"Chissà nel socialismo...che scopate". Così cantava Giorgio Gaber, per ricordarci che sotto gli slanci utopistici ci sono sempre i desideri elementari. La fantascienza ha sostituito il mito, in un mondo in cui la tecnica sembrava (e sembra) prendere il sopravvento. Il Mito è narrazione fantastica (dal greco mythos), contrapposta a logos (la parola razionale), e nella mitologia, greca soprattutto, le passioni esplodono con forza: il sovrano degli dei, Giove, è spesso sorpreso con le braghe in mano dalla moglie Giunone, ed escogita ogni espediente per qualche scappatella con una bella ninfa. Con questo illustre retroterra culturale, era ovvio che gli artisti votati alla fantascienza aggirassero la censura e scatenassero le proprie fantasie, proiettando spesso le proprie paure per un mondo futuro in cui i desideri siano negati e repressi o le donne si siano fatte rapaci e violente.

Francia: Jean-Claude Forest

Non a caso sono gli anni Sessanta a segnare l'inizio della fortunata serie di eroine fantasexy. La prima, celebre e celebrata, è Barbarella (1962). L'autore Jean-Claude Forest le scelse un nome che evocasse grinta selvaggia, e lo addolcì con un diminutivo. Forest si era cimentato con illustrazioni di fantascienza per la rivista Fiction, finché gli fu chiesto di creare il suo personaggio più famoso per Magazine V, del leggendario editore Eric Losfeld. In italia si dovette aspettare qualche anno, prima di vederla sulle pagine di Linus, allora diretto da Oreste del Buono.

L'erotismo non sembra essere, in realtà, il contenuto principale del fumetto francese, malgrado lo scandalo che provocò, ai tempi, la sua diffusione in edizione di lusso. La bionda astronauta, con i tratti somatici di Brigitte Bardot, viaggia da un pianeta all'altro e concede disinvoltamente le sue grazie, ma affermando sempre il proprio diritto di scelta e mettendo alla berlina i buffi costumi dei popoli con cui entra in contatto. Nella storia Les Colères des Mange Minutes (il secondo episodio, Linus 1968), un giovane cantautore dello spazio la descrive così: "Elle vient de la planète terre - d'un autre espace, d'un autre temps - pour faire l'amour et non la guerre e d'ses ennemis faire des amants".

Stefano Cristante ha ritrovato negli esordi della fantascienza a fumetti (Buck Rogers e Flash Gordon) uno schema "colonialista", che ripropone l'uomo bianco quale forza razionale (e militare) capace di rimettere ordine tra popoli e mondi in subbuglio, schiavi di una sostanziale barbarie. Barbarella è un Gulliver dello spazio, ma la sua forza sono la volontà e la sensualità, molto più che la razionalità (sfoggiata, invece, dal personaggio di Swift) e le armi degli eroi maschili.

Anche da un punto di vista grafico, Forest non sembra sottolineare eccessivamente l'elemento erotico. Il suo disegno ha trovato illustri detrattori anche tra chi lo ha complessivamente promosso come autore, da Oreste del Buono ("qualche grande immagine spicca, ma i particolari e il complesso sfuggono al suo controllo") a Guido Crepax. E tuttavia, senza voler negare alcuni limiti nel tratto di Forest, ci sembra di poter dire che quelli indicati come difetti, anatomie approssimative e scenari un po' abbozzati, siano il segno del carattere sostanzialmente satirico delle sue storie. Forest inventerà altre eroine, sempre in chiave erotico-fantastica, ma non cambierà il proprio segno.

Nella storia Le Semble-Lune (1977), Barbarella si sposa e ha un figlio, ma non fu quello l'ultimo capitolo delle sue avventure. Nel 1982 fu raccolto in volume Le Miroir aux Tempêtes. Mystérieuse, Matin, Midi et Soir. Da segnalare uno spin off del 1971, pubblicato in Francia nel Pif Magazine.