L'ultima antologia di Aldani e Malaguti edita da Perseo
L'ultima antologia di Aldani e Malaguti edita da Perseo
Un dato importante perché la stessa trama del romanzo rispecchia – in parte – quello che è successo all’Aldani scrittore: lasciato il lavoro a Roma – la grande città – si è trasferito a San Cipriano Po, il suo paese natale. Ecco, sempre nell’intervista concessa a Lippi, come l’autore di Eclissi 2000 spiega la genesi del romanzo: “[…]i primi capitoli di Quando le radici li avevo già scritti a Roma nel 1966: ma allora ero troppo occupato a vivere. Alla fine, quando il libro è uscito nello Science Fiction Book Club della Tribuna (1977), rispecchiava abbastanza fedelmente quello che avevo fatto nella realtà, il trasferimento da Roma al Po. In questo paese, San Cipriano, sono successe proprio le cose di cui parlo nel romanzo”.Arno, lascia il cosiddetto mondo civile e tecnologico -  il lavoro alienante, la comoda vita, il sesso libero - per fare un viaggio alla ricerca delle sue origini, delle sue vere radici.Quando venne pubblicato, il romanzo accese un dibattito tra lettori ed adetti ai lavori sul fatto se era o non era un’opera di fantascienza. La risposta, a nostro avviso, è positiva. Quando le radici è un romanzo di fantascienza, aggiungiamo, umanista. Una science fiction che guarda all’uomo, più che alla scienza e alla tecnologia, ai sentimenti, più che all’avventura, alla vita vera, più che all’evasione pura e semplice. Il romanzo è, quindi, in parte autobiografico e questo è uno dei suoi punti di forza. Arno è un personaggio credibile perché è modellato sulla coscienza stessa di Aldani, sui suoi sentimenti e pensieri. Il suo nome, quello di un fiume, testimonia lo stretto legame che il personaggio ha con la terra in cui è nato, ma da cui è stato trascinato via da bambino. Così come è accaduto allo scrittore.Il vero motore delle storie di Aldani è, dunque, l’uomo, con i suoi vizi e virtù, con le sue miserie e vittorie, anche quando ci troviamo davanti a scenari galattici o alieni.

Prendiamo ad esempio Il “Kraken”, un racconto appartenete alla fase iniziale della carriera di Aldani, quando i suoi racconti erano fortemente influenzati dalla narrativa americana che veniva regolarmente stampata in Italia su varie riviste e collane da almeno un decennio. Pubblicato sul numero 85 della rivista Oltre il Cielo (Edizioni “esse”, 1961 Roma), diretta da Cesare Falessi, il racconto narra le vicende di un capitano d’astronave che continua ad avere continui incubi notturni in cui viene attaccato da un enorme mostro, un Kraken. Confidatosi con il medico di bordo, quest’ultimo racconta le paure del capito a tutto l’equipaggio che conosce così la grande paura dell’uomo che li comanda. Arrivati su un pianeta sconosciuto, il capitano è costretto dalle circostanze a sbarcare e ad assumersi il compito di esplorare il pianeta. Le sue più ataviche paure vengono a galla, quando a bordo di una scialuppa è costretto ad affrontare proprio il mostro che sognava. Durante lo scontro con il mostro, il capitano intuisce una suprema verità: la paura non deve impedire all’uomo di compiere le proprie azioni. Il capitano mentre combatte, pur sapendo di star per morire, con il Kraken e allo stesso tempo sente la paura scivolargli via.

La cura nella costruzione psicologia dei personaggi - principali e secondari che siano - rende plausibile e robuste le storie di Aldani. In Quando le radici, ad esempio, si veda, a tal proposito, l’episodio in cui i responsabili della fabbrica in cui lavora Arno tentano in tutti i modi di farlo desistere dal lasciare il lavoro. Poetici sono poi i personaggi di Pieve Lunga: dal vecchio Remigio (memoria storica dei luoghi e delle tradizioni) al Maresciallo, dalla Maiacà a Filomena. Discorso a parte meritano le belle descrizioni del mondo zingaro e della sue tradizioni che Aldani rappresenta, attraverso personaggi come Milenko e sua sorella Rama o il vecchio Rodolfo.