È da almeno due decenni, grazie  allo sviluppo esponenziale della tecnologia degli effetti speciali, che la Marvel si balocca con l’idea di un lungometraggio sul Dio del Tuono. Dopo la prima intenzione di Sam Raimi, datata agli inizi degli anni Novanta sull’entusiasmo dell’appena uscito Darkman e poi sfociata in uno spettacolare Spider-Man, si sono avvicendati rispettivamente un film per la televisione, anche questo mai realizzato, qualche film di animazione e finalmente il progetto travagliato destinato a portare alla regia Kenneth Branagh, famoso per la sue opere shakesperiane, su soggetto di Mark Protosevich e di quel J. Michael Straczynski che recentemente ha rilanciato il fumetto sia qui che oltreoceano. Nomi che dovrebbero essere una garanzia e che potrebbero garantire in effetti un ottimo spettacolo sia per i neofiti che per i lettori di lunga data, spesso delusi dalle trasposizioni cinematografiche dei loro beniamini. Il Thor di Branagh, da noi in uscita il 27 aprile, assomiglia molto di più al personaggio Ultimate ed all’ultima incarnazione di Straczynski che al classico personaggio Marvel dei decenni passati: presenza solida, barba lunga, senza elmo alato e costume ma con un’armatura imponente, il principe di Asgard certo non passa inosservato e riesce, almeno da quanto appare dai trailers, a focalizzare su di se l’attenzione dello spettatore, comunque rapito da una scenografia all’apparenza maestosa.

Chirs Hemsworth, attore australiano conosciuto dagli appassionati di fantascienza per aver interpretato il padre del capitano Kirk nel nuovo Star Trek di J.J. Abrams, è stato chiamato, dopo qualche ripensamento, ad interpretare un protagonista mancante del classico alter ego umano di Thor, il Dottor Donald Blake. C

ompletamente calato nella parte del dio vichingo, Hemsworth dimostra una discreta presenza scenica e soprattutto riesce ad evitare un’espressione eccessivamente granitica e spenta. Chiaramente in possesso del phisique du role, l’attore dice di essersi ispirato nella creazione del suo Thor sia ai fumetti, con preferenza rispetto a quelli in cui il Dio appare assieme ai Vendicatori (non necessariamente combattendo), sia ad un libro prestatogli da Branagh all’inizio delle riprese, il Siddhartha di Herman Hesse e cioè, secondo lui, la storia di un uomo che tenta di trovare la sua strada nella vita attraverso innumerevoli difficoltà e tentazioni. Se il Dottor Blake scompare dal film la sua infermiera (nel fumetto ormai una dottoressa talentuosa) nonché uno dei grandi amori del Dio del Tuono non solo rimane ma acquista un ruolo di primaria importanza, tanto da interessare Natalie Portman che darà vita ad una singolarissima Jane Foster. Senza senso come infermiera, vista la mancanza di qualsiasi riferimento medico, Jane Foster sarà un’astrofisica chiamata ad indagare lo strano fenomeno con cui Thor arriverà sulla Terra e le conseguenze riguardanti l’apertura di passaggio da Asgard al nostro pianeta.

Sia Hemsworth che la Portman definiscono la Foster come un’ancora per la parte “umana” del dio, come una lima che ne smusserà l’arroganza e la prepotenza per portare alla luce un eroe pronto per prendere il posto di suo padre sul trono di Asgard. Sif, moglie di Thor nella mitologia ed eterna rivale di Jane Foster nel fumetto, sarà invece interpretata dalla bellissima, ma non troppo famosa, Jaimie Alexander, la cui unica dichiarazione sul suo personaggio lo ritrae come una valente guerriera al servizio di Asgard ed in primo luogo al benessere di Thor.

Anthony Hopkins sarà invece Odino, Signore degli Dei e saggio ma focoso padre di Thor, che non esiterà (nel film e nel fumetto sembrano quasi coincidere appieno) ad esiliarlo sulla Terra per fargli comprendere il valore dell’umiltà e della temperanza. Seconda stella del cast ma con un ruolo fra il cameo ed il secondario, Hopkins, secondo Branagh, ha molto aiutato con il suo talento innato a sviluppare le relazioni fra i personaggi interpretati dai vari attori e soprattutto ad immedesimare gli attori  negli stessi.

La parte di Loki, antagonista primario di Thor, sarà invece interpretata da Tom Hiddleston, un talentuosissimo attore inglese contattato subito da Branagh per interpretare Thor ma spostato su Loki in un secondo momento proprio grazie alle sue capacità interpretative.

Diplomato alla Royal Academy of Dramatic Art e con già una discreta carriera drammatica alle spalle nonostante la giovane età, Hiddleston si è detto felice dell’opportunità di immedesimarsi in un carattere così volatile come quello del Principe delle Menzogne, quasi fosse una versione a fumetti del machiavellico Edmund nel Re Lear di Shakespeare. Messo a dieta stretta per ottenere l’aria predace ed affamata tipica del personaggio secondo Branagh, Hiddleston dichiara di essersi ispirato, su consiglio del regista, oltre ai classici già menzionati ad alcune interpretazioni di Peter O’Toole (Il Leone d’inverno e Lawrence d’Arabia) in cui il bravissimo attore inglese riesce a render conto di personaggi danneggiati interiormente, tanto divertenti quanto mortalmente seri ideali quindi per la rappresentazione di Loki.

Non mancheranno nel film né i Tre Guerrieri (compagni di Thor in moltissime avventure fumettistiche) né il custode del Ponte dell’Arcobaleno e fratello di Sif, l’onniveggente Heimdall, portato sullo schermo dall’attore Idris Elba. Ultimo personaggio, decisamente fondamentale ma senza nessun interprete umano sarà infine la famosa armatura del Distruttore, creata nel fumetto per contenere tutte le anime degli asgardiani e per distruggere i Celestiali. Nel film sarà affrontata proprio sulla nostra Terra da Thor che per l’occasione sfoggerà un brutale stile di combattimento sviluppato per rendere visivamente la ferocia e l’impatto di un dio guerriero furioso e da millenni versato nell’arte della battaglia.