L'Ebreo aveva un viso da persona perbene.

Aveva i capelli scuri e gli occhi ancora più scuri; forse il naso, dritto e sottile, era un tantino troppo lungo ma l'effetto globale non era per niente sgradevole. Vicino alla bocca, sul lato sinistro del viso, il giovane aveva una piccola cicatrice bianca che Maggie trovò molto sexy.

Va bene, è carino, pensò tra sé, ma non ci voglio lavorare lo stesso...

Joel le porse il connettore e la invitò a collegarsi alla consolle.

Mentre lei si inseriva nel cranio il lungo spinotto d'acciaio con gesti lenti ed esperti, Joel si strinse la fascia di neurotrasmettitori sulla fronte, quindi disse:

- Pronta?

- Pronta. - gli fece eco Maggie dopo qualche secondo.

Joel spense la luce e accese la consolle, proiettando in un attimo le loro coscienze sulla griglia di energia informe e luminosa della Virtual-Rete.

* * *

Andava tutto troppo bene.

Rafe osservava il suo cliente mentre il vecchio giapponese discuteva animatamente con un corpulento uomo di colore coperto di catene d'oro. Seduti attorno a quel tavolo c'erano tutti i pezzi da novanta della Periferia: il giro d'affari di quella sera avrebbe fatto impallidire la borsa di New York e di New Tokyo messe assieme. L'attenzione di Rafe fu catturata da un improvviso rumore pulsante captato dal sistema di monitoraggio esterno, solo leggermente udibile come una sorda vibrazione dalla sua posizione nel seminterrato dell'albergo. Isolò il suono e lo passò all'analizzatore di banda che, confrontatolo con la sua banca dati rispose: camion equipaggiato con pneumatici antiproiettile a 1.2 chilometri di distanza.

Non era niente di importante.

Rafe si permise di distendersi per qualche secondo contro lo schienale della sua poltroncina di osservazione. Aveva riveduto il programma di incontri di Nakamura ormai infinite volte ed era sicuro che il sistema difensivo da lui approntato non presentasse alcuna falla. Quel che era strano però era che non fosse successo nulla di insolito, assolutamente nulla in tre giorni. Era come se Dio, o chi per lui, avesse deciso che la missione di Nakamura dovesse andare liscia come l'olio.

Quella sera stessa, dopo l'ultimo appuntamento in programma, Nakamura sarebbe partito per la costa orientale, per concludere altri affari con le Corporazioni locali e Rafe avrebbe avuto i suoi tre milioni di nuovi yen.

Il tutto era maledettamente strano.

* * *

Nakamura sapeva di avere un angelo custode ma senz'altro non poteva sapere di averne due e che il secondo vigilava sulle sue mosse con finalità tutt'altro che benevole.

Joel aveva passato, per la prima volta dopo quasi un anno, tre giorni interi attaccato alla sua consolle e a una unità di sostentamento biologico; sdraiato nel suo bozzolo di fibra di vetro pareva una larva di qualche insetto mutante a cui al posto delle antenne fossero spuntati dei cavi di collegamento neurale.

A intervalli regolari percepiva la presenza di Maggie che si collegava alla consolle per ricevere i suoi aggiornamenti e per prepararsi alla sua parte nel piano. La loro coordinazione era migliorata in modo incredibile dal loro primo collegamento, soprattutto da quando Maggie aveva accantonato la sua testarda ostilità e si era decisa a collaborare in modo serio; ora la ragazza si era abituata a muovere la testa in modo che le immagini captate dal suo occhio Zeiss-Ikon fossero pulite e comprensibili per Joel che le riceveva direttamente nella sua mente attraverso un vecchio satellite spia cinese di cui era riuscito a rubare i codici di trasmissione e ricezione.