Il raggiungimento di simili potentissimi strumenti segnerebbe per l’umanità una rivoluzione di portata non inferiore all’introduzione del linguaggio. Il livello evolutivo di una civiltà in grado di disporne trascenderebbe ogni ragionevole sforzo estrapolativo, ed ecco quindi giustificata la scelta del nome “Singolarità”, che richiama oggetti cosmici misteriosi ed enigmatici come i buchi neri, separati dal resto dell’universo mediante un orizzonte degli eventi che impedisce dall’esterno ogni previsione sui processi che vi si compiono all’interno. Lanciare uno sguardo oltre la Singolarità è un po’ come scrutare nel buio: non è un caso se una delle immagini ricorrenti nel romanzo di Stross è il cono di luce futuro, ovvero il campo delle possibili linee evolutive che possono scaturire da un dato fenomeno o evento. L’idea di Vinge ha avuto un successo straordinario, incontrando un plauso generale nella comunità scientifica ancor prima che tra le schiere dei suoi colleghi scrittori. In effetti, se solo a partire dall’inizio del nuovo secolo sempre più scrittori si sono avvicinati a queste tematiche d’avanguardia, la lezione di Vinge veniva subito apprezzata da scienziati, ricercatori, futurologi e tecnofori. Il suo articolo era stato accolto come una sorta di vangelo dalla comunità internazionale che proprio in quegli anni andava scoprendo l’applicazione estensiva e intensiva dell’informatica ai processi della vita produttiva, inerpicandosi sulla china che di lì a breve avrebbe condotto al boom dei servizi informatici e all’avvento del web.A risentire delle sue intuizioni è stato anche un fronte trasversale che aggrega intorno al seme del progresso persone accomunate dall’intento di un impiego migliorativo della tecnologia a beneficio della nostra vita quotidiana. Tra i più illustri esponenti del transumanesimo, organizzatosi in una società internazionale (la World Transhumanist Association fondata nel 1998 per iniziativa di Nick Bostrom e David Pearce, presente anche da noi con l’Associazione Italiana Transumanisti), spicca il nome di Ray Kurzweil, a cui si deve la già citata legge dei ritorni accelerati che nel 2001 estese la legge di Moore al progresso tecnologico nella sua interezza. Ci chiedevamo poc’anzi cosa sarebbe successo al raggiungimento del limite ultimo dell’industria dei semiconduttori. Guardando all’esperienza pregressa dell’umanità, Kurzweil risponde che ogni volta che in passato una tecnologia si è imbattuta in una barriera, una nuova tecnologia è stata inventata per aggirare l’ostacolo,

soppiantando la precedent. Queste progressive “traslazioni di paradigma” si stanno succedendo a velocità crescente, portando a “un cambiamento tecnologico così rapido e profondo da rappresentare uno strappo nell’ordito della storia umana”. È a questi cambiamenti sempre più rapidi che allude il nome del principio di cui può oggi vantare la paternità. Nell’articolo che lo enunciava, Kurzweil scriveva:
“Una analisi della storia della tecnologia rivela che il progresso tecnologico avanza con velocità esponenziale, contrariamente alla prospettiva lineare intuitivamente suggerita dal senso comune. Per questo non sperimenteremo 100 anni di progresso nel XXI secolo, ma – al passo attuale (2001, N.d.R.) – sarà piuttosto come vivere 20000 anni concentrati in un solo secolo. I “ritorni”, come la velocità dei chip e la loro efficienza, aumenteranno esponenzialmente a loro volta. E possiamo ipotizzare una crescita esponenziale del tasso stesso della crescita esponenziale. Nel giro di qualche decennio, l’intelligenza delle macchine supererà quella degli uomini, portando alla Singolarità – una rivoluzione così rapida e radicale da rappresentare uno strappo nell’ordito della storia umana. Le implicazioni coinvolgono la fusione dell’intelligenza biologica con il suo equivalente non-biologico, la realizzazione dell’immortalità mediante la resimulazione software, e livelli elevatissimi di intelligenza che si diffonderanno nel cosmo alla velocità della luce”.
Questo vertiginoso tasso di avanzamento del progresso tecnologico echeggia nella significativa scelta del titolo: Accelerando è la sinfonia dei tempi nuovi, la storia possibile del XXI secolo. Una storia immaginaria che sicuramente verrà tradita dagli eventi. Forse addirittura superata. Ma proprio per questo potrebbe servire da palestra cognitiva per menti giovani, magari ancora dietro i banchi di scuola. La carica dirompente di questa ipotesi non era comunque passata del tutto indifferente nella letteratura di genere. Echi della Singolarità erano già serpeggiati nelle opere di altri illustri scrittori di fantascienza: ma se nella Trilogia del Ponte William Gibson ne esplorava le premesse interrompendo la narrazione esattamente a ridosso del suo avvento (riproducendo letterariamente la caratteristica impossibilità speculativa che fa seguito all’evento), Michael Marshall Smith (Ricambi), Ken MacLeod (Divisione Cassini) e Richard Morgan (Bay City, quasi contemporaneo di Accelerando) collocavano il loro punto di vista talmente avanti nel tempo da rendere la Singolarità un evento ormai assorbito nella trama della storia, ricondotto così nell’ordine narrativo delle cose. Diversamente da questi illustri colleghi, Stross ha escogitato un terzo approccio alla Singolarità, probabilmente il più ambizioso: per primo ha tentato un assalto frontale al concetto, confrontandosi con il suo progressivo svolgimento.