La presente recensione contiene alcuni spoiler sul film 

La prima sorpresa dell’attesissimo seguito di Avengers: Infinity War (2018) arriva nei primissimi minuti, con gli Avengers sopravvissuti al massacro di esseri viventi (il 50% della popolazione terrestre ridotto in polvere) che 23 giorni dopo tale evento scovano il responsabile, Thanos, su un remoto pianeta e vi si recano per vendicare i compagni uccisi e riescono a farlo fuori. Sono passati circa una decina di minuti… come verranno usate le restanti oltre due ore e mezza di proiezione?

Balzo in vanti di cinque anni. L’umanità dimezzata fatica ad andare avanti, le conseguenze dello shock hanno tolto slancio e vitalità a gran parte delle persone, supereroi compresi… Ma se fosse possibile tramite le complesse dinamiche della fisica quantistica trovare un modo per correggere quel passato e riportare tutti i deceduti in vita chi avrebbe la forza, l’entusiasmo e l’energia di provare ad attuare l’impossibile? Il piano consiste nel tornare al tempo in cui Thanos era ancora alla ricerca delle Gemme dell’Infinito per impedirgli di prenderle tutte. I rischi certamente non mancano, e nell’impresa quasi certamente qualcuno metterebbe a repentaglio la propria stessa vita…

Fine del gioco, Thanos.
Fine del gioco, Thanos.

Queste le premesse dalla quali parte Avengers: Endgame, filmone gigante al quale spetta il compito non solo di completare la storia lasciata a metà dal film precedente ma anche di chiudere tutto un ciclo più che decennale di avventure iniziato nel 2008 con il primo Iron Man e che film dopo film, tassello dopo tassello, ha dato vita a quello che è oggi noto come l’MCU (Marvel Cinematic Universe). 

La chiusura di questo primo grande ciclo di film (suddiviso a sua volta in quelle che sono state tre fasi) è stata affidata ai due fratelli registi, Anthony e Joe Russo, che hanno ereditato la saga degli Avengers da Joss Whedon, regista dei primi due, e si può tranquillamente dire che hanno svolto più che egregiamente il loro lavoro. Ad affiancarli nell’impresa Christopher Markus e Stephen McFeely i due sceneggiatori che hanno scritto sia Infinity War che Endgame, due titoli che in realtà costituiscono un unico lungo film diviso in due parti.

Il compito, niente affatto facile, era quello di destreggiarsi tra le ciniche realtà produttive (vari attori a fine contratto con molta voglia di passare ad altro) e quelle ‘artistiche’, ovvero creare un finale potente e spettacolare che risuonasse anche emotivamente nell’enorme numero di spettatori di ogni età che hanno amato questo universo cinematografico al punto di trasformarlo in un successo finanziario di portata globale (successo che nel 2009, un anno dopo l’uscita del suddetto primo Iron Man, ha portato il colosso Disney a sborsare ben 4 miliardi di dollari per acquisire la Marvel Entertainment).

L’impresa, veramente di vasta scala, si può dire pienamente riuscita: Endgame utilizza uno schema narrativo magari non proprio inedito (i tre Ritorno al futuro di Robert Zemeckis un chiaro modello di riferimento, anche citato esplicitamente) ma che funziona alla grande: ecco dunque che i nostri (super)eroi si intrufolano nei plot di vari precedenti film del MCU al fine di impossessarsi delle agognate gemme magiche.  Se di Operazione Nostalgia si tratta è comunque gestita in modo assolutamente funzionale alla trama e alla necessità di far muovere in avanti la vicenda. A questo fine vengono introdotti anche dei personaggi che in Infinity War non c’erano, come Ant-Man e Capitan Marvel, recentissima aggiunta al team.  

Bilanciando con destrezza dramma e humor questo megafinalone, forte di un budget spropositato (stimato sopra i 300 milioni di dollari), visivamente è semplicemente impeccabile e dal punto dei vista dello sviluppo dei personaggi gestisce bene il vasto parco di eroi ed eroine in campo. Il risultato è potente e grandioso, forse un gradino al di sotto dell’impatto drammatico della prima parte, ma comunque più che soddisfacente nella sua atmosfera surreal-quantistica di epica battaglia finale, con una lista impressionante di attori di primissimo piano che fanno capolino e quegli addii che inevitabilmente si materializzano sullo schermo e che sembrano far trasparire un sincero coinvolgimento emotivo da parte degli interpreti, che per tanti anni hanno indossato i panni (o meglio le tute) di questi personaggi. Nessuna sequenza post titoli di coda, solo un rumore di metallo lavorato proprio sul finale, come a dire che non tutto comunque è finito e che dietro le quinte si lavora già alla prossima fase dell’MCU.