La fantascienza, dicevo prima. Un genere che da decenni porta avanti discorsi premonitori talora resi obsoleti dall'evolvere di una realtà che corre più in fretta dell'immaginazione, e citare nella loro qualità di profeti nomi di classici come George Orwell, Ray Bradbury, Philip Dick o Kurt Vonnegut è anche troppo facile. Bistrattata a lungo in compagnia di tanta altra narrativa "popolare", bollata come macchina da divertimento fine a se stesso e un po' infantile, data per morta in tempi recenti, in concreto la fantascienza si sta prendendo grosse rivincite. E' ancora viva e vegeta e pare abbia da dire più cose che mai. Magari anche esprimendosi in tentativi nuovi, originali, come in questo volume, che è meta-saggistica e meta-fiction a un tempo, che di umori fantascientifici si nutre non foss'altro perché fantascientifici nella loro essenza sono i giorni che viviamo. E che il libro descrive proiettandoli solo un poco più avanti delle nostre attuali coordinate temporali.

Uno dei grandi meriti di Catani, uno dei segni della sua intelligenza e dell'invidiabile vivacità intellettuale, è l'ampiezza delle informazioni che fungono da base alle sue estrapolazioni: sente in maniera prepotente l'impegno a essere cittadino consapevole dell'oggi, del qui e ora, e possiede la rara capacità di tradurre il suo patrimonio culturale in forme letterarie di cordiale amabilità. Quando, beninteso, non preferisca azzannare direttamente alla gola con uno dei suoi folgoranti incubi.

Una voce che urla nel deserto? Spero proprio di no. Spero che chi entrerà in contatto con queste sue apocalittiche e/o integrate parabole su domani l'altro, le usi per prendere coscienza delle variegate possibilità che ci attendono e le tenga ben presenti nella mente. E magari, nel suo piccolo, nell'orticello dei giorni, si dia da fare per diffondere la consapevolezza. Aprire occhi. Perché, parliamoci chiaro: a spodestarci del cervello stanno già provvedendo da tempo, e temo di dovere dire con non indifferente successo, i giganteschi apparati d'informazione (si fa per dire) e intrattenimento del nostro glorioso mondo ad alto tasso di tecnologia. Se, come ci ricorda insistentemente Catani, il passo successivo, già iniziato ma presumibilmente solo agli albori, sarà lo spossessamento del corpo, cosa ci resterà più da stringere in mano? Anzi, a essere radicali, ci resteranno mani per stringere qualcosa?

Vedete un po' voi.