Halo. E Max Payne. Sono i déjà vu con cui bisogna fare i conti già dopo pochi minuti di Advent Rising, l’opera prima di GlyphX. Una casa di sviluppo dello Utah che non ha di certo scelto il basso profilo per il suo ingresso nell’industria, accanto al produttore Majesco, purtroppo finito poi in cattive acque. Dietro il nome Advent Rising si nasconde un progetto che mira alto, le Guerre stellari videogiocose dello scrittore di fantascienza Orson Scott Card, di cui il titolo arrivato recentemente in Italia con Thq e Halifax rappresenterebbe il primo tassello di una trilogia e, forse, molto altro ancora. Il condizionale è d’obbligo perché, a seguito dei guai finanziari dell’editore americano Majesco, non è chiaro se il progetto continuerà o sia invece naufragato. Eppure, anche se non originalissimo, Advent Rising muove appassionante i suoi passi lungo un’epica dell’azione e del racconto e mette tanta carne al fuoco, addirittura – verrebbe da dire in conclusione – troppa.

Il futuro che fa da sfondo al videogame è di quelli remoti: astronavi e stazioni orbitali, senati intergalattici, alieni senzienti e la razza umana sulla via dell’estinzione. Il problema sono i Seekers, lucertoloidi belligeranti che temono l’avverarsi di un’antica profezia, secondo la quale l’universo un giorno verrà guidato da un popolo eletto, gli uomini. Tra le colonie rimaste in piedi ce n’è una sul pianeta Edumea, dove si trovano di stanza i piloti Ethan Wyeth, suo fratello minore Gideon e la fidanzata di quest’ultimo, Olivia. Quando una delegazione dell’alto consiglio aureliano raggiunge lo spazioporto di Edumea per avvisare gli uomini del pericolo incombente, i fratelli Wyeth vengono incaricati di scortare la rappresentanza terrestre per il contatto. Gli aureliani sono una razza tecnologicamente avanzata, quanto saggia e pacifica, e hanno attraversato intere galassie per portare il loro aiuto agli umani. Forse però è troppo tardi. I Seekers hanno messo in campo una flotta potente, le esplosioni, i mastini... E tutto sembra volgere al peggio. Proprio come in Halo, è quindi una corsa verso la salvezza in una base in fiamme il primo obbiettivo che deve assolvere Gideon, il personaggio controllato dal giocatore. Anche se Orson Scott Card ha riservato al giovane pilota un destino ben più grande, che inizia a palesarsi con la comparsa di alcuni fantastici poteri. E se fosse Ethan il prescelto che condurrà il popolo degli uomini alla risurrezione?

Lo scrittore, due volte premio Hugo e Nebula con la saga letteraria di Ender’s Game (Il gioco di Ender, editrice Nord) dove compaiono con un ruolo chiave proprio i giochi per computer, non è alla sua prima esperienza con i videogame. In passato ha collaborato con la LucasFilm dell’epoca d’oro delle avventure grafiche: come consulente per Loom (1990), scrivendo gli esilaranti insulti del duello sul ponte di The Secret of Monkey Island (1990) e i dialoghi di The Dig (1995). Il coinvolgimento in Advent Rising è stato però maggiore. Oltre ad aver scritto e sviluppato personalmente la sceneggiatura, dialoghi compresi, Card ha diretto anche il doppiaggio, affinché tutti i tasselli narrativi della vicenda di Gideon Wyeth seguissero perfettamente la sua visione. E che dietro all’impasto epico di Advent Rising ci sia una mano capace lo si nota subito, perché gli stessi personaggi che in molti videogame sono fredde comparse di bit, nel gioco di GlyphX assumono un carattere più umano, riescono a inserirsi e comunicare tra loro come attori di un film, o di un'avventura grafica, piuttosto che di un titolo di azione.

L’azione è il naturale risvolto ludico di questa storia “calda”. Essenzialmente in terza persona, anche se con un clic si può passare nella più classica delle visuali in soggettiva, vede Gideon saltare a destra e a sinistra, facendo fumare un ricco arsenale di bocche da fuoco – anche due contemporaneamente, scuola John Woo - tra coreografie acrobatiche varie, mentre si diletta a umiliare i nemici lanciando sfere energetiche e muovendosi, come in Matrix, in un mondo al rallentatore. Ci sono poi i mezzi da pilotare, a partire dall’immancabile buggy, e un semplice sistema di evoluzione del personaggio. Le cose da fare, insomma, non scarseggiano, calcolando che il giocatore può intervenire pure manipolando - con le decisioni prese in appositi crocevia - certe sezioni narrative.

Non tutti i meccanismi funzionano però perfettamente, e a volte diventa difficile leggere l’azione tramite la stesura complicata e poco precisa della celebre accoppiata mouse & tastiera redatta dagli sviluppatori. Dalla fisica dei veicoli all’intensità delle fasi con le armi, l’impressione è che i numerosi aspetti presenti in Advent Rising non siano stati adeguatamente approfonditi e che il gioco si risolva in uno sparatutto arcade non particolarmente impegnato. Un vero peccato perché le idee, anche se qua e là vivacemente citazioniste, non mancherebbero. L’ambizione del progetto ha purtroppo cocciato – è un’ipotesi – con budget e una logistica non appropriati. Così si hanno ambientazioni affascinanti e uno stile grafico sgargiante, quasi psichedelico nella fusione dei colori e ispirato ai fumetti americani del terzo millennio, ma non la potenza tecnologica dei kolossal contemporanei; una ricchezza di parti, ma non l’armonia delle forme. Se è vero che nei videogiochi funzionano di più le ali di carbonio di quelle di cera, va comunque riconosciuto ad Advent Rising di essere, nonostante i limiti, strapieno della passione - magari a tratti anche fallace - dei suoi autori. A Orson Scott Card di saper intessere trame. Ora dipende da quanto uno è bravo a chiudere gli occhi e farsi trasportare.