I gatti sono sempre stati la passione di Andrea. Passione corrisposta da tutti i randagi del quartiere che lo attorniavano ovunque lui fosse. Nel suo caso il termine gattonare era più che appropriato. Procedeva a quattro zampe per casa e in cortile, sempre circondato da una combriccola di gatti che sembravano volerlo proteggere. Valeria aveva cercato di opporsi alla relazione privilegiata di Andrea con il mondo felino, ma da loro aveva ottenuto solo dei graffi e il loro soffio di sfida. Invece nostro figlio sembrava comunicare con loro attraverso un linguaggio di versi e di movimenti del corpo, che all’inizio ci era sembrato comico, ma che si era fatto via via preoccupante, fino a diventare drammatico, quando ci siamo accorti che lui riusciva a comunicare soltanto con loro.Era tenero, dolce e silenzioso. Gli bastava mangiare, dormire e guardare fuori dalla finestra o giù dal terrazzo che corre lungo tutto il nostro appartamento. Come un gatto. Guardava il cielo oppure il mare.

- Li ha sempre aspettati - dico a Valeria, accarezzandole la testa.

- Ma cosa dici? Chi aspettava? Chi?

- Loro. Sapeva che sarebbero arrivati.

- Perché proprio lui? Perché nostro figlio? - Valeria si dispera. La capisco, però lui è sempre stato altrove. Qui, ma altrove.

E adesso ci andrà in tutto quel blu.

- Ecco, adesso vedo la piattaforma! - grido e anche Valeria si affaccia.

- Se ne vanno come sono venuti, ti ricordi? - le chiedo. Parlo per coprire il silenzio che accompagna tutta la scena. Eppure sono arrivate navi da tutto il mondo per vederli partire. Si sono messe in cerchio attorno alla zona di lancio. Oltre non possono andare. Nessuno glielo vieta, ma non avanzano di un metro.

- Ancora non ho capito come faranno - dice Valeria distrattamente. Forse è l’unica persona al mondo a non interessarsi alla loro tecnologia, mentre i media non parlano d’altro da quando i Quattro gatti sono atterrati.

Erano attesi da giorni. Un pomeriggio di primavera su tutti i mezzi di comunicazione della Terra era comparso l’avviso:

STIAMO PER ARRIVARE SUL VOSTRO PIANETA. STATE TRANQUILLI

A quel laconico comunicato erano seguite le coordinate del punto di atterraggio. Per giorni il Punto (come da allora è chiamato) è stato pattugliato da centinaia di navi militari. I caccia a testata nucleare sono sfrecciati sulle nostre teste innumerevoli volte, mentre tutti gli animali domestici erano diventati nervosi e Andrea stazionava sul terrazzino con lo sguardo fisso al cielo.