- Allora bien venido. Abbiamo saputo che c'è un interesse fra te e Isobel. Questo va bene per noi: è rimasta sola da quando due anni fa è morto suo padre. Lei ha bisogno di un uomo, e la sua casa e il suo campo hanno bisogno di un uomo. 

Il tempo passava e la vita di Griffin aveva finito per assestarsi su di una nuova routine. Quando gli anziani del villaggio avevano “benedetto” in maniera molto informale la sua unione con Isobel, erano stati molto chiari: se voleva far parte della comunità, “el ingles” doveva lavorare sodo come tutti loro. Griffin aveva imparato a sue spese quanto fosse faticoso il lavoro dei campi. I nativi coltivavano mais, patate e manioca che costituivano la base della loro dieta. Allevavano anche qualche animale: pecore e alcuni lama, che usavano soprattutto per il latte e la lana. La loro principale fonte di carne a cui attingevano di rado, era rappresentata dai porcellini d'india, le cavie che tenevano in stie come si fa con il pollame. C'era anche la casa di Isobel che, quando vi si era stabilito, era semi-diroccata: aveva un bisogno disperato della mano, del lavoro, della forza fisica di un uomo.

In un angolo della parte più diroccata della casa, là dove c’era un muro che era crollato, sepolto sotto una montagnola di resti di vecchio mobilio e calcinacci, Griffin trovò un pezzo di specchio. Difficile capire come fosse arrivato fin là, di certo, un oggetto del genere non era di alcuna utilità né a Isobel né agli altri abitanti del villaggio. La polvere di calcina che gli si era depositata addosso rendeva visibile la sua fisionomia. Dopo anni, rivide la sua faccia: era un po’ invecchiato, le rughe attorno agli occhi si erano approfondite, ma il suo aspetto non gli dispiacque, era più sereno, più rilassato di quanto fosse stato da moltissimo tempo.

Il tempo passava, e Griffin, l'inglese, era ormai diventato parte della comunità. A sera, i paesani al ritorno dal lavoro dei campi si riunivano nella piazza e conversavano. Da poco dopo il suo arrivo, Griffin era diventato senza volerlo il centro dell'attenzione. Tutti quanti volevano sapere del mondo esterno, e lui raccontava delle sue esperienze, delle cose che sapeva del mondo di fuori, e presto cominciò ad aggiungerci anche cose scritte nei libri che aveva letto e storie di fantasia; i libri che quella gente non sapeva nemmeno cosa fossero. C'erano uomini robusti, donne attraenti ed anziani dal volto rugoso che lo ascoltavano estasiati come bambini.

D'inverno accendevano un fuoco in mezzo alla piazza, e lui raccontava stando accanto al fuoco. Gli spettatori dei suoi racconti le fiamme guizzanti non le vedevano, ma erano attratti dal calore, e sapevano posizionarsi alla distanza giusta: nonostante i timori di Griffin, non accadde mai che qualcuno si scottasse.

Il tempo passava e il ventre di Isobel assumeva una rotondità sempre più pronunciata. Era passato poco meno di un anno dall'arrivo di Griffin nel paese  dei ciechi, quando arrivò il momento del parto. L'anziana donna, la levatrice che fu mandata a chiamare sembrava sapersi orizzontare benissimo. Soprattutto in un caso come quello, l'acuita sensibilità tattile pareva compensare egregiamente la cecità. Non chiese nemmeno a Griffin di lasciare la stanza che costituiva l'unico ambiente della casa, non aveva nemmeno l'idea che lui potesse vedere, o che esisteva una cosa come la visione.

Griffin aveva atteso il momento in preda all'ansia e all'eccitazione. La sofferenza di Isobel lo mise a disagio, ma soprattutto voleva vedere gli occhi del bambino.

Il piccolo era nato con la testolina già coperta da una sottile peluria nera e ricciuta. Griffin aspettò con impazienza che aprisse gli occhi: aveva le iridi di un nero intenso. Ci vedeva? Quando si era girato verso Isobel per attaccarsi al suo seno, Griffin avrebbe giurato che l'avesse guardata, ma voleva esserne sicuro. Gli passò la mano davanti agli occhi senza ottenere alcuna reazione. Ah già, se n'era quasi dimenticato, non avrebbe potuto vederla in ogni caso! Raccolse un bastoncino di legno e lo passò davanti al naso del bambino. Non c'era dubbio, il piccolo lo seguiva con lo sguardo. Suo figlio ci vedeva!

Crescendo, il bambino si sarebbe accorto che poteva vedere tutti tranne suo padre, ma per lui sarebbe stata una cosa normale. Si soffermò ad assaporare quella parola: normale, normale, normale!

Griffin prese in braccio suo figlio. In quel momento, l'uomo invisibile era un uomo felice.