Il tema dei generi è fondamentale, tu e Paolo Albiero avete dedicato un bellissimo libro a Fulci intitolato Il terrorista dei generi, perché questo titolo? Vuoi parlarci del vostro libro?

Il titolo è ispirato a una delle più significative e azzeccate definizioni che Fulci abbia mai dato di se stesso. L'immagine di un artigiano (ancor prima che artista) che lavora in silenzio, all'interno del sistema, dei canoni consolidati di una macchina produttiva quale era il cinema popolare degli anni '60,'70, '80, e che all'improvviso... innesca e fa esplodere cariche tematiche e visuali dirompenti, in grado di sovvertire schemi e regole. Il progetto del libro nasce molti anni fa, insieme alla scoperta che Lucio Fulci non era soltanto Paura nella città dei morti viventi, cosa che (spero per poco, dopo l'uscita del volume) molti ancora credono. E poi c'è stata la voglia di sapere com'era fatto e come lavorava quest'uomo loquace e irrequieto, capace di saltare da Franco & Ciccio a Franco Nero, da Celentano e Mina agli zombi, da Poe a Lovecraft. Ne è risultato una specie di "romanzo" documentario che, ripercorrendo e analizzando la vita, le opere, le avventure e le disavventure di Lucio Fulci, ci ha portati giocoforza anche a comporre un affresco dettagliato di trent'anni e più di cinema italiano considerato di "serie b". Un universo di tecnici, caratteristi e strani personaggi che gravitava attorno a Fulci, perché Lucio aveva lavorato quasi con tutti.