Jimmy come imbambolato divenne creta nelle sue mani, si lasciò trascinare attraverso i corridoi bui e su per le scale dai gradini bassi, fino ad arrivare al dormitorio delle bambine all’ultimo piano. - Andiamo. - Lo incitò. - Io...

Il letto era abbastanza grande per ospitare i due corpicini smagriti e stanchi, si sistemarono sotto le coperte tenendosi per mano. Jimmy, refrattario, si teneva un poco distante cercando di non offendere l’intimità di lei. Si fissarono negli occhi e il ragazzo si tranquillizzò osservando la distensione sul viso di lei. Accennò un timido sorriso.

Rose si sentiva stranamente libera in quel momento e sperava che anche Jimmy lo fosse. - Chiudi gli occhi, e non pensare a niente.

Il buio invase la grande sala vuota piena di letti spogli, anche se era ancora presto il cielo si oscurò sotto il manto di nuvole nere che portavano la morte. Un forte vento si alzò sopra la città, una finestra lontana sbatteva e il rumore si mescolava alla furia delle raffiche. Tutti si erano rintanati nel rifugio isolato sperando di scampare alla vendetta della natura. L’aria diventava sempre più irrespirabile e la pioggia ammazzava quel po’ di verde che rimaneva, i fulmini cadendo cuocevano l’agente contaminante trasformandolo in una polvere consistente, nera, che navigava nell’aria rimanendo in sospensione per molto tempo. Questa era la causa maggiore che faceva rompere i filtri attivi dei ricoveri, si intasavano, i capillari di scambio otturati bloccavano l’osmosi che purificava l’aria cattiva. Quella volta la tempesta fu particolarmente carica di elettricità e i filtri dell’ultimo ricovero non ressero.

Rose e Jimmy furono lentamente trasportati nel mondo dei sogni, il rumore soffuso del vento e della pioggia che batteva regolare sulle finestre chiuse dondolava e allietava quel passaggio naturale. Entrambi si addormentarono felici mentre fuori impazzava la natura.

Quando aprirono gli occhi si ritrovarono in un prato naturale in lieve pendenza, seduti con il sole caldo sopra di loro rimasero fermi gustando quel repentino cambiamento. Una brezza leggera portava con sé odori lontani e rumori di vita quotidiana, tutto questo stimolava nel ragazzo sensazioni che non pensava avesse.

- Dove siamo? - Teneva ancora la sua mano. Allungò lo sguardo oltre la siepe che delimitava una stradina lì vicino scoprendo alte montagne scure in lontananza, disegnavano soffusamente la loro figura nel lucore del pomeriggio.

- Vieni, seguiamo la stradina. - Rose si allontanò a passo svelto, lasciando il ragazzo imbambolato che si ubriacava in quel mare di visioni.

Jimmy non aveva mai visto tanto verde in vita sua, accarezzava l’erba bassa con il palmo della mano, era fresca e solleticava.

- Jimmy!

Il richiamo lontano della ragazza fermò i suoi pensieri, vide che era già sulla stradina; era ferma e lo incitava a seguirlo. Ma quello era un sogno o la realtà? Ricordava che si erano addormentati nel dormitorio e a lui non era mai capitato nel sogno di ricordarsi di stare dormendo. Ma era troppo bello e quel pensiero non durò che un battito di ciglia.

Raggiunse di corsa Rose e insieme s’incamminarono verso valle seguendo il leggero pendio della collina, attraversando campi arati e boschetti di alberi alti.

Rose era felice, era possibile intuirlo anche a occhi chiusi e Jimmy ne veniva trasportato come per magia, lui non riusciva a decifrare il proprio stato ma di una cosa era sicuro, sperava fin da subito di non svegliarsi mai.

- Dove mi porti?

- Ti faccio conoscere i miei genitori, vuoi? - Rose lo chiese con un filo di timore temendo un suo rifiuto.

- Certo! Non vedo l’ora. Poi...

- Hai fame?

- Sì.

- Anch’io! Andiamo.

Uccelli in formazione passarono insolenti sopra di loro, una campana rintoccò la sua musica a richiamo di qualcosa, nuvole bianche tagliavano la volta senza rovinarne l’incanto. Era proprio un sogno dovette pensare Jimmy ma Rose sapeva che non era così, e poi chi è che sapeva veramente qual era la realtà? Molte persone vivono per un sogno ed erano disposte a tutto purché si avverasse, Rose aveva deciso di sognare di vivere e aveva portato con sé la cosa più bella che aveva. C’era riuscita, e nessuno poteva impedirle di viverlo fino in fondo.