Quando uscì Independence Day, nel 1996, non abbiamo avuto esitazioni nello stroncarlo. Fantascienza.com esisteva da pochi mesi, e in ottobre pubblicammo un articolo sul film intitolato, abbastanza eplicativamente, Indecent Day. La cosa peraltro animò una certa polemica, tanto che il mese dopo pubblicammo un'inchiesta con varie opinioni dei lettori.

Dobbiamo ammettere però che un conto è il giudizio critico e un conto è la reazione emotiva al film, che può essere "educata" fino a un certo punto. Così, negli anni abbiamo finito per rivedere ID4 più volte, divertendoci con le varie battute (“Benvenuto sulla Terra” e giù il cazzotto, “Questo non è del tutto vero” quando il tizio della CIA corregge il presidente quando assicura che l'Area 51 è una bufala, eccetera).

Questo ci ha permesso di andare a vedere il seguito che arriva a vent'anni di distanza, Independence Day: Resurgence, con lo spirito giusto, con l'attesa di un film baraccone, che avrebbe fatto tanto rumore e che ci avrebbe divertito, ma a patto di mettere a dormire il nostro "io" critico.

Il Italia il film è uscito col titolo Independence Day: Rigenerazione, come dire, tra i tanti significati che può avere il termine "resurgence" cerchiamo di pescare quello che c'entra di meno con il film, dove non si rigenera proprio niente se non, in termini abbastanza vaghi, il pericolo dell'invasione aliena. Altra scelta a nostro avviso davvero infelice è stata quella di far uscire il film nei giorni a cavallo dell'Undici Settembre. Con negli occhi le immagini delle Torri Gemelle viste nei TG che rievocavano gli eventi di quindici anni fa diventa molto meno divertente vedere gli edifici crollare (anche se, certo, in questo caso crollano verso l'alto). Un'altra cosa che abbiamo trovato poco apprezzabile è stato il prezzo maggiorato rispetto agli altri film in programmazione, di cui si fatica a capire il motivo (di certo non si tratta di un film cult rivolto a un pubblico di nicchia come i film di Miyazaki, né di un film particolarmente lungo).

Brevemente, la trama, evitando spoiler: sono passati vent'anni ma il mondo non è uguale al nostro. La tecnologia degli alieni è stata studiata e assimilata, sono stati costruiti cannoni simili a quelli alieni che aveva distrutto le città terrestri, sono stati costruiti aerei e altri mezzi che usano antigravità e tecnologie futuristiche. Ma soprattutto il mondo è unito e pacifico, eccetto una piccola zona dell'Africa dove era atterrata l'unica nave aliena.

Proprio da questa nave era partito una richiesta di soccorso, che ora viene ricevuta. E la nave madre di tutte le navi madri si mette in rotta per la Terra.

In effetti il pericolo di fare spoiler è abbastanza ridotto. Non ci sono, come nel primo film, delle trovate originali come quella del "virus", non ci sono guizzi nello svolgimento della trama, che procede scontata dall'inizio alla fine.

Se ci tenete a non sapere nulla evitate di leggere il prossimo capoverso, ma non sarà certo la sorpresa a farvi apprezzare o meno questo film.

Nel primo Independence Day il personaggio di Jeff Goldblum, David Levinson, descriveva l'attacco degli alieni come una partita a scacchi: disponi i pezzi e poi porti l'attacco, e scacco matto. Ecco, dovendo descrivere questa seconda partita giocata dagli alieni, potremmo dire così: tu hai tutti i pezzi, l'avversario ha solo due pedoni, e come conduci l'attacco? Tenendo tutti i pezzi fermi e mandando avanti il tuo re, in modo che l'avversario possa darti scacco matto più facilmente. E se no che gusto c'è?

Insomma se nel primo film gli alieni vengono sconfitti grazie all'out-of-the-box thinking di Levinson ma anche grazie a una buona dose di ingenuità e di faciloneria, questa volta si mettono davvero d'impegno per farsi sconfiggere dagli esseri umani. E una volta riusciti nell'impresa levano le tende all'istante, senza fiatare, precisi al secondo. 

Fermiamoci qui, però. Se si comincia a parlare delle incongruenze e dei problemi di trama di questo film si rischia di scrivere un libro. E a chi interessa dopotutto se papà Levinson è in barca sull'Atlantico, prende un autobus e dopo poche ore è dall'altra parte degli Stati Uniti, in Nevada? Dettagli. Il punto del film non è questo.

Se dobbiamo analizzare il motivo per cui il primo film ci aveva divertito, metteremmo sicuramente al primo posto l'ironia. Ed è qui che, purtroppo, Resurgence non riesce a replicare lo smalto del suo predecessore. Un po' perché non c'è più Will Smith, attore perfetto per la dramedy, ovvero per fare battute in situazioni drammatiche senza apparire fuori luogo; un po' perché lo stesso Goldblum è meno brillante, e forse è meno brillante lo stesso Emmerich e i suoi sceneggiatori.

Certo qualche spunto qua e là c'è (l'astronave sta atterrando sull'Atlantico – quale parte dell'Atlantico? – Tutto, o quando Goldblum è inseguito dall'aliena regina e la vede nello specchietto retrovisore, richiamando la scena di Jurassic Park) ma il tono è decisamente diverso. Potremmo dire che la commedia viene qui rimpiazzata dal romance adolescenziale, che almeno per i nostri gusti riveste molto meno interesse. Il personaggio di Bill Pullman, il vecchio presidente Whitmore, è cupo e pensantissimo, il personaggio di Brent Spiner continua a essere troppo imbarazzante per divertire, le altre "macchiette" non convincono. Resurgence insomma fallisce, a nostro avviso (dopotutto è piuttosto soggettivo) nel coinvolgimento emotivo che nel primo film era riuscito a farci mettere da parte lo spirito critico.

Il punto forte del film, però, è decisamente la spettacolarizzazione della distruzione. E qui siamo davvero a tutto un altro livello rispetto al primo film, e d'altra parte era atteso con vent'anni di tempo non solo per sviluppare armi con tecnologia aliena ma soprattutto per sviluppare gli effetti speciali.

Nel momento in cui gli alieni prendono Shanghai e la fanno ricadere sopra Londra non ti chiedi perché facciano una cosa così assurda, non ti chiedi come mai Londra sia ancora intatta (non era stata distrutta come tutte le grandi città nel 1996?), dici solo "wow". Così come quando vedi un'enorme nave scagliata dall'oceano direttamente sulla Casa Bianca, anche se in un angolo della tua mente una vocina ti sta dicendo che Emmerich aveva già distrutto la Casa Bianca buttandogli contro una nave, in 2012. Ma d'altra parte con tutte le volte che Emmerich ha distrutto la Casa Bianca ci sta possa scappargli due volte la stessa trovata.

Quando si esce dal cinema difficilmente si potrà dire di essersi annoiati, ma la gabbia in cui abbiamo dovuto rinchiudere lo spirito critico è stata sottoposta a uno stress incredibile e ha subito seri danni. Dovremo metterci al lavoro fin da subito per riaverla in buone condizioni entro il 2018, quando arriverà Independence Day 3.