Dopo 1492, Il gladiatore e Black Hawk Down Ridley Scott torna a girare un film su un soggetto storico come Le crociate.

Un film sulla tolleranza e contro ogni fanatismo che pur risultando straordinario dal punto di vista visivo ed epico, soffre nei suoi momenti più intimisti con un gruppo di attori come Orlando Bloom e Eva Green, forse, non del tutto all'altezza di esprimere al meglio i propri personaggi. Eccezionale sotto il profilo narrativo, il film soffre la presenza di uno scalino tra l'elemento privato e quello pubblico. Un difetto non del tutto secondario, perché - alla lunga - va a costituire un ostacolo per quello che riguarda l'identificazione simpatetica con i dubbi e le lacerazioni dei protagonisti principali.

Tutto inizia quando Baliano figlio di Goffredo di Ibelin, incontra suo padre dopo che questo è stato lungamente assente per combattere e coprirsi d'onore in Terrasanta. Colpito in un agguato, il nobile in punto di morte nomina il figlio cavaliere ed erede dei suoi possedimenti vicino Gerusalemme. Dopo avere fatto naufragio, il giovane raggiunge comunque la Città Santa e lì soffre di una crisi mistica. "Dio non gli parla". Dice. E in quel momento sente che qualcosa sta lentamente iniziando a cambiare nella sua vita. Nonostante ciò, dopo avere conosciuto il re della città e la sorella di questo di nome Sibilla raggiunge i suoi possedimenti.

I cavalieri templari comandati da Guido di Lesignan, marito di Sibilla ed erede al trono vista la malattia del sovrano, attaccano in maniera ingiustificata i poveri contadini arabi. Il loro re è costretto, quindi, ad intervenire andando ad attaccare l'esercito cristiano. L'impegno in prima persona di Re Baldovino salva la situazione, ma la sua morte repentina precipita il regno in una guerra dove i cristiani presenti in Palestina sono destinati a soccombere. Ammenoché Baliano non decida di fare la sua parte e guidarli verso la salvezza...

Intenso e interessante, Le crociate è un film sulla fede sganciata dal dogma, sulla religiosità libera dai condizionaenti ecclesiastici. Una celebrazione della compassione e della tolleranza contro il fanatismo e l'intregralismo, ma - soprattutto - il cammino spirituale di un agnostico come Baliano, alle prese con i propri dubbi e lacerazioni. Un'esaltazione della spiritualità dell'anima contro il peso delle cose terrene, della santità della persona contro quella delle pietre.

Un film importante che arriva in un momento storico con un tempismo perfetto al punto da essere quasi necessario.

Mentre qualche vecchio fanatico tuona sulla necessità di difendere la propria fede dal modernismo, Le crociate indica la nobiltà dell'anima, la bontà di cuore e il rispetto reciproco come le regole auree da cui far scaturire una fruttuosa e sana convivenza. Un film utile, importante, interessante che nonostante qualche difetto narrativo vuole indicare nell'avventura di un 'povero' cristiano, il viaggio spirituale di un uomo alle prese con i propri demoni e lacerazioni, in grado, nonostante tutto di fronteggiare eventi dolorosi e spaventosi senza mai perdere di vista quello che conta davvero nella vita: amore, onestà, rettitudine e servizio della verità.

Morale senza essere bacchettone, educativo senza essere didascalico, veritiero senza essere buonista, Le crociate esplora il conflitto tra Oriente e Occidente secondo una prospettiva tutt'altro che romantica o fatalista. Gli uomini sul campo hanno più difficoltà a domare l'odio che a mostrarlo sul campo di battaglia. In questo senso, quindi, il film è sorprendente, perché anziché fare appello a valori comuni come la pace e la propria salvaguardia, costruisce un terreno di scambio tra arabi e cristiani sul rispetto dell'umanità in quanto valore assoluto e universale.

L'incontro tra il Saladino e Baliano e tra quest'ultimo e il condottiero arabo Nasir, si basa sull'ammirazione reciproca e sull'esaltazione del valore reciproco. Sono nobiltà, senso della strategia e compassione a rendere liberi. Non il peso delle armi o la mera capacità di maneggiarle.

Tutto il film è dunque una celebrazione di valori e qualità personali, in nome di una fede interiore che appartiene alla mente e al cuore.

Da notare la presenza di un cast straordinario con attori come Jeremy Irons, Marton Csokas, Liam Neeson e David Thewlis decisamente al loro meglio e con un interessante Edward Norton nella parte del re di Gerusalemme (la cui voce è riconoscibile nella versione originale...) interamente coperto dalla testa ai piedi e con tanto di maschera, in quanto lebbroso.

Un film da vedere, perché - come nelle intezioni del regista - soltanto - osservando con grande attenzione il passato si può tentare di capire il presente senza commettere di nuovo gli stessi errori.