John Craig Venter
John Craig Venter
Con la sua espressione da sfacciato ribaldo e il suo modo di procedere a tappe forzate, degno di un vero marine, Venter ha tutte le caratteristiche di un “predatore” della ricerca scientifica, uno di quelli che non mollano mai la presa per primi. In questo senso, rievoca la figura di tanti scienziati pionieri della fantascienza classica, personaggi che potrebbero essere descritti dalla prosa di un A. E. van Vogt. Oppure di quegli esploratori degli spazi profondi, avventurieri un po’ naif e dai metodi bruschi che hanno fatto la fortuna delle riviste pulp. Al tempo stesso le sue capacità imprenditoriali lo fanno somigliare a quei self made man di cui la storia, fantascientifica e non, a stelle e strisce è imbevuta; personaggi scaturiti dalla fantasia di un Alfred Bester, imprenditori sparvieri che dal nulla costruiscono imperi economici estesi per tutto il sistema solare. Tra etica e sfida, questi personaggi, decisi e sprezzanti, lasciano intendere che la frontiera si trova là dove la si vuol cercare. Tutto ciò mentre i religiosi stanno attenti a non perdere altri pezzi di dottrina, i politici cercano di annusare dove si sposterà il consenso, i filosofi in modo non proprio filantropico si dividono tra interviste e convegni, gli scienziati si agitano tra entusiasmo e invidie in settori in cui l’invidia è questione di principio solo fino a un certo punto. John Craig Venter, descritto come arrogante e presuntuoso, incassa le critiche, ride apertamente di chi lo esorta a non giocare con il concetto di “vita”, e intanto immagina il futuro: fabbriche di alghe nutritive sintetizzate, colture sotterranee di biocarburanti, colonie di batteri che assorbono rifiuti e producono energia termica e fertilizzanti come sottoprodotto. E ancora: sintetizzare una batteria di organismi semplici da poter combinare fra di loro, realizzare una vera e propria piattaforma biologica flessibile per la produzione di energia, materiali per l’industria, fibre tessili, nuovi medicinali. Il tutto con rapidità e a bassi costi; perché nella sua filosofia la ricerca deve essere appetibile, deve stimolare la fantasia imprenditoriale e scovarsi i finanziamenti praticamente da sola. Il nome che ha dato alla sua tecnica di sequenziamento rapido del genoma, shotgun, spiega tutto. E la vita intelligente? La possibilità di costruire esseri viventi completi, in grado magari di competere con noi in quanto a curiosità e raziocinio? Sembra di vederlo Venter, alzare le spalle e commentare: “I’m not worried yet”. È ancora presto per preoccuparsene. Ci vorranno decenni per arrivare a quel punto, se mai ci si arriverà; nel frattempo è sufficiente tenere sotto controllo le tecnologie più sofisticate. Domani ci sarà lavoro per i bioetici. Oggi invece ci sono idee da inventare, porte da spalancare. I detrattori di Venter sostengono che sia solo un abile venditore, dalle idee non particolarmente innovative. Più che Walter Bishop, il geniale scienziato del serial  Fringe, alcuni vedono in lui la sua controparte William Bell, lo scienziato imprenditore sicuro e sfrontato. Il personaggio in effetti suscita qualche sospetto. Ma, piacerà o no, sono questi personaggi ad aprire le nuove frontiere; lo hanno fatto in passato, lo faranno ancora in futuro.