli aveva sempre dato serenità, specie quando le indagini sulla sparizione delle ragazze si erano avvicinate pericolosamente alla sua casa. E questo era servito a fargli mantenere quella tranquillità che era servita ad allontanarle.
L’irrequietezza non l’abbandonò.
Se avesse avuto sufficiente forza, sarebbe tornato in caccia, ma erano passati pochi giorni dall’ultima sparizione e, benché ne fosse molto dispiaciuto, avrebbe dovuto aspettare almeno tre o quattro mesi prima di rifarlo.
Provò a masturbarsi pensando al corpo, nero tek vellutato, dell’ultima ragazza, invano. Riusciva ad avere una erezione soddisfacente soltanto alla presenza del corpo nudo delle fanciulle. Non ne aveva mai toccata una, erano pure, e pure dovevano rimanere, ma le aveva sempre guardate a lungo prima di spingerle verso l’eternità del plasma.
- Mi sta descrivendo un essere disgustoso. Non c’è nulla di più orrendo di chi fa del male certo di star facendo un’opera buona.
- I suoi pensieri fluttuavano ancora nell’aria, parzialmente catturati dalle finestre che circondavano l’ambiente e restituiti all’aria dove permanevano come grumi di fango oleoso nel mare azzurro. Io dovevo raccoglierli e purificare l’ambiente, altrimenti quei grumi avrebbero continuato a sconvolgere altre menti sensibili. In questo modo ho conosciuto anche ciò che è avvenuto.
Dopo pochi minuti…
Fu allora che gli parve di percepire un richiamo.
Si guardò intorno perplesso. Una voce che proveniva di fuori? Impossibile, le pareti della villetta erano perfettamente coibentate contro l’inquinamento acustico. Poteva finire nel mezzo di una guerra e non accorgersene.
Quando udì nuovamente il richiamo, rabbrividì. Perché era una voce di donna. Che pronunciava il suo nome.
Lo udì ancora una terza volta. Pareva provenire dal deposito.
Aprì la porta e raggiunse la stanza. Ovviamente non c’era nessuno.
4 commenti
Aggiungi un commentoFantastico! Idea meravigliosa.
Che dire, sarebbe bello ricavare così l'energia!
Alla faccia del nucleare e merdate simili.
Mi ricorda un romanzo letto su Urania: in cui l'umanità aveva trovato un'energia infinita, ma aveva delle pericolose ricadute, infatti, si usciva con delle protezioni in piombo. Poi un nativo americano modificando le antenne di un'auto, permetteva di scoprire che si poteva catturare l'energia provniente dall'altra dimensione. Il protagonista si chiamava Waldo.
Il racconto di Donato Altomare è stimolante, e dire che non ho finito di leggerlo.
Ma pubblicandolo così su internet è possibile poi copiarlo su disco.
O no?
Mi mancava solo questo per finire questo Delos.
Bel racconto. Una specie di museo delle cere virtuale.
Molto bello e originale nell'idea delle finestre,un giallo addolcito dalla sensibilità tecnomedianica del protagonista
tengo a segnalare che l'idea delle finestre "attive" è stata sviluppata in un racconto americano (pubblicato su Urania) che risale a oltre 25 anni fa. purtroppo non ricordo nè titolo nè autore, ma il contenuto sì, perchè all'epoca mi aveva colpito. mi piecerebbe poterlo ritrovare !
roberto
robscova@gmail.com
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