- E un bellissimo nome, invece. Chi stabilisce cosa sia un nome e cosa no?- Non c’è! Lo vedi? Nel libro dei nomi non c’è! - aveva insistito Valeria.

- E ce lo mettiamo noi. Nostro figlio sarà speciale. Si chiamerà Blu, come nessun altro. Non è bellissimo?

Non l’avevo convinta del tutto, però aveva cominciato ad abituarsi all’idea. Era un nome breve, dolce e poetico. Come una carezza.

- Il nostro piccolo Blu - aveva mormorato una sera mentre la mia mano percorreva il profilo della sua pancia. Lui si era mosso, lì sotto, come un pesciolino dentro il suo mare. I pesci non si vedono dentro il blu, ma ci sono. Il nostro piccolo Blu c’era già.

Chissà perché si preferisce un colore a tutti gli altri? Forse perché bisogna scegliere anche quella cosa tra le tante: la squadra del cuore, il tipo di donna, il piatto preferito e il colore. Te lo chiedono. A non rispondere si passa per stupidi, a non scegliere si fa la figura degli apatici.

Si è costretti a scegliere, è un’obbligazione sociale, un dovere morale.

Io avevo deciso di preferire l’Inter, le bionde con gli occhi azzurri, la frittata con le cipolle e il blu. C’era una certa coerenza tra le scelte, il che non guasta. A parte la frittata con le cipolle che però mi piaceva proprio.

Poi ci si affeziona alle proprie scelte al punto che le si preferisce veramente.

Ho sempre amato il colore blu. Mi fa stare bene, in pace. È un liquido calmo, pacifico dove riposare. Blu: breve, dolce e singolare. Quest’ultimo attributo mi faceva provare tenerezza per quel colore sempre solitario. Avevo chiesto spiegazioni alla maestra che mi aveva risposto come sempre:

- È così e basta. È la regola.

La regola però valeva solo per il povero blu, mentre il rosso, il verde, il giallo e tutti gli altri avevano diritto al plurale e persino al genere maschile e femminile. Il blu no. Lui era solo e senza genere. Mi faceva tenerezza.

Mio figlio si sarebbe chiamato Blu.