Ancora Patrice Duvic
Ancora Patrice Duvic
Interviene Monique: "E la coabitazione era possibile."

Patrice: "La coabitazione era possibile, eravamo i loro creatori, si sarebbero comportati bene con noi, ma quel che era veramente importante era l'evoluzione della conoscenza, il fatto di passare a una tappa successiva, a un essere superiore che poteva essere il robot, o almeno questo era il termine che usava lui, ma che sarebbe stato qualcosa di dotato di più capacità rispetto a noi, che poteva sopravvivere in ambienti molto più difficili, come lo spazio, il grande freddo, e lui non vedeva affatto tutto ciò in maniera negativa. Anzi, diceva, possiamo essere orgogliosi di essere riusciti a raggiungere questa tappa ulteriore. Aveva quest'ottica - diciamo - generosa, per cui la conoscenza progredisce sempre più, noi siamo arrivati un po' al capolinea, e be', se è possibile passare a un altro livello e delle creature metalliche o informatiche possono fare il lavoro con noi, perfetto. Quindi non c'era nessuna forma di paranoia. Così come possiamo dire che le generazioni che verranno dopo di noi sapranno più cose, saranno più brillanti, saranno meno stupide, per lui questa generazione dovevano essere i robot".

Io: "Perché non ci sono robot oggi?"

Patrice: "Sì sì, ci sono studi per realizzare dei robot molto pratici, per far piacere alle persone, o li avremo molto presto".

Monique: "Ci sono già, ma concepiti in una maniera diversa."

Io: "Sì, appunto, non c'è veramente il robot come in Asimov."

D: "Sì, c'è un mercato per i cagnolini, per esempio. No, i robot tipo Guerre Stellari, o come li immaginava Asimov, o Simak - non bisogna scordarsi quelli di Simak - li avremo tra vent'anni, perché fa parte dell'immagine culturale per cui i ricchi vogliono avere un tizio in smoking con una testa metallica che venga a portar loro l'aperitivo. Abbiamo già avuto il cane, avremo presto il gatto, forse il maggiordomo.

Sarà il tipo perfetto che ti dirà che cravatta scegliere, qual è il miglior albergo a Tokyo, qual è il miglior vino in Sardegna, sarà tutto il meglio, il perfetto maggiordomo, il maître d'hotel, ci dirà: 'oggi pioverà, vestitevi così, incontrate il signor... sapete che non gli piacciono le cravatte rosa, mettetene piuttosto una blu...' Insomma, avrà tutto questo in memoria, quindi non avremo più bisogno di ricordarcene. Ma per tornare ad Asimov, per lui l'importante era la crescita dell'intelligenza, della conoscenza, della comprensione, e che riguardi noi o i robot, non gliene fregava niente. Non è importante, quel che è importante sono i valori da perseguire, la coscienza, l'intelligenza e il progresso".

E allora, questi robot che si ribellano?

"In lui capita quando ci sono degli umani che non sono stati abbastanza intelligenti per programmarli bene e a volte ci sono incidenti, seccature, bug, ma nel suo caso non sono robot che si ribellano. Li si condizionano un po', si dice loro non bisogna fare questo e quest'altro, e soprattutto bisogna proteggere gli umani... Asimov faceva comunque parte di un gruppetto di persone che si chiamavano Futuriani, tra cui c'era gente come Donald Wollheim, Fred Pohl, e così via, che ragionavano soprattutto su delle nozioni di sinistra, in particolare su quel che era successo in Europa, sia da parte tedesca sia russa, di dove era originario Asimov. Avevano le idee chiare su che cosa fosse la segregazione, e lui cercava di attenuare un po' quest'aspetto, nel senso che sognava un mondo senza discriminazioni, compresi i robot. Insomma, l'idea era: non ripetiamo con i robot gli stessi errori commessi con i neri e con gli ebrei, quello che importa è di essere umani o qualcosa di simile. Era generoso, ha cominciato a scrivere di queste cose, poi ha continuato sulla stessa linea, che si parli dell'idea della conoscenza, della civiltà in Fondazione, per esempio, oppure una delle storie che amo molto di Asimov è Notturno, il racconto che si svolge su un pianeta illuminato da diversi soli, dove imprivvisamente si verifica un'eclisse, e in quel momento le persone ricadono nella barbarie perché non riescono a capire quel che succede: c'è quest'idea che quel che è importante è di riuscire, anche nei periodi oscuri, barbari, di mantenere la civiltà, la conoscenza, questo è sempre stato il suo chiodo fisso, e se i robot possono farlo meglio di noi, be', tanto meglio. Quindi è esattamente il contrario del film, se ho ben capito il trailer. Sarebbe comunque bene che qualcuno tra di noi vedesse il film".