In un dettagliato resoconto, il dr. Srinarahari, segretario generale dell’Indian Association for Science Fiction Studies di Bangalore, in India, spiega che la fantascienza, in questo paese, viene generalmente associata allo studio dell’impatto della scienza e della tecnologia sull’esistenza umana. Si tratta di una letteratura di rottura portata alla luce dalla creazione di avveniristici dispositivi tecnologici e di rivoluzionarie scoperte scientifiche. Un altro elemento chiave della science fiction made in India, precisa Srinarahari, è l’associazione della stessa a una serie di temi mitici, come lo spazio, il tempo, il viaggio verso terre lontane e i tentativi di prolungare la vita umana. Le origini di quella che può essere definita proto-fantascienza indiana possono essere rintracciate nella grande poesia ed epica indù: i Purana, il Ramayana e il Mahabharata, sono i testi più citati dagli studiosi come prodromi di questo genere letterario. La descrizione dei Pushpaka Vimana che trasportavano le persone in qualsiasi mondo in una frazione di secondo, la trasmissione in tempo reale di eventi bellici mediante futuristici device telepatici, i più disparati metodi per restituire la giovinezza e prolungare la durata della vita, sono ampiamente e vividamente descritti dagli antichi autori indiani.

La data di nascita della science fiction indiana contemporanea viene usualmente fatta risalire al 1897 con la pubblicazione dell’Palatak Toofan (La tempesta fuggita), la singolare storia di un mare burrascoso placato da una comune goccia d’olio che potrebbe aver dato impulso alla successiva diffusione della teoria, fisico matematica, del caos. Già in precedenza, tra il 1884 e il 1888, era comparso sulla rivista Peeyush Pravah, il romanzo a puntate Aschary Vrittant (Lo strano racconto). Probabilmente influenzato dagli avventurosi romanzi di Jules Verne, l’autore Ambika Dutt Vyas narra l’affascinante viaggio di Gopinath sotto la superficie terrestre.

In realtà il fenomeno letterario fantascientifico indiano è piuttosto diversificato e si ramifica nelle numerose lingue parlate nel subcontinente e non solo. Si avrà, quindi, una science fiction in hindi, una in tamil, un’altra in bengalese, un’altra ancora in telugu e così via. Negli ultimi anni sta riscuotendo un ottimo successo internazionale la fantascienza scritta, in inglese, da autori di origine o nazionalità indiana, ma residenti all’estero, tanto che alcuni critici autoctoni si stanno domandando se, in questi casi, si possa ancora parlare di science fiction made in India.

La casa editrice Future Fiction, che si prefigge la missione di conservare la biodiversità narrativa del futuro a livello globale, presenta una nuova antologia di fantascienza contemporanea indiana. Una serie notevole di racconti degli autori più promettenti, alcuni dei quali già presenti nel suo catalogo. Tra i titoli disponibili, Entaglement di Vandana Sigh, una climate fiction che unisce all’accuratezza scientifica la narrativa postcoloniale di fantascienza e Runtime di S.B. Divya, finalista al premio Nebula 2016, la storia di un folle futuro cibernetico, né utopia né distopia, dove ricchi cercatori di brividi si sfidano sulle montagne della Sierra Nevada. Tarun K. Saint, che con Francesco Verso ha curato la raccolta, qualche mese orsono ha dato alle stampe, per l’editore Gollancz/Hachette India e con la prefazione di Manjula Padmanabhan, un florilegio di racconti in lingua inglese, The Gollancz Book of South Asian Science Fiction, che riunisce alcune delle menti più creative della letteratura indiana contemporanea ed offre nuove prospettive sul nostro mondo iperglobalizzato, alienante e paranoico, in cui l’umanità e l’amore possono ancora trionfare.

In Avatar: antologia di fantascienza contemporanea indiana è presente una selezione dei migliori testi del genere, sia di scrittori affermati che emergenti, i quali esaminano i problemi urgenti del nostro tempo, dall’informatica alla tecnocultura, dalla biopolitica alla biotecnologia.  In questa raccolta, perciò, non verranno trattati  i temi classici della fantascienza come il viaggio nel tempo o la colonizzazione dello spazio, ma argomenti di estrema attualità che ci spingeranno a riflettere sul nostro futuro prossimo e sulle responsabilità dell’uomo verso i suoi simili e nei confronti del pianeta che abita.

Il libro

Edizione in doppia lingua inglese e italiano.

India, futuro prossimo: questi nove racconti, come fili protesi verso il domani, esplorano il variegato arazzo della narrativa di speculazione indiana, toccando temi come l’avvento della biopolitica, i collegamenti tra i nuovi (social) media e il linguaggio, l’ascesa inesorabile di Big Data e algoritmi, la diffusione delle stampanti 3D, il riscorso sempre maggiore a protesi e potenziamento umano, senza tralasciare i rischi connessi all’uso delle biotecnologie e della sorveglianza informatica, per finire con i dilemmi filosofici posti all’immortalità dalla presenza degli avatar virtuali e l’emergenza climatica nell’era dell’Antropocene. Per provare a comprendere le questioni più impellenti dei nostri tempi dobbiamo rivolgere lo sguardo al futuro. 

