Ad un anno esatto dalla fine della missione, un piccolo computer, proprio dietro una di quelle porte, si accese. Il suo segnale era naturalmente indipendente dal sistema centrale e Ledeo\Madres non si accorse di nulla. Nell' oscurità della piccola stanza la fievole luce dello schermo acceso non bastava neanche a dissipare le ombre dagli angoli. Quello che si vedeva era comunque sufficiente per capire cosa stava succedendo. Una capsula iperbarica aveva cominciato la procedura d'apertura. Il corpo contenuto in essa stava già cambiando colorito. Il pallore azzurrognolo tipico della "vita sospesa" lasciava il posto al colore naturale della pelle, man mano che il sangue tornava a scorrere nei capillari. Ci vogliono circa 12 minuti perché l'operazione abbia termine, ma già dopo sette il cervello riprende coscienza di sé ed è di nuovo in grado di produrre pensieri. L' uomo nella capsula cominciava ad avvertire le sensazioni che il suo corpo raccoglieva. Aveva già avuto un'esperienza simile ma anche questa volta non poté fare a meno di sorprendersi. Era come rinascere purificati, poteva avvertire l'energia della vita riprendere possesso delle sue membra, i pensieri diventare sempre più lucidi e affilati. La volontà. La volontà di dominare diventare sempre più presente, quasi tangibile. Un'amica fidata che lo ha accompagnato e sostenuto per tutti quegli anni, e che ancora una volta sentiva viva e pulsante dentro di lui.Dopo 12 minuti e 32 secondi dall'inizio della procedura la capsula si schiuse automaticamente. Finalmente dopo 14 anni Homn poté tornare a respirare ossigeno.Uscì dalla capsula con molta calma. Ricordava perfettamente dove aveva lasciato la sua tunica, la prese e la indossò. Continuava a muoversi lentamente ma intanto nella sua testa i pensieri si susseguivano rapidi. Uno su tutti lo tormentava. Voleva sapere se i suoi piani avevano dato i frutti sperati. C' era un solo modo per saperlo: uscire da lì e salire in plancia.

Non attese oltre. Si avvicinò allo scanner ottico per il riconoscimento. Dopo alcuni secondi la porta si aprì sul corridoio. Homn era consapevole che la sua presenza sarebbe stata immediatamente notata, ma ormai non aveva più alcuna rilevanza. Alzò il cappuccio per coprirsi il capo e prese a camminare con passo lento ma sicuro.

No. Non era possibile. Un umano stava camminando nei corridoi della Novak e lui non si era accorto di nulla fino a quel momento, che cosa stava succedendo? Ledeo\Madres concentrò immediatamente i suoi pensieri su quella creatura. Gli ci volle meno di un momento per capire di chi si trattasse, ma la scoperta non lo tranquillizzò per niente. Homn. Quel nome lo catapultò in una seria di ricordi amari e scomodi che per anni aveva cercato di seppellire. Cosa voleva? Che cosa stava succedendo?! Mancava ancora un anno alla fine del viaggio, perché il Primo sacerdote si era svegliato adesso? E soprattutto come aveva fatto a sfuggire alla sua vista per tutto questo tempo? Doveva capire che dietro quelle maledette porte insondabili anche dai suoi sensori poteva nascondersi qualche problema. Era stato incredibilmente superficiale nel valutare la cosa. Un residuo di stupidità umana. Questo pensiero lo irritò più della vista di Homn. Comunque adesso non aveva più importanza, la situazione sarebbe rimasta sotto il suo controllo, qualunque cosa fosse successa. Lui era l'Evoluzione e non aveva nulla da temere, neppure dal Primo sacerdote dell'Ordine Labirinto.

Avrebbe potuto mettersi subito in contatto audio con Homn ma preferì aspettare che lui arrivasse in plancia. La sorpresa iniziale aveva lasciato il posto alla curiosità, e comunque non voleva fare la prima mossa. Sapeva bene che in certe occasioni era meglio giocare in difesa.

La porta si aprì silenziosa e Homn attraversò la stanza con un obiettivo ben preciso. Si fermò davanti al corpo inanimato di Ledeo osservandolo attentamente. Appariva compiaciuto da quella vista. Poi voltando di scatto le spalle a quello che ormai era solo un simulacro incominciò a parlare.

- I miei complimenti Ledeo! O forse dovrei farli a Madres.

- Non ha nessuna importanza. Ormai siamo una cosa sola.

Ledeo/Madres aveva utilizzato la telepatia per comunicare con Homn. Era certo di poterlo fare ma metterlo in atto per la prima volta gli procurò un brivido di piacere.

Homn da par suo non sembrava minimamente turbato da quella situazione anzi, la sua espressione era sempre più compiaciuta. Questo non era un buon segno. L/M avrebbe voluto essere anche in grado di leggere il pensiero ma ciò non era ancora nelle sue possibilità.

- Sai, ero sicuro che le cose sarebbero andate nel giusto modo. Sbaglio raramente, specie quando curo tutto di persona.

Il suo tono di voce era sempre il medesimo. Sicuro, suadente eppure fermo. I suoi occhi erano celati dal cappuccio ma la forza del suo sguardo s’intuiva comunque. Eppure Ledeo/Madres non si sentiva per niente intimorito questa volta. Dalle poche parole che il Sacerdote aveva detto incominciava a delinearsi un quadro piuttosto inquietante. Ma non c'era fretta. Lo avrebbe fatto parlare per raccogliere più dati possibili.

- Dimmi, da quanto è avvenuta la fusione?

- Il tempo non ha più alcuna importanza per me. Tu piuttosto, la tua presenza qua, in questo momento non era prevista.

Per un attimo Homn parve seccato, forse per non avere ricevuto una risposta alla sua domanda. Comunque durò solo un istante. Quando riprese a parlare il suo tono non era cambiato.

- Non era prevista da te ma ti posso assicurare che era stata progettata da lungo tempo. Come era stata progettata anche la strada che ti ha portato ad unirti a Madres.

Il pensiero di Ledeo/Madres prese a vorticare freneticamente intorno a quell'ultima frase. Era davvero possibile che le sue scelte fossero state pilotate. Più ci pensava e meno gli sembrava plausibile.

- Non parli. Sapevo che avresti trovato la cosa degna di nota. Certo non ho potuto influenzare completamente le tue scelte ma ti ho studiato a lungo. Per molto tempo, direi da quando sei nato. Probabilmente ti conosco meglio di quanto ti conosca tu stesso. Mi è bastato creare la situazione adatta, le giuste pressioni emotive, ed ecco che tutto è andato come volevo io.

Stupido! Imbecille! Idiota borioso e pieno di sé! Ledeo/Madres non sapeva come maledire la propria cecità. Il sue ego era diventato così vasto da coprire ogni cosa. Era stato manipolato, diretto come una marionetta. E ci si era pure gongolato felice e soddisfatto di quella condizione.