Pur non trovandosi sempre a suo agio con le opere lunghe, Bradbury è anche autore di interessanti romanzi, tra cui ricordiamo Fahrenheit 451 (uscito nel 1951 sulla rivista "Galaxy" e nel 1953 in volume), L'estate incantata (1957) e Il popolo dell'autunno (1962). Nella sua lunga carriera, Bradbury ha scritto racconti polizieschi, fantastici, di fantascienza, ma quelli contenuti nelle raccolte Il gioco dei pianeti, Paese d'ottobre, Le auree mele del sole e La fine del principio sono generalmente considerati i migliori.

Fahrenheit 451 è l’altra opera più famosa di Bradbury — grazie anche alla trasposizione cinematografica di François Truffaut del 1967 -, in cui un regime dittatoriale futuro impedisce il proliferare della cultura, distruggendo e bruciando qualsiasi libro.

In questo romanzo, paradossalmente, Bradbury fece passare un messaggio chiaro: i libri rappresentano la cultura, mentre la televisione – ossessivamente guardata da alcuni dei protagonisti – è la non cultura, quasi un male dei nostri tempi.

Una posizione che però lo scrittore americano ha perlomeno messo in discussione, visto che ha partecipato – come abbiamo detto - a molte serie televisive.

L’esordio televisivo giunge nel 1951, quando Bradbury mette a disposizione dei produttori della serie televisiva Out There un suo racconto: l’episodio s’intitola The Man.

Da questo momento partecipa a varie serie, anche di genere diverso dalla fantascienza e dal fantastico, tra cui Playhouse 90 e Suspense.

All’apice del successo, Alfred Hitchcock, il maestro del cinema del brivido, decide di confrontarsi con il piccolo schermo e produrre con la sua Shamley Productions una lunga serie di telefilm durata ben sette anni. Ogni episodio, della durata di 25 minuti, era introdotto dallo stesso regista con grande classe e humour nero. Molti degli episodi, avvincenti e imprevedibili storie noir (spesso tratte da racconti di grandi scrittori come Cornell Woolrich o Robert “Psycho” Bloch), sono stati diretti dal grande regista. I rimanenti sono affidati nelle mani di solidi professionisti fra cui John Brahm, Sydney Pollack, Jack Smight, Laslo Benedek, Alf Kjellin. Fra gli attori, memorabili le performances di star del calibro di Joseph Cotten, Ray Milland, Peter lorre, Robert Redford, Steve McQueen, Gloria Swanson, John Cassavetes, Christopher Lee.

Per questa serie – intitolata Alfred Hitchcock Presents - Bradbury scrive 5 episodi, da1956 al 1962: Shopping for Death, And So Died Riabouchinska, Design for Loving, Special Delivery, e The Faith of Aaron Menefee.

Nel 1962, per l’altrettanta mitica serie create da Rod Serling, Ai confine della realtà, lo scrittore Americano scrive l’episodio della terza stagione I Sing the Body Electric, in italiano Il

corpo elettrico, in cui un uomo, rimasto vedovo, decide di rivolgersi ad una ditta per acquistare un robot che badi ai suoi tre figli. Karen e Tom si affezionano subito all'affettuosa nonna artificiale, ma Anne la rifiuta con decisione, perché non ha mai perdonato alla madre di essere morta.

Bradbury fece una capatina anche sulla neonata tv a colori italiana: il regista Alessandro Blasetti produsse, nel 1978, per la Rai tre episodi di quella che doveva e – poteva – essere una sorta di telefilm nostrano di science fiction, dal titolo esplicativo I Racconti di fantascienza, usando proprio tre racconti dello scrittore americano. Gli episodi erano intitolati I sosia, L'assassino e La crisalide.

È però negli anni Ottanta che Bradbury lega il suo nome in modo definitivo al piccolo schermo, prima con la mini-serie tratta dalle sue Cronache marziane e poi con la nascita del telefilm antologico The Ray Bradbury Theatre.

Nel primo caso ci troviamo davanti ad un piccolo fallimento, nonostante la regia di un veterano come Michael Anderson, al presenza di una star come Rock Hudson e di attori comprimari già avvezzi alla science fiction, come Roddy “Il Pianeta delle scimmie” McDowall e Barry “Spazio 1999” Morse. Senza dimenticare che la sceneggiatura era di Richard Matheson, anche lui un veterano della televisione.