L’alter-ego femminile di Monaghan è Vera Farmiga, che interpreta il capitano dell’Air Force, Colleen Goodwin, istruttrice di Colter. Fresca di una nomination agli Oscar 2010 come migliore attrice non protagonista per Tra le nuvole, è stata anche lei scelta da Duncan Jones che non ha mai avuto dubbi: “Non credo di aver pensato a nessun’altra oltre a lei. Avevo appena visto Tra le nuvole quando abbiamo iniziato a discutere del casting di questo personaggio… Ha un talento incredibile”. A colpire il regista è stata soprattutto l’intensa espressività, qualità fondamentale per la parte che ricopre nella storia, dato che la Goodwin ha il compito di comunicare con Colter Stevens solo tramite un’immagine a mezzo busto. “Una delle cose più belle del lavorare con Vera è che sul suo volto succedono talmente tante cose”, ha infatti osservato Jones. “È capace di comunicare con i movimenti e i gesti più impercettibili. Usa questa sua abilità con grande maestria in questo film. Non c’era molta flessibilità per lei perché tutte le sue scene hanno luogo in un ambiente ridotto. E il tutto era reso ancor più complicato dal fatto che il suo personaggio non si trovasse mai nella stessa stanza di Jake quando parlano. È complicato per un attore avere una conversazione con qualcuno che non è di fronte a lui”.  A Jeffrey Wright è toccata la parte del ‘cattivo’, il dott. Rutledge. Attore teatrale di talento, molto apprezzato anche nel cinema, Wright sta cercando di passare dall’altra parte della macchina da presa per vestire i panni di regista. Ha conquistato la critica con la sua interpretazione del famoso artista di graffiti, Jean Michel Basquiat, nel film del 1996 dal titolo Basquiat, che gli ha fatto ottenere la candidatura agli Independent Spirit Award; ed è diventato celebre con le sue parti in Casino Royale e Quantum of Solace, oltre alla sua interpretazione di Colin Powell in W di Oliver Stone.

In realtà la parte che gli è stata affidata è più complessa di quanto potrebbe apparire. Rutledge pensa alla carriera, certo. Ma sa che con il programma “source code” può salvare milioni di vite, soprassedendo su un unico, piccolo problema etico. Su di lui pesa quindi un continuo interrogativo che il regista racconta così:. “È una brava persona? Oppure è cattiva? Abbiamo provato a interpretarlo in modi diversi per scoprire chi sia veramente. Rutledge ha una ragione molto comprensibile per cui è ciò che è. Qualsiasi cosa faccia, non importa quanto nefanda possa apparire, c’è una giustificazione alla fine. Vuole salvare quante più vite possibili. È solo una questione di sfortuna per il povero Colter Stevens che sia lui a dover sostenere tutto il peso  di questa situazione”. Per calarsi meglio nel personaggio, Wright si è messo a studiare tutte le più recenti scoperte della meccanica quantistica, cercando di entrare nella testa degli scienziati, dando verosimiglianza non solo alla sua parte, ma all’intera storia. Dopo tutto, tiene a chiarire, le tecnologie alla base di Souce Code non sono così inverosimili: “Non sappiamo cosa stia avvenendo là fuori. È un viaggio emozionante che farà riflettere ed emozionare il pubblico”.

Source Code ha convinto in realtà prima gli stessi attori. Tutti ne sono rimasti affascinati. Secondo Jeffrey Wright, il film possiede “un tema di fondo che parla del dovere, del sacrificio, dell’onore, che il pubblico coglierà certamente”. Per Vera Farmiga, Source Code riesce a comunicare allo spettatore un modo nuovo di vedere la vita. “I buoni film possono aiutarci e ricordarci di guardare dentro di noi”, assicura. Ricorda un po’ l’inner space di Ballard. Non sarebbe male se anche la fantascienza cinematografica ripartisse da lì.