Ogni mattino Bod fa colazione con le buone cose che prepara la signora Owens. Poi va a scuola e ascolta le lezioni del maestro Silas. E il pomeriggio passa il tempo con Liza, sua compagna di giochi. Bod sarebbe un bambino normale. Se non fosse che Liza è una strega sepolta in un terreno sconsacrato. Silas è un fantasma. E la signora Owens è morta duecento anni fa. Bod era ancora in fasce quando è scampato all'omicidio della sua famiglia gattonando fino al cimitero sulla collina, dove i morti l'hanno accolto e adottato per proteggerlo dai suoi assassini. Da allora è Nobody, il bambino che vive tra le tombe, e grazie a un dono della Morte sa comunicare con i defunti. Dietro le porte del cimitero nessuno può fargli del male. Ma Bod è un vivo, e forte è il richiamo del mondo oltre il cancello. Un mondo in cui conoscerà l'amicizia dei suoi simili, ma anche l'impazienza di un coltello che lo aspetta da undici lunghissimi anni...

Il Figlio del Cimitero (The Graveyard Book), l'ultimo romanzo di Neil Gaiman, recentemente premiato con il premio Hugo, è una favola nera per ragazzi.

In questo romanzo Gaiman riprende il personaggio di Nobody Owen, detto Bod, che era stato protagonista di un racconto nella raccolta Il cimitero senza Lapidi e altre storie nere.

Il target adolescenziale non è sinonimo di puerilità nelle trame e nella struttura narrativa. Molto del miglior Gaiman lo si può trovare nelle prove destinate a un pubblico di ragazzi, quando non di bambini, si pensi a Coraline o Stardust.

Questo romanzo quindi ha una ottima costruzione narrativa, ricca di spunti e di personaggi ben strutturati.

Se il lettore giovane viene sicuramente accarezzato dall'autore, con una narrazione che evoca più che descrivere con minuzia orrori e violenza, anche il lettore adulto può trovare una piacevole pausa dagli efferati manierismi di certa letteratura fantahorror contemporanea, che nasconde il vuoto di idee dietro l'effettaccio a buon mercato e alla prosa enfatica e ridondante. Nulla di tutto questo troverete qui, ma solo una buona prosa composta con eleganza e senso della misura. Una eleganza che l'ottima traduzione è riuscita a trasporre dall'originale.

C'è il senso dell'avventura classica -il titolo originale è una esplicita citazione del kiplinghiano Libro della Giungla- ma non pensiate di trovarvi davanti a una banale sostituzione degli animali con le creature del mondo del paranormale. L'intento di creare una intensa favola nera è riuscito.

Il giovane Bod cresce con naturalezza assieme a quelle creature che invece nel mondo normale sono viste con paura, come vampiri, fantasmi, licantropi, in un un luogo oltretutto legato alle paura ancestrale della morte, come il cimitero.

Il merito di questo tema è di riportare il tema della morte al centro dell'immaginario infantile, dopo tempi in cui l'eccesso di politicamente corretto ha portato a essere iperprotettivi nei confronti dell'infanzia.

Ricordiamoci come molte tradizioni popolari invece mirano a fare prendere ai bambini confidenza con il tema, come per esempio il culto dei regali dai morti, che è ancora vivo nel sud-italia.

Questo non è mai stato un problema nel mondo anglosassone, che festeggia da sempre Halloween. Ma Gaiman toglie a questo rapporto ogni morbosità o eccesso di granguinolesco, retaggio dell'ondata horror splatter degli anni '80.

Il romanzo è anche un racconto di formazione, che ci mostra la curiosità di Bod verso il suo mondo di origine, il mondo dei vivi, quello dove dovrebbe essere di casa, ma con il quale invece ha grosse difficoltà di comunicazione.

Anche il tema della difficoltà di comunicazione non manca di illustri precedenti, ma nel complesso la proposta di Gaiman non stona, perchè ben scritta.

A qualcuno poi l'espediente delle scritte sulle lapidi potrà fare pensare all'antologia di Spoon River.  Forse non siamo a livelli così alti di poetica, ma siamo nel terreno di una buona prosa, condita di humor nero intelligente.

L'unico appunto che si può fare a questo libro è che il mondo narrativo costruito da Gaiman rimane forse nel reame dell'evocato. Ma forse è un difetto solo se si confronta questo romanzo con le complesse costruzioni mitologiche di altri volumi di Gaiman. Spostare il fuoco sull'universo narrativo allargandosi molto oltre i personaggi,  forse in questo caso avrebbe appesantito la narrazione, facendo esulare il volume dal suo scopo, che è quello di intrattenere il lettore senza essere banale.