Alle sue spalle nuovamente il suo nome pronunciato con maggior forza. Azionò il meccanismo di apertura della parete-finestra e guardò dentro. C’era il plasma e, più o meno lontani, i corpi delle fanciulle che proseguivano la loro lentissima corsa nel tempo. Ancora il suo nome. Chiaro.Tornò sui suoi passi. Nulla. Le due facce dell’enorme parete rimandavano la stessa immagine del microuniverso.La voce, ancora, il suo nome, ancora. Ma dove, maledizione! Dove?La porta, sì, dietro la porta di comunicazione, quella che nascondeva lo spessore considerevole della finestra. Entrò nel disimpegno e scostò la porta.
E spalancò gli occhi.
Rosanna era vicinissima al confine e lo stava fissando con occhi sgranati e terribili.
Si sentì venir meno. Impossibile, erano passati non più di cinque anni… impossibile!
La ragazza sorrise, socchiuse gli occhi e, con un gesto sensuale, atteggiò le labbra a un bacio.
Lui fu folgorato da tanto fascino e dalla bellezza della donna.
Finalmente una che aveva capito, finalmente una ragazza che l’amava per quello che aveva fatto e che non gli aveva urlato in faccia parole di odio o insulti prima di morire. Perché lei era rimasta viva, perché lei aveva capito l’enorme regalo che le aveva fatto.
Ribera si tranquillizzò. Le sue gambe tornarono robuste e lui si sentì nuovamente forte. Finalmente riscuoteva il giusto premio per le sue tremende fatiche.
Col volto beato avvicinò le labbra alla parete.
Chiudendo gli occhi.
Per questo non vide la mano della ragazza che a fatica veniva fuori e l’afferrava per i capelli.
Non riuscì a fare resistenza quando la sua testa fu tirata dentro il plasma. Per istinto il corpo lo seguì, ma era poggiato alla porta che si richiuse sul collo impedendo materialmente al corpo di passare nel minuscolo spiraglio.
Il capo era già dentro, soltanto il capo che iniziò il suo viaggio staccandosi dal resto del corpo.
12.
L’ispettore era immobile, sembrava quasi non respirare. Aveva gli occhi fissi in un punto lontano, ma le pupille si muovevano, come a inseguire immagini. Fantasmi. Dopo alcuni minuti si scosse: - Ciò che mi racconta è… è… incredibile!Ottavio sollevò le spalle: - A me non importa se ci crede o meno, io le ho raccontato come si sono svolti i fatti.- Ma io come li posso inserire in un rapporto credibile?
- Non ne ho idea, è un suo problema. Io non faccio il poliziotto, sono soltanto un uomo condannato ad ascoltare le finestre.
Ancora silenzio tra i due, poi: - Questo evento aprirà nuovi scenari allo studio del plasma.
4 commenti
Aggiungi un commentoFantastico! Idea meravigliosa.
Che dire, sarebbe bello ricavare così l'energia!
Alla faccia del nucleare e merdate simili.
Mi ricorda un romanzo letto su Urania: in cui l'umanità aveva trovato un'energia infinita, ma aveva delle pericolose ricadute, infatti, si usciva con delle protezioni in piombo. Poi un nativo americano modificando le antenne di un'auto, permetteva di scoprire che si poteva catturare l'energia provniente dall'altra dimensione. Il protagonista si chiamava Waldo.
Il racconto di Donato Altomare è stimolante, e dire che non ho finito di leggerlo.
Ma pubblicandolo così su internet è possibile poi copiarlo su disco.
O no?
Mi mancava solo questo per finire questo Delos.
Bel racconto. Una specie di museo delle cere virtuale.
Molto bello e originale nell'idea delle finestre,un giallo addolcito dalla sensibilità tecnomedianica del protagonista
tengo a segnalare che l'idea delle finestre "attive" è stata sviluppata in un racconto americano (pubblicato su Urania) che risale a oltre 25 anni fa. purtroppo non ricordo nè titolo nè autore, ma il contenuto sì, perchè all'epoca mi aveva colpito. mi piecerebbe poterlo ritrovare !
roberto
robscova@gmail.com
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