Il mondo di Zeta, del collettivo Shingo Tamai è una fan-fiction. Ossia un romanzo ambientato in un universo narrativo già esistente, quello di una serie televisiva o libraria o cinematografica, scritto dagli appassionati di quell'universo.

Nelle fan-fiction i personaggi interpretano vicende che non sono mai inserite nell'universo ufficiale. La rete è piena di siti dove i fan si dilettano in questa forma narrativa. I vari fan club organizzano anche concorsi e raccolte di questo materiale.

Un'altra passione che vede i suoi attivisti trasformarsi in scrittori è quella per i giochi di ruolo. 

Sono tantissimi gli esempi di campagne di gioco che appassionano talmente tanto i giocatori da fargli venire la voglia di trascriverla in forma romanzata.

Anche in questo caso la rete è piena di forum in materia, con la trascrizione delle campagne dei giochi più disparati.

Dall'unione di queste due passioni orgogliosamente nerd, nasce il romanzo, ispirato all'universo robotico del mangaka Go Nagai, ideatore di Mazinga Z, Il Grande Mazinga e Goldrake tra i tanti.

La trama racconta alcuni episodi inseriti in varie epoche temporali, dagli albori dell'era robotica fino all'epilogo del conflitto tra Mazinga Z e il suo nemico, il Dottor Inferno. Epilogo che diventerà, come molti appassionati sanno, il prologo del conflitto tra il Grande Mazinga e Mikenes. Sullo sfondo il giovane Daisuke comincia a prendere consapevolezza di un destino che lo attende, dal nome Grendizer....

Non è mio compito tracciare qui la vasta cronologia dell'universo di Go Nagai, che si articola su diverse saghe tra loro collegate.

Una scelta che tradisce la passione del fan è quella di usare per la nomenclatura i nomi giapponesi dei robot e dei personaggi: se vi ricordavate di Rio Kabuto e di Actarus scordateveli, nel romanzo troverete Koji Kabuto e Daisuke. Idem per i vari scienziati e personaggi di contorno, nonché per i robot, chiamati Mazinger, Greit Mazinger, Grendizer e Aphrodai A. 

E' una scelta che tenta di portare nel nuovo millennio la saga di Go Nagai, introducendo un elemento che era però assente o quasi in origine: il realismo.

Nei manga e nei cartoni assistevamo a fenomeni fisici non spiegati:  il fatto che i giganteschi robot potessero anche solo muoversi e avessero munizioni infinite; la città di Tokyo che veniva rasa al suolo decine di volte e tornava integra nell'episodio successivo; la mancanza di polvere, di sangue.

L'inserimento di tali elementi di realismo sicuramente vuole dare spessore alla narrazione e la eleva a un livello superiore rispetto alla fan fiction fotocopia. Ma il lettore abituato a una certa visione dell'universo robotico è avvisato. Se ricordate i cartoni animati metteteli un attimo da parte, in questo romanzo siamo molto più vicini alle crude atmosfere dei manga.

Altro elemento di diversità dal canone è l'inserimento del punto di vista della "gente comune".  Come si vive in una città che è l'arena di uno scontro tra titani? La stessa domanda che qualche anno fa si erano posti nell'universo Marvel Kurt Busiek e Alex Ross nella miniserie Marvels.

E la risposta è, mutatis mutandis e fatte le dovute proporzioni, espressa in termini molto simili, sia per le riflessioni dell'uomo della strada sugli eventi, sia per l'introduzione di quegli elementi di realismo di cui ho parlato, che fanno il paio con lo stile iperrealistico dei disegni di Ross, con testi che sembrano farci vedere e sentire servomeccanismi in movimento, ugelli di scarico, giunture e lacerazioni, polvere e sangue.

Forse però l'apprendere che anche per riparare Mazinga ci sono problemi di bilancio e capire finalmente perché i cattivi mandavano solo un mostro alla volta contro il nostro eroe, ci fa correre il rischio di spoetizzare un po' l'aura mitologica con la quale ricordiamo quei cartoni animati, perché è inutile nasconderselo, è quello il riferimento più popolare.

La struttura narrativa presenta in generale diverse ingenuità, forme stilistiche che potevano essere limate, espedienti narrativi non particolarmente originali. Ma è probabile che lo scopo degli scrittori del collettivo Shingo Tamai (personaggio dell'anime calcistico Arrivano i Superboys) non fosse l'originalità a ogni costo, né la pretesa di realizzare altro che un sano divertimento nello scrivere dell'oggetto delle loro passioni. L'obiettivo in questo caso può dirsi raggiunto, gli altri iper-appassionati potrebbero tranquillamente trovare lo stesso divertimento nel leggere. Non so dire, con franchezza, se questo può valere per i lettori occasionali, che corrono il rischio di perdersi tra riferimenti e citazioni.