— Forse le avventure appartengono solo alla fantasia — disse Rico. — Mi dispiace per te se non hai fantasia. Comunque, lo spazio è così grande che... — Ehi! — lo interruppe Larry — Cos’è quello? C’è qualcosa davanti a noi.

Lo schermo radar segnalava un’eco. In quel momento la solita voce registrata frantumò il silenzio azzurro: — Allarme… allarme… allarme...

Gli altri due uomini dell’equipaggio schizzarono dalle cuccette e si infilarono nel modulo comando aiutati dall’imponderabilità.

— Il radar segnala un’eco a 300.000 miglia — disse Rico. — Un oggetto sta intersecando la nostra rotta. No... l’eco si sta dividendo... sono più oggetti.

— Meteoriti — disse Steve a bassa voce. — Uno sciame.

Passò qualche secondo, poi Larry disse con voce che non riusciva a nascondere l’emozione: — Non sono meteoriti. Guardate cosa dicono gli strumenti, mantengono una velocità troppo bassa per essere meteoriti, poi c’è un’altra cosa... Quegli echi sono tutti perfettamente uguali.

— È vero. — confermò Rico. — Stessa forma e stessa massa.

Passarono altri secondi durante i quali gli unici a parlare furono gli strumenti.

— Non c’è dubbio — confermò infine Rico. — Si tratta di centinaia di oggetti identici tra loro. Viaggiano al di sotto della velocità cosmica e seguono una rotta inerziale.

— Mai visto meteoriti tutti uguali come gocce d’acqua — commentò Mac. — E per di più di forma perfettamente ellissoidale.

— Dalle bande di rilevamento sembrerebbero metallici. Mac! — ordinò Larry con voce totalmente diversa. — Misure di preallarme. Riduciamo la velocità e spostiamoci di un paio di gradi seguendo la loro traiettoria.

Larry era immediatamente rientrato nei panni di comandante.

L’astronave si preparò a quell’incontro così carico di mistero. Poco dopo i quattro poterono assistere alla fantomatica apparizione di centinaia di corpi ellissoidali scaturiti improvvisamente dalle profondità dello spazio. Scivolavano a poche miglia dai fianchi della nave. Tutti uguali in un’allucinante processione, provenienti da chissà dove, destinati a chissà quale meta.

— Regoliamo la nostra velocità con la loro — disse Larry. — Voglio vederli il più vicino possibile.

L’astronave seguì la retroguardia dell’incredibile corteo.

Mac sbottò: — Ma chi può averli costruiti! Quella è opera di esseri intelligenti… E quel triangolo segnato su ciascuno d’essi...

Steve intervenne: — Ho letto da qualche parte che il sistema migliore per comunicare con abitanti di altri pianeti sarebbe disegnare forme geometriche. Quello è un triangolo equilatero.

Larry tagliò corto: — Se continuiamo a discutere non combiniamo nulla. Il nostro mestiere è fare ricerche su questo settore e sembra che finalmente abbiamo trovato qualcosa su cui ricercare. Tu, Mac, vieni con me, si va fuori a prendere una boccata d’aria fresca.

— Bene.

Pochi minuti dopo Rico e Steve sentirono negli auricolari la voce Larry: — Siamo pronti.

Steve azionò l’apertura della camera di decompressione. Attraverso i monitor videro le figure dei loro due compagni allontanarsi verso gli oggetti fusiformi più vicini. I cavetti di sicurezza si srotolavano lentamente. Poi fu stabilito il contatto.

— È molto strano — disse la voce di Larry. — Sembrano di metallo levigato, senza giunture... lunghezza due metri circa... tutti uguali e tutti segnati con un triangolo equilatero. Credo non ci rimanga che una soluzione. Tenetevi forti con la camera di decompressione, cerchiamo di portarne dentro uno. Forza, Mac, spostati all’altra estremità.

Dall’interno dell’astronave Rico e Steve seguivano le manovre dei compagni, consapevoli che fra qualche istante sarebbe stato svelato uno degli innumerevoli misteri dello spazio.