- Fa lo stesso. E' brutto da vedere - ribatté lei. Aveva alzato la voce, segno che la sua frustrazione di falsa madre stava per scaricarsi nel peggiore dei modi: con un litigio.

- Jenny, non fare così. Se vuoi, la prossima volta ti accompagno.

- Non cambierebbe nulla.

- Allora buttiamo questo nano urlante nel cesso, okay? - aveva alzato la voce anche lui.

- Ma cosa dici? - gridò lei, orripilata.

- Se non ti piace, possiamo sostituirlo con un criceto! Non fai che lamentarti! L'ho spento solo una volta!

- Non è vero!

- E' vero, invece!

Pieno di rabbia, Luke allungò una mano e la toccò dietro l'orecchio. Jenny chinò la testa e rimase immobile.

- Porca miseria - borbottò lui. Cavolo, non riesco ad affrontare da persona adulta i problemi del nucleo familiare, pensò. Lanciò un'occhiata a Roger e alla sua mamma, fermi come manichini. Il desiderio di Jenny, in fondo, era anche il suo. Voglia di cose vere. Basta con relè, schede elettroniche, microchip, cavi e interruttori. Si alzò e si avviò stancamente verso la camera da letto. Prima di chiudere la luce guardò i tre personaggi incastonati nel salotto. Il cane andava revisionato, senza dubbio. Jenny necessitava di un controllo alla memoria centrale, quella che sembrava aver perso informazioni preziose circa il rispetto che doveva avere per lui. E infine Roger. No, il pupo era perfetto così. Aveva reagito in maniera assolutamente giustificabile all'attacco inaspettato dell'amico a quattrozampe. Ma quale genitore, dopo una spossante giornata di lavoro, non avrebbe ceduto alla tentazione di usare il pulsante dietro l'orecchio? Luke spense la luce, entrò in camera e si buttò sul letto. La sveglia sul comodino era programmata per le sei, ora in cui avrebbe sparato una serie di segnali ad alta frequenza per riportare in vita il trio dei surgelati.

Luke si girò e rigirò per trovare la posizione giusta. Poi, visto che non riusciva a portare pace tra i suoi pensieri, allungò una mano dietro l'orecchio e si scollegò anche lui, robot tra i robot.