Nell’estate del 2061 fui coinvolto nel cosiddetto caso del professore congelato. Il cadavere di Jan De Ruiter, direttore del CEPS di Parigi (Centre Européen de Physique Supérieure, il principale centro di ricerca mondiale per le applicazioni della fisica quantistica) venne trovato chiuso all’interno di un modulo criogenico nel palazzo delle Stelline di Milano. Il modulo faceva parte di un’apparecchiatura destinata a realizzare il teletrasporto quantistico di una biglia d’acciaio da un capo all’altro di una sala secentesca. Il luogo era stato scelto per motivi essenzialmente politici, e l’evento aveva un carattere fortemente mediatico; non era strano, quindi, che il ritrovamento del principale scienziato europeo sotto forma di mummia di ghiaccio creasse scompiglio a tutti i livelli, dai vertici della Polizia Lombarda fino ai massimi rappresentanti dell’Unione. Nel giro di pochi giorni divenne chiaro che il responsabile del delitto era un misterioso personaggio che si aggirava per il 3DWeb sotto le spoglie diBehemoth, un avatar simile alla rappresentazione classica della morte. Per realizzare i suoi piani Behemoth utilizzava il massimo gioiello tecnologico disponibile a quel tempo, un computer quantistico. Si trattava di una macchina così evoluta da fare apparire obsoleto qualsiasi altro elaboratore dell’epoca. Grazie al computer quantistico, Behemoth aveva accesso a qualsiasi area del 3DWeb, ed era in grado di scassinare tutte le protezioni, comprese le certificazioni di identità.

Per incastrare Behemoth fui costretto a chiedere l’aiuto di Long John Silver, un hacker di grande talento che ai tempi gestiva la locandaAmmiraglio Benbow nel sito pirata detto Town of Bristol. Non che mi facesse piacere collaborare con un criminale informatico, ma devo ammettere che Silver fu determinante in un paio di occasioni, inclusa quella in cui salvò la vita a me, alla mia collega Amélie Blanchard e a un paio di premi Nobel, forzando il meccanismo di chiusura di una porta blindata in un laboratorio nei sotterranei del CEPS. Aiutato da Silver, alla fine lo presi. Ricordo ancora la sensazione di liberazione che mi diede la vista del cadavere di Behemoth, steso sotto un lenzuolo, mentre il mio collega Duncan Farmer litigava con gli uomini della polizia francese e il mio capo, che a quei tempi era Karl Stauder, mi faceva i complimenti per la rapidità con cui avevo risolto il caso. Sembrava davvero che tutto fosse finito. I computer quantistici passavano dal controllo degli scienziati a quello ben più rigoroso dei militari, Amélie Blanchard era bellissima e disponibile, vivevamo nel migliore dei mondi possibili. Ma era davvero così? Il professor Moreno del CEPS un giorno disse che il computer quantistico era potenzialmente più pericoloso di una bomba atomica. Le strutture militari dell’Unione Europea si rendevano conto di quanto fosse pericoloso? Quali meccanismi di sicurezza avevano messo in atto per garantirne un uso corretto? A quei tempi, nessuno di noi si pose queste domande.

Dick Watson

detective senior in forza all’European Police Department

15 giugno 2065