Quando un videogame riscuote il favore di critica e pubblico, spesso saluta i fan per un'ultima volta con l'edizione celebrativa in cui vengono raccolte anche le appendici varie ed eventuali che hanno seguito la prima uscita. Nel caso di Borderlands, non si tratta solo di ricordare come il presidente di Gearbox, Randy Pitchford, avesse visto giusto sulle potenzialità commerciali di questo sparatutto fuori dai tipici schemi, ma di onorare effettivamente uno dei migliori titoli del 2009-2010. Lanciato alla fine dello scorso anno, ha saputo pian piano coinvolgere intorno alle battute di caccia sul pianeta Pandora una numerosa comunità di appassionati, insieme alla quale il videogame è cresciuto attraverso gli immancabili contenuti online. Tutte e quattro le sezioni di gioco extra rilasciate tra dicembre 2009 e settembre 2010 sono comprese nell'Edizione gioco dell'anno, che contiene un codice per scaricare gratuitamente da internet The Zombie Island of Dr. Ned, Mad Moxxi's Underdome Riot, The Secret Armory of General Knoxx e Claptrap's New Robot Revolution.
Ciascuno scenario aggiunge parecchie ore di azione alle decine della versione liscia e introduce simpatiche variazioni sul tema. Sull'isola degli orrori dello psicopatico dottor Ned ogni avversario viene reinterpretato in chiave notte dei morti viventi, così come in Claptrap si incontrano nuovi nemici e vecchie conoscenze rilette in veste robotica, mentre con le arene di Mad Moxxi protagoniste diventano le sfide per gladiatori, sul modello della modalità sopravvivenza od orda di altri videogame, e nella base del Generale Knoxx, in particolare tra le chele dell'invincibile Crawmerax, si nascondono le armi più toste di tutta Pandora, caratterizzate dal colore perlescente. Più rare anche di quelle arancione scuro. Il mondo di Borderlands è stato abilmente costruito attorno al gioco e i colori, a cominciare dalle lucine verdi che lampeggiano su casse di rifornimenti che luccicano come cestoni dono, sono la perfetta segnaletica di questo sparatutto che in realtà classico sparatutto non è.
In molti hanno provato a catturare la formula del successo di Diablo. Nonostante a prima vista sembrino due titoli distanti anni luce l'uno dell'altro, probabilmente Borderlands è oggi il videogame che, come esperienza di gioco, ci va più vicino. Dietro la visuale in prima persona e le dinamiche sparacchine, ci sono le stesse fondamenta. Gli scontri sono più dinamici, ma sottendono le medesime regole a punti di un gioco di ruolo. Ci sono quattro personaggi/classi da scegliere (grossomodo berserker-barbaro, sirena-incantatrice, cacciatore-amazzone, soldato-paladino), con il proprio percorso evolutivo e le proprie abilità da sbloccare salendo di livello. Soprattutto, però, lo shooter Gearbox riesce a far cadere in quella bramosia per il bottino che incollava al video gli avventurieri della serie Blizzard, sempre a caccia di oggetti unici lasciati a terra dai mostri sconfitti. In Borderlands essenzialmente si spara e quindi questi oggetti sono più che altro pistole, mitragliatrici e fucili generati in maniera pseudocasuale e che differiscono anche sostanzialmente per fattori come precisione, potenza, velocità di fuoco ed effetti speciali sul nemico.
Ecco il vero tesoro del gioco. Non il segreto nascosto nella grotta di un pianeta lontano, che fa da incipit alla storia, ma la continua corsa all'arma definitiva, anche dopo averne provate letteralmente centinaia se non di più. Come si dice, a volte quello che conta più che la meta è il viaggio. La trama, qui, volutamente ridotta all'osso, con curiosi incarichi che sono semplici scuse per scoprire zone nuove e sparare, altro non è che la cornice sottile al cuore carnoso del videogame, che dà il meglio giocato con gli amici (due in split-screen, fino a quattro online), con lo stesso spirito degli mmo dove l'unione fa la forza, specie contro i boss più coriacei come il Crawmerax cui accennavamo prima. Anche se, pur tenendo tutto leggero, Gearbox è comunque stata brava a creare uno sfondo originale ben riconoscibile, evidenziato da molto humor, possibilmente nero, e dal forte contrasto tra la grafica disegnata - da cartoon, con personaggi caricaturali e paesaggi evocativi - e l'estremo tasso di violenza rappresentata sullo schermo, in un sanguinolento nonsense in salsa fantascientifica alla Mad Max che dona parecchia atmosfera mentre si sorseggia un distillato purissimo del miglior gameplay. Che, nella versione espansa di Borderlands: Edizione gioco dell'anno, è un vero banchetto di nozze per ingrassare di livello in livello davanti alla tv, masticando un perlescente "role-playing shooter" più unico che raro, così diverso da ciò che di solito ci servono le software house eppure, una volta entrati nella sua indissolubile spirale, dal gusto anche così familiare.
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