- Se me lo chiedi vuol dire che lo sono.- Effettivamente è così, volevo solo essere sicura che tu lo volessi.Non si dissero altro. Ledeo si avviò verso il corridoio. Finalmente era di nuovo ad un passo dal nulla. Si lasciò cadere senza esitare.

Silenzio. Tepore. Un lieve senso di tensione. Questa volta non aveva perso i sensi. Ne era sicuro. Come era sicuro che la caduta non era durata che un attimo. Ora era lì. Completamente nudo galleggiava in quel mare di bianco ed uno ad uno i pensieri si diradavano, o meglio svanivano quelli superflui per lasciare spazio a idee primarie.

Io.

Essere pensante.

Collocato in uno spazio?

Parte dello spazio?

Respira.

L'aria si era fatta leggermente più fresca.

Io.

Uomo?

Pedina?

Libero arbitrio. Concetto interessante.

Intorno a lui il bianco si stava piano piano accartocciando su sé stesso e tra le pieghe che si andavano a formare il nero dello spazio e la fredda luce delle stelle ne prendevano velocemente il posto.

Ora davanti ai suoi occhi c'era un solo pianeta, il suo. Le sagome dei due principali continenti erano inconfondibili. Per un momento Ledeo sentì stringersi lo stomaco. Per quanto poco gli avesse dato quel posto era stato per quasi trent'anni la sua casa. Odori e sensazioni incominciarono a susseguirsi. Frammenti di ricordi non supportati da immagini.

Intrappolato in questa spirale emozionale si dimenticò di tutte le cose che si era ripromesso di fare. Restò li, fermo davanti a quell'immagine che continuava a regalargli sensazioni alle quali non aveva mai dato molta importanza ma che ora lo rapivano completamente. I sapori del cibo e delle bevande, gli odori dei luoghi che aveva visitato o delle stanze in cui aveva vissuto, il suono della gente che correva nelle strade per sfuggire agli attacchi delle squadre punitive, la voce ancora giovane di sua madre che gli diceva d’essere forte. Non c'era differenza, sia i ricordi positivi sia quelli spiacevoli scaldavano allo stesso modo il suo animo. Poi all'improvviso un'onda di luce s’irradiò dal pianeta perdendosi nello spazio. Prima di riuscire a capire cosa stesse accadendo un unico, assordante urlo di dolore travolse Ledeo con una violenza inaudita. Un solo grido ma formato da milioni di voci, come se tutti gli abitanti del pianeta si fossero messi d’accordo per gridare all'unisono il loro dolore. L'azzurro degli oceani divenne in pochi istanti di un rosso carico e le nuvole che prima coprivano gran parte del globo si ritirarono come la plastica quando la avvicini al fuoco.

Non ci sono parole per descrivere la sensazione di totale impotenza e incredulità che stava vivendo Ledeo. Fece appena in tempo a realizzare che il suo pianeta era giunto al capitolo finale della sua storia quando con un boato sordo, esplose in miliardi d’inutili frammenti inanimati. Nello stesso istante sentì che anche al suo cuore era toccata la medesima sorte. Tutte le emozioni e le sensazioni che aveva conservato fino a quel momento esplosero in mille pezzi perdendosi nel gelo dello spazio per lasciare nel suo petto solo un'ottusa incredulità, un dolore così profondo da non poterlo riconoscere come il proprio.

Il tutto era durato solo alcuni secondi. Ora il corpo di Ledeo galleggiava inanimato nel silenzio.

Nero.

Assenza.

Freddo.

Nient’altro.

Perché?

Perché lo hanno fatto?

Perché?

Quell’inutile domanda continuava a rimbalzare nella testa di Ledeo. Avrebbe voluto farla tacere. Tornare all'oblio di silenzio in cui stava così bene, invece non poteva. Non era la sua quella voce, ma di Madres. Si trovava ancora sul piano parallelo.

- Basta ti prego, fai silenzio.

- Devo capire, davo sapere...

- L' unica cosa che conta è che è successo. Non c'è altro da spiegare.

- Che cosa provi?

Che cosa provava?Per un attimo cercò di guardarsi dentro. Nulla.

- Mi sento completamente svuotato.

- Non capisco.

- Non provo nulla. Non sento dolore o meglio, il dolore ha coperto tutto il resto, come una nevicata improvvisa. Solo freddo e silenzio.

- Come una nevicata... forse ora ho capito.

Ledeo voleva fare una domanda a Madres, esitò un attimo perché gli sembrava strano farla ad un computer.

- E tu cosa provi?

Ci fu un momento d’attesa.

- Incredulità, frustrazione. Trovo inconcepibile l'autodistruzione programmata di un pianeta e della sua civiltà. E' un evento che non era compreso nelle mie statistiche. Ora molte sicurezze logiche vacillano, sono saltati molti schemi

- Si ma oltre a questo cosa provi in questo momento?

Ci fu di nuovo una pausa. Questa volta leggermente più lunga.

- L'evento è stato assimilato, per quanto incomprensibile appartiene al passato, ora provo solo il desiderio di riordinare i miei pensieri per affrontare la ricostruzione. Dopo la neve arriva sempre la primavera.

Quell'ultima metafora voleva umanizzare una serie di pensieri che d’umano avevano ben poco.

- Io non ne ho le forze.

- Non ti preoccupare, rilassati e non pensare a nulla. Rinasceremo insieme, questa condivisione emotiva non può che renderci più forti, più uniti.

Ledeo prese un respiro e fu subito la pace.

Quando riaprì gli occhi era di nuovo nel letto della sua stanza. Di sicuro M.I.S. si era presa cura di lui ma questa volta non era nei paraggi. Ledeo era solo. Si tirò su a sedere, un solo pensiero gli dondolava nella testa: il suo mondo era sparito. Distrutto. Milioni di persone zittite in un battito di ciglia. Per cosa poi? Di certo la solita robetta, i capricci di un potente logorato dall'ignoranza. Più potere, più denaro, o forse solo perché la ragione deve essere sempre e comunque la sua.