La frase di lancio è di forte impatto: Se la scienza ti promettesse il vero amore, accetteresti?

Ma come ha ben raccontato The Verge, Osmosis, la serie francese creata da Audrey Fauché, in arrivo dalla piccola serie di culto Les Revenants (o The Returned in inglese), sembra partire come un altra condanna della tecnologia in stile Black Mirror, ma nell'arco di soli due episodi svela la sua vera natura.

L'amore, nel cervello

Nel classico non lontano futuro in quel di Parigi, Paul (Hugo Becker) e Eshter (Agathe Bonitzer) sono fratello e sorella creatori di una nuova tecnologia chiamata Osmosis che impianta dei nanobot nel cervello di coloro che si sono offerti come volontari. I nanobot leggono le loro emozioni, effettuano correlazioni attraverso i dati dei social media e tutte le altre informazioni disponibili e trovano l'anima gemella perfetta.

Paul è un convinto assertore della capacità di Osmosis non solo di far trovare l'amore, ma di cambiare il mondo per sempre, cambierà cosa vuol dire essere umani. Sua sorella d'altro canto non è per niente interessata all'argomento, spera solo di riuscire a far uscire la madre dallo stato vegetativo in cui si trova da tempo, così come anni prima aveva salvato Paul da una situazione simile.

Le emozioni

Ma se Paul comincia a farsi trasportare troppo dalla sua stessa creazione, immaginando di poter trasformare il mondo, la vera essenza di Osmosis e della serie non è la tecnologia vista in chiave negativa, ma le emozioni che i partecipanti al test vivono: ambizione, insicurezza, dolore. Le persone all'interno di Osmosis cercano un modo di sistemare i propri difetti e così facendo creano conflitti non solo interiori, ma con la realtà stessa. 

Perché come dice una delle protagoniste

A volte l'amore può far male. 

Gli otto episodi della prima stagione di Osmosis debuttano oggi 29 novembre su Netflix, vi lasciamo con il trailer ufficiale in italiano e la domanda, voi  vi sottoporreste al test?