Gli autori

Anil Menon (titolo del racconto presente nell’antologia: L’uomo senza quintessenza) I suoi racconti sono apparsi su numerose riviste internazionali tra cui Albedo One Interzone Interfictions Jaggery Lit Review Lakeview Review Lady Churchill’s Rosebud Wristlet e Strange Horizons. Le sue storie sono state tradotte in cinese, ceco, francese, tedesco, ebraico e rumeno.

S.B. Divya (Microbiota e le masse: una storia d’amore) è amante della scienza, della matematica, della narrativa e della virgola di Oxford. Le piace sovvertire le aspettative e rompere gli stereotipi ogni volta che può. Il suo romanzo breve Runtime è stato finalista del premio Nebula e i suoi racconti sono stati pubblicati su Uncanny, Apex, Tor.com e altre riviste.

Shikhandin (Comunitario) è lo pseudonimo di un’autrice indiana i cui libri pubblicati (come Shikhandin) includono Immoderate Men (Speaking Tiger Books) e Vibhuti Cat (Duckbill Books). Antecedentemente aveva pubblicato un romanzo e una raccolta di racconti. Shikhandin ha lavorato in una posizione di rilievo nel mondo dell’informazione e in pubblicità per anni prima di lasciarla per seguire il suo primo amore, la scrittura. Scrive poesia fin dall’infanzia, ha letto poesia in pubblico e anche recitato a teatro. La poesia e la narrativa di Shikhandin sono state pubblicate in tutto il mondo.

Vandana Singh (La rete di Indra) è nata e cresciuta a Delhi e attualmente insegna e scrive nei dintorni di Boston. I suoi racconti di fantascienza sono stati pubblicati in molte sedi, tra cui molti volumi dei migliori dell’anno, e ha pubblicato due raccolte che hanno raccolto il plauso della critica: The Woman Who Thought She Was a Planet and Other Stories (Zubaan/ Penguin India, 2008/2013) e più recentemente Ambiguity Machines and Other Stories (Small Beer Press, USA e Zubaan Books, India, 2018) finalista per il Philip K. Dick Award.

Rimi B. Chatterjee (Sostituzione) è scrittrice, artista e insegnante. Ha pubblicato tre romanzi (un romanzo di fantascienza, Signal Red (2005) e due romanzi storici) e una graphic story nella Longform Anthology (ed. Sekhar Mukherjee, Sarbajit Sen, Debkumar Mitra e Pinaki De, 2018). Il suo libro Ashqabad: City of Stories uscirà nel 2019 e lei sta al momento lavorando ad Antisense: Tira’s Gift, un racconto.

Manjula Padmanabhan (Upgrade) è scrittrice, autrice teatrale e autrice di fumetti. La sua opera Harvest ha vinto l’Onassis Award for Theatre nel 1997. La sua striscia settimanale Sukiyaki viene pubblicata su Business Line. I suoi due romanzi più recenti Escape e The Island of Lost Girls sono ambientati in un brutale mondo futuro. Vive tra gli Stati Uniti e Nuova Delhi.

Shovon Chowdhury (Madre) è uno scrittore leggermente disturbato che vive a Delhi. A causa di un errore madornale da parte del controllo di qualità, il suo primo romanzo, The Competent Authority (2013), è stato finalista per i premi Hindu, Crossword, Shakti Bhatt e Tata Lit Live. È stato anche la base di due tesi di dottorato, un corso di scrittura creativa e vari adattamenti teatrali non autorizzati, contro i quali non è stato in grado di presentare reclamo per mancanza di fondi.

Priya Sarukkai Chabria (Messo in pausa) è una premiata traduttrice, poetessa, scrittrice e antologista conosciuta per la sua estetica letteraria radicale. I suoi libri includono speculative fiction, il più recente è il romanzo Clone (Zubaan, 2018, University of Chicago Press, 2019), saggistica letteraria, raccolte di poesie e traduzioni di poesie classiche tamil in Andal The Autobiography of a Goddess, vincitore del Muse India Translation Prize, 2017.

Giti Chandra (La via della seta) è attualmente Senior Researcher and Lecturer della United Nations University di Reykjavik, ed è stata Associate Professor, Dipartimento di inglese, allo Stephen’s College, Delhi. La sua serie fantasy The Book of Guardians Trilogy è ora completa, con l’ultimo volume The Eye of the Archer atteso a breve; i primi due volumi sono The Fang of Summoning (2010) e The Bones of Stars (2013).

A cura di Francesco Verso e Tarun K. Saint, Avatar अवतार: Indian Science Fiction – Fantascienza Indiana, Future Fiction, pagg. 312, Euro 16 (cartaceo su amazon.it), Euro 3,99 (ebook su amazon.it o futurefiction.org)