Stiamo già raschiando il fondo del barile, ed abbiamo già tolto spazio o portato all'estinzione le altre forme viventi. O troviamo la maniera di espanderci nello spazio, o fra un paio di generazioni al massimo saremo al collasso”. Henry Stone annuì. Tutto questo lo sapeva, come lo sapeva chiunque avesse un minimo di cultura scientifica e non nascondesse la testa nella sabbia di fronte ai problemi, quello che non riusciva ad intravvedere, era una soluzione. - Ebbene - disse Vanderberg - una via d'uscita c'è. A quel punto, un qualsiasi oratore attento agli aspetti emotivi delle sue argomentazioni avrebbe fatto una pausa ad effetto, ma Vanderberg proseguì col suo tono incolore... Se non fosse stato l'argomento stesso a catturare l'interesse! - Voi sapete – disse - che da molto tempo si parla di tunnel spaziali. Lo spazio, lo sapete, non è neutro, non è puro nulla, è un “tessuto” che viene deformato dalla presenza di massa ed energia. Se noi potessimo sfruttare queste deformazioni, potremmo abbreviare considerevolmente la nostra “pista delle stelle”. Immaginiamo che io sia un microbo che deve compiere un lungo viaggio attraverso le pagine di un libro. Diciamo dalla prima lettera della prima riga di pagina 15 alla prima lettera della prima riga di pagina 17: devo percorrere tutta la prima riga di pagina 15 e tutta la prima riga di pagina 16, più ovviamente i margini, ma se potessi bucare il foglio, sarei a destinazione immediatamente. Henry Stone cominciò a provare un senso di delusione: aveva sentito altre volte speculazioni di quel tipo, bellissime in teoria, ma da cui non usciva mai nulla di concreto. - So qual è la domanda che vi state ponendo tutti voi - proseguì Vanderberg - dove è possibile trovare l'enorme quantità di energia necessaria a creare un tunnel spaziale. Questa è l'intuizione che ho avuto mentre mi trovavo lassù, sperduto come un relitto in balia dell'oceano: l'energia non è un problema. Ricordate l'equazione di Einstein E = MC alla seconda? Qualsiasi massa può essere trasformata in una quantità di energia equivalente moltiplicata per il quadrato della velocità della luce. Con il contenuto di uno solo dei cassonetti che ingombrano le nostre strade, potremmo soddisfare il fabbisogno energetico di tutta la Costa Orientale per un anno.Si interruppe un attimo, probabilmente solo per far espirare l'aria ai polmoni, e proseguì: - Lo so che questo è un discorso che non vi è nuovo, è qualcosa di cui si parla da molto tempo, e finora si è riusciti a convertire in energia solo la massa degli elementi radioattivi, e la ragione è facile da capire, sono elementi che stanno già decadendo, tornando allo stadio iniziale di pura radiazione energetica da cui l'universo è sorto, proprio come abbattere un muro che si sgretola è più facile che tirare giù un muro bello solido, ma non esiste un muro che non possa essere abbattuto, e se il piccone non basta, si usa un martello pneumatico, una ruspa o l'esplosivo. Bene, io vi dico che so come fare, ho capito come fare, posso farlo. C'è un'altra cosa che vi starete chiedendo: se è possibile concentrare tanta energia da forare il tessuto dello spazio, chi ci dice che non creeremo un buco nero che finirà per inghiottire il nostro pianeta e noi tutti? Posso tranquillizzarvi, questo pericolo non c'è. Immaginiamo lo spazio come un tessuto dotato di una certa elasticità su cui abbiamo posto una grossa massa, questo lo deforma in modo tale che tutti gli oggetti che vi si trovano tendono a cadere verso la massa stessa. Questa è la gravità. Quando la massa è talmente grande che nemmeno la luce riesce a sfuggire, questo è un buco nero. Ora immaginate di incidere o tagliare il nostro tessuto con una lama. L'abbiamo forato, ma attorno al taglio non c'è deformazione. Il segreto è riuscire a concentrare l'energia in un punto ristretto ed è fatta, apriremo la porta verso altri mondi.