Se mai vi capitasse di imbarcarvi su una nave generazionale, piccolo mondo diretto verso un lontano sitema solare, dovete sapere che spesso le cose vanno a finire molto male.

Forse è colpa di Robert A. Heinlein e del suo Orfani del cielo (Orphans of the Sky, 1941), dove un ammutinamento scatena una serie di calamità che portano gli sfortunati viaggiatori ad affrontare fame, miseria e mutanti.

Altre astronavi sono state più fortunate della Vanguard, ma a pensarci bene a chi interesserebbe il racconto di innumerevoli generazioni che vivono in un ambiente protetto dove non succede mai niente?

Poul Anderson ha abilmente aggirato il problema con la serie delle Montagne volanti, una serie di racconti che volevano essere un'epica a uso dei giovani viaggiatori... ma diciamolo Poul, le tue storie erano tutte ambientate nel sistema solare.

Ora anche Ursula K. Le Guin si cimenta con questo affascinante tema, e lo fa a modo suo con Paradisi perduti, un romanzo dove tutte le possibili precauzioni per far funzionare bene le cose sono state messe in atto.

Andiamo a vedere se la cosa ha funzionato davvero.

La Discovery rappresenta il culmine della scienza e della tecnologia umane, un gigante di acciaio destinato ad attraversare lo spazio interstellare e a portare un piccolo nucleo di coloni su un altro mondo.

Il carico umano dell'astronave rappresenta il culmine delle scienze sociali e della medicina umane, nessun batterio o virus patogeni, niente insetti o belve feroci, nessuna malattia genetica e una società perfettamente organizzata.

Una società egalitaria, multirazziale e complessa, dove non esistono conflitti e dove la vita scorre senza scosse.

I protagonisti della storia sono due coloni di quinta generazione, 5-Nova Luis e 5-Liu Hsing, che si conoscono da prima della cerimonia dell'abbigliamento, durante la quale i bambini indossano per la prima volta i vestiti.

Per i due la vita è una continua scoperta, certo non tutto è perfetto, gli atti di violenza sono rarissimi ma non sono scomparsi ed è sempre presente la minaccia di problemi psicologici.

In passato la sindrome della depressione somatica e una serie di aborti spontanei aveva messo a rischio la stabilità della popolazione, anche ora la sindrome di sensibilità tattile resta senza una cura.

Tuttavia il vero problema nasce sotto una forma imprevista, una nuova religione che si diffonde tra i coloni.

Fondata da 1-Kim Terry la religione degli Angeli predica il viaggio come unica meta, l'astronave come paradiso e ovviamente è contraria a scendere su un pianeta sconosciuto.

Luis e Hsing non badano molto alle idee degli Angeli, cosa fare al momento dell'arrivo sul pianeta da colonizzare sarà un problema da affrontare tra qualche decennio, ma poi Hsing scopre che una imprevista accelerazione ha abbreviato il viaggio di quaranta anni.

E con l'arrivo su Nuova Terra ormai prossimo la divisione tra Angeli e gli altri si evidenzia in tutta la sua drammaticità. 

Pochi sanno costruire società di fantasia come la Le Guin, anche in questo romanzo emerge con forza la creatività della scrittrice.

Gli abitanti della Discovery vivono in una specie di utopia la cui descrizione rappresenta il punto di forza di questo romanzo, la loro struttura sociale è stata studiata a tavolino per garantire la stabilità necessaria a raggiungere l'obiettivo della missione, la ragione e la scienza sono le forze trainanti di questo microcosmo isolato, perfetto e piacevole.

Proprio questa perfezione rappresenta il punto debole della comunità: non tutti sono disposti a lasciare un mondo protetto e sicuro, una società perfetta per affrontare l'ignoto.

Nasce quindi il credo degli Angeli, i seguaci di Bliss, che vedono la nave non come uno strumento per raggiungere un altro pianeta ma come il fine, il paradiso che li ama e protegge da un esterno pericoloso.

E' l'ombra minacciosa di Heinlein e del peccato originale della sua Vanguard che si stendono sul romanzo della La Guin, ma qui la soluzione è diversa.

Il contrasto tra ragione e religione è il grande tema di fondo di Paradisi perduti, le risposte dell'autrice non sono né semplici né scontate, ma nemmeno equidistanti, la Le Guin ha una sua opinione, quale sia è intuibile solo leggendo con attenzione.

La società della Discovery si dimostra comunque capace di trovare soluzioni pacifiche a divisioni profonde, forse questo è il limite del romanzo, che potrebbe dispiacere agli amanti dell'avventura.

Chi predilige i temi sociali, etici e psicologici cari alla Le Guin, che da un ambito ristretto sviluppa temi e domande universali, troverà un romanzo imperdibile.