Le quattro tartarughe decidono poi di chiamare “Splinter” il loro maestro, cercando, nel corso della serie tv, di trovare un rimedio per aiutarlo a tornare un essere umano. Ad aiutare le Tartarughe nella lotta contro Shredder e i suoi perfidi alleati (tra cui ricordiamo Krang, alieno esiliato dalla Dimensione X, padrone del gigantesco mezzo da guerra Tecnodromo e dalle evolute conoscenze scientifiche, ma del cui corpo originale è rimasta solo la testa; i mutanti Rocksteady e Bebop; e i soldati-robot del Piede), troviamo la giovane giornalista televisiva April O’Neil e un bizzarro vigilante chiamato Casey Jones (il cui volto è nascosto dietro ad una maschera da hockey e le cui armi predilette sono mazze da baseball, da golf e da cricket). Essendo la serie animata rivolta ad un pubblico di bambini, lo staff produttivo (in accordo con la Playmates Toys, ditta responsabile del merchandising della serie), decide di prendere le distanze dal fumetto di Eastman e Laird (destinato ad un pubblico adolescenziale e non ai bambini), operando numerose modifiche ai personaggi e alla trama, attenuando la violenza delle battaglie e le atmosfere cupe e degradate in cui si svolgevano le avventure fumettistiche delle Tartarughe. Malgrado i numerosi accorgimenti presi dallo staff produttivo, la serie finisce per cadere vittima di numerose censure in alcuni paesi europei (come l’Inghilterra e l’Irlanda), che giudicano la parola “ninja” inadeguata ad essere utilizzata in una serie per bambini e la sostituiscono con il termine “hero”, modificando così i dialoghi, il logo e il titolo della serie, che passa da Teenage Mutant Ninja Turtles a Teenage Mutant Hero Turtles, titolo col quale sono stati distribuiti nel nostro paese anche alcuni videogame, come dimostrato dalle confezioni del primo gioco per il NES (prodotto nel 1990 da Konami e distribuito in Italia dalla Mattel) e da Turtles IV: Turtles in Time per il Super Nintendo (creato nel 1992 sempre da Konami e da noi distribuito dalla Gig).

Oltre al titolo, i censori inglesi decidono di tagliare tutte le immagini in cui si vede Michelangelo utilizzare i nunchaku (ritenuti un’arma troppo cruenta, legata ai violenti film vietati ai minori con protagonista Bruce Lee), nonché di effettuare alcuni ulteriori tagli nelle scene di combattimento.

Nell’edizione nostrana del cartone, fortunatamente, tutto ciò non avviene e la parola “ninja” è ripetuta numerose volte nel corso della sigla italiana cantata da Giampi Daldello.

Il film del 1990 di Steve Barron, invece, cerca di rimanere più vicino allo spirito dei fumetti originali, rappresentando una sorta di compromesso tra quanto narrato nel cartone animato e le vicende originali create da Eastman e Laird. Ecco perché, ad esempio, nel film cambia la caratterizzazione di Raffaello (qui divenuto molto impulsivo e individualista, al punto da scontrarsi e litigare col più “razionale” Leonardo), i guerrieri del Piede sono degli esseri umani (nel cartone erano dei robot per attenuare la violenza degli scontri ed eliminare la presenza del sangue durante i combattimenti) e l’origine delle Tartarughe e di Splinter segue dinamiche narrative molto diverse